“Il ragusano è stato sempre considerato come un territorio tranquillo ma adesso sembra riscoprirsi pericoloso e temibile”.
A parlare, ad una settimana dall’omicidio del boss della ‘nrangheta, Michele Brandimarte, è il presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri.
“Innanzitutto occorre dire che su tale omicidio non deve scendere il silenzio. È importante, a prescindere dalle motivazioni che hanno portato all’omicidio, capire perché un ‘ndranghetista di peso si trovava a Vittoria ed il motivo per cui è ivi stato ucciso. Vittoria non è un territorio di ‘ndrangheta, semmai di stidda e cosa nostra. La ‘ndrangheta in Sicilia è presente solo storicamente in una parte di Messina città”.
Che poi continua nell’analisi: “Oggi non esistono più isole felici in Europa. Nella provincia di Ragusa innanzitutto la mafia è arrivata da fuori. Non vi è nata. Questo insieme ad una certa ricchezza del territorio rende tale provincia assimilabile al centro nord con la conseguente auto omertà presente nel territorio dovuta da un lato alla paura di parlarne – commenta Salvatore Calleri -, dall’altro a non voler riconoscere che la situazione è cambiata, ossia che Ragusa non è più un isola felice”.
Il Presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri, prima di concludere anticipando un “report sulla presenza mafiosa nel ragusano”, dichiara: “I motivi dell’uccisione di Brandimarte possono essere i più vari e sta alla magistratura indagare. Dai semplici futili motivi, alla faida, allo scontro tra mafie, al traffico di droga oppure il mercato ortofrutticolo per finire con il mondo dei trasporti. A mio modesto parere il boss ucciso aveva degli interessi in loco in sinergia o in contrasto con i locali”.