È modicana, ha una formazione umanistica e tanta passione per la cucina. Protagonista della nostra rubrica è Carla Azzarelli, cuoca itinerante per una sera, promotrice dell’evento “Oggi (ti) cucino io!” che si terrà venerdì 6 febbraio nei locali del ristorante pozzallese Ullarìi.
Il progetto di Carla è semplice e vincente: sbarcare con il suo ricettario modicano gustoso e perfezionato nel tempo, nei ristoranti del territorio per promuovere il food della tradizione. I suoi piatti sono ovviamente rivisitati con amore, dedizione e volontà e nascono dalla combinazione di prodotti sani, genuini e rigorosamente a chilometro zero
“Cucinare è il primo risultato culturale in assoluto dell’essere umano, la prima espressione della creatività, del mettere in gioco se stessi. Attraverso la manualità ritrova equilibri e con-tatti di armonie ritrovate, forse esistiti da sempre”. Il tema dell’incontro interculturale l’ha sempre affascinata e così è anche la cucina, mondo infinito dove si intrecciano ingredienti che, fondendosi tra di loro trovano un dialogo senza mai annullarsi l’uno con l’altro: un punto di arrivo che non è mai una fine, ma un circuito sempre aperto.
“Con la cucina è iniziata la cultura, per questo credo che il mio percorso, da una laurea in scienze della formazione alla passione per l’enogastronomia modicana, non sia un controsenso, quanto piuttosto il risultato di un approccio consapevole alla cucina. Per portare il meglio del territorio in tavola sono partita dallo studio dello stesso, dalle sue tradizioni, dai riti ancestrali, dai segreti svelati e tramandati di nonne e mamme. Il piatto finito è il punto di arrivo di questo lungo processo e punto di partenza di un’esperienza sensoriale senza pari. Questa è la vera rivoluzione culinaria oggi, ovvero la capacità di saper rallentare e al contempo assaporare i valori che abbiamo dentro. La felicità a volte sta proprio lì, in un boccone che parla della nostra storia”.
Carla ha pensato a una serie di specialità modicane da presentare durante le degustazioni che partiranno questo fine settimana, scacce, tomasini e tant’altro, nella ferrea e forsennata volontà di far perdurare un mondo scomparso a dispetto dello scorrere del tempo. “Per continuare a credere nell’esistenza di un territorio- conclude Carla rivisitando e facendo suo il pensiero di Muriel Barbery – abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di persone che vogliono recuperare il piacere dei sapori, di odori e profumi quasi perduti ma che grazie alla cucina si sono sedimentati nelle pietanze locali, crogioli di una memoria illusoria che vuole trasformare la sabbia in oro e il tempo in eternità”.