Un “elevato grado di probabilita’ della responsabilita’ dell’indagata per l’omicidio del figlio.
E’ quanto rileva la prima sezione penale della Cassazione, spiegando perche’, nel maggio scorso, decise di confermare la custodia cautelare in carcere per Veronica Panarello, accusata dell’omicidio del figlio Loris Andrea Stival, avvenuto nel novembre 2014.
La Suprema Corte, che rigetto’ il ricorso della difesa contro l’ordinanza del riesame che aveva negato la scarcerazione della donna, osserva che “i giudici del riesame hanno dato conto dei motivi della decisione attraverso un discorso giustificativo fondato su una coerente analisi critica degli elementi indizianti e sulla loro coordinazione in un organico quadro che appare dotata di adeguata plausibilita’ logica e giuridica nell’attribuzione a detti elementi del requisito della gravita’ nel senso della conducenza con elevato grado di probabilita’ della responsabilita’ dell’indagata per l’omicidio del figlio”.
Loris: Panarello con inquirenti in cerca dello zainetto
Veronica Panarello insieme al legale di fiducia, Francesco Villardita, e’ stata accompagnata dagli inquirenti nel posto dove avrebbe gettato lo zainetto, fino ad oggi mai ritrovato, del figlio Loris, che e’ accusata di aver ucciso. La notizia del sopralluogo fa seguito al cambiamento della sua versione, che la donna – secondo indiscrezioni – avrebbe fatto qualche giorno durante un interrogatorio fiume carcere di Agrigento.
Una “personalita’ contorta”. E’ quella che la prima sezione penale della Cassazione attribuisce a Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlioletto Loris Stival. Nella sentenza, depositata oggi, con cui la Suprema Corte spiega perche’, il 29 maggio scorso, confermo’ il carcere per la donna, i giudici di piazza Cavour scrivono che “i tratti della personalita’ contorta della Panarello, indicati dal tribunale al fine di meglio contestualizzare l’omicidio, sono stati tratti dal racconto del vissuto familiare fatto dalla stessa indagata, oltre che da circostanze riferite da testimoni quali la sorella Antonella, l’amica e vicina di casa, Claudia Giavatto, ed anche dai commenti della madre e della sorella della ricorrente captati nelle conversazioni intercettate, non soltanto, quindi, dalla testimonianza dei coniugi Dandoni”, Per questo “e’ manifestamente infondato”, secondo gli ‘alti’ giudici, il motivo di ricorso con cui la difesa richiamava le dichiarazioni “asseritamente di segno contrario di altri testimoni non allegate”.
Loris: Cassazione, madre smentita da immagini telecamere
“La ricorrente ha descritto un percorso risultato smentito dalle immagini (piu’ volte esaminate dallo stesso tribunale) che riprendono la sua autovettura ed ha omesso di riferire circostanze rilevanti nella ricostruzione dei movimenti fatti quel giorno”.
E’ quanto osserva la Prima sezione penale della Cassazione nella sentenza con cui spiega perche’, il 29 maggio scorso, decise di confermare il carcere per Veronica Panarello, accusata dell’omicidio del figlio Loris Stival.
“La ricostruzione del percorso fatto dalla Panarello la mattina in cui e’ avvenuta la morte del figlio sulla base di quanto ripreso dalle telecamere collocate in vari punti – si legge ancora nella sentenza – e’ stata oggetto da parte del tribunale di puntuale valutazione critica sulla base di tutti i rilievi difensivi a partire proprio dall’attendibilita’ degli orari indicati a ciascun sistema di videosorveglianza pubblico e privato in ordine alla quale i giudici hanno sviluppato il proprio ragionamento sulla base delle specifiche indicazioni fornite dagli investigatori che hanno ritenuto convincenti”.
In particolare, la Suprema Corte ricorda “le immagini del percorso fatto dall’indagata che smentiscono alcune indicazioni che la stessa ha fornito insistentemente senza giustificazione”.