Olocausto nel Mediterraneo

L’Italia nel primo secolo della sua storia unitaria e’ stato un paese di emigranti. Dall’Europa continentale ( Francia e Germania ) al Nord Africa, agli Stati Uniti e all’America del Sud ( Argentina, Brasile, Venezuela ) ,un popolo di contadini, operai, artigiani, ha invaso tre continenti, ha colonizzato nuove terre, nelle lontane periferie urbane ha ricostituito Littles Italy con tradizioni, dialetti, costumi delle regioni di partenza, fissando tratti identitari indelebili. Nel complesso, circa 30 milioni di italiani hanno varcato i confini nazionali per cercare lavoro e dignità all’ estero. Una mezza Italia fuori dall’ Italia geografica ( 60 milioni oggi ) che ha sofferto le tragedie infinite dell’emigrazione, del razzismo, dell’esclusione sociale, prima dell’ integrazione nelle nuove patrie d’ arrivo.

Dal 1955 al 1980 per un quarto di secolo da e-migranti ci siamo trasformati in una nazione di migranti, con flussi demografici “biblici” : 5 milioni di meridionali si sono trasferiti dal Sud al Nord e altri 5 milioni di abitanti hanno cambiato residenza dalle campagne alle città’ , modificando mestieri e modelli di vita a prezzo di enormi traumi sociali . Come ha scritto lo storico Paul Ginsborg, il miracolo economico ha prodotto la vera unificazione del Paese, nazionalizzando gli italiani attraverso una lunga e drammatica contaminazione antropologica. I siciliani hanno partecipato a questa eccezionale mobilità territoriale con milioni di emigranti nella prima fase e con oltre un milione di migranti al Nord nella seconda fase, subendo i danni dello sfruttamento, della marginalità , della xenofobia.

Ora l’Italia e’ diventata un’ area “calda” di immigrazione. Nell’ultimo ventennio quasi 5 milioni di uomini e donne dai paesi del Terzo Mondo e dell’Est europeo si sono riversati come un fiume in piena in tutte le Regioni trasformandole in società multiculturali. Le cause di questo esodo sono molteplici , dalla globalizzazione del mercato del lavoro alle guerre civili in Africa e nel Vicino Oriente, ai profughi della fallita “primavera araba”.Abbiamo accolto tutti, perchè portiamo nel DNA della nostra storia nazionale le stesse sitmmate dell’ emigrazione forzata. La Sicilia, soprattutto il Sud-Est dell’ isola , è tornata terra di frontiera , confine euromediterraneo tra sviluppo e arretratezza, tra pace e guerra, tra democrazia e barbarie. I morti di Sampieri, gli sbarchi di tanti disperati tra Pozzallo e Siracusa, le centinaia di vittime di Lampedusa, gridano giustizia, rispetto dei diritti umani violati, soldarietà internazionale.

L’ Europa non può però lasciare sola l’ Italia in questo olocausto del Mediterraneo , occorrono mezzi e risorse, bisogna dotarsi di una comune strategia, fronteggiare i nuovi pirati del mare, avviare la cooperazione transfrontaliera, realizzare un nuovo “piano Marshall” euromediterraneo. L’Unione Europea così fatta non ci piace. Rischia di essere solo una “fortezza assediata” di Banche, finanzieri, tecnocrati senz’ anima . La vera Europa sta altrove, sta nel cuore generoso dei nostri concittadini, uomini e donne, che sulla spiaggia di Sampieri hanno salvato tante vite umane, donando accoglienza e soccorso. Resistono ancora quì, nella piccola provincia di Ragusa , lo spirito europeo di Giorgio La Pira e la sua attualissima utopia di un Mare Nostrum ” lago di pace”, nel segno di un’antica e condivisa civiltà.

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