Il mese di gennaio è stato segnato dalla scomparsa del regista Carlo Mazzacurati. Aveva solo 57 anni. Autore veneto, simbolo della città di Padova, il suo volto non era molto conosciuto ma di lui restano le pellicole, le scene famose, il ricordo commosso degli amici, i suoi modi di raccontare la provincia e la globalizzazione ma soprattutto la sua disarmante gentilezza. Da tempo lottava contro una grave malattia, lascia il suo ultimo film, La Sedia della Felicità, in uscita nella sale ad aprile.
L’errore più grande che gli uomini commettono è quello di vivere nella convinzione che lo faranno per sempre. La fortuna più grande che gli uomini hanno è quella di vivere nella convinzione che vivranno per sempre. Non una contraddizione bensì una verità. Psicologia e teologia a parte, credo che sia questo sentimento di onnipotenza che spinge l’uomo ad andare avanti, progettare, sognare. Capita però di eccedere, di proiettarsi troppo in là, dimenticando di vivere in pienezza il presente, hic et nunc; si spreca il tempo concesso alimentando sentimenti negativi, dando adito a invidie e gelosie, covando rancori in un continuo imbastire bugie; si rincorrono fantasmi e idolatrano falsi miti. Eppure la felicità è una scelta di vita e la gentilezza forse potrebbe essere intesa, al pari delle buone maniere, come un sano modo per raggiungerla. Sentimenti positivi spesso rari di cui ci si ricorda solo quando arriva lei, beffarda e improvvisa, la Morte.
Se c’è una cosa su cui fedeli, agnostici e atei sicuramente sono d’accordo è il fatto che per amare la vita bisogna accettare la morte. Allora perché parlare del regista Mazzacurati e abbandonarsi a una riflessione su vita e morte? Per il potere delle sue parole. Definito da molti tra i registi italiani più gentili e umili, Mazzacurati si è sempre contraddistinto per l’amore che ha provato e manifestato per il suo territorio ma anche per il rispetto che ha portato verso la gente.
A un suo collaboratore una volta disse: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre”. Si tratta di un insegnamento destinato a fare storia. Tale affermazione denota una grande sensibilità rivelata nei suoi film, e si trasforma oggi in un’eredità di cui fare tesoro. Il regista con poche, semplici parole ha impartito una lezione importante: spesso dolore e sofferenza si celano dietro un sorriso accennato o un’apparenza serena. Non sai mai come sta veramente l’altro specie se ti dimentichi di domandarlo e magari ci pensi quando è troppo tardi, quando ormai sarà solo un rimpianto.
Ecco perché in un periodo storico di tristezza, crisi dei valori, instabilità socioeconomica oltre che politica, bisognerebbe prendersi del tempo per respirare, parlare, guardarsi negli occhi e mettere fine a quella subdola guerra che altro non è che “una guerra tra poveri”, una becera competizione quotidiana, uno sterile e nocivo arrivismo che si consuma nei luoghi di lavoro, nei palazzi del potere a discapito di fratelli rinnegati. In barba a una stampa che vende scandali e atrocità e a una letteratura che naufraga in generi al limite della moralità, dovremmo fare il pieno di una vitamina, la gentilezza, che è gratis ma che ripaga tanto. Mazzacurati docet.