Un Paese alla deriva, senza politica e senza futuro

Una mia bravissima allieva, Chiara Pulvirenti, che da ricercatrice precaria a 28 anni ha già pubblicato due libri e numerosi saggi storici ( tra cui una splendida biografia del patriota Nicola Fabrizi, braccio destro di Mazzini ) , ha scritto alla Presidente della Camera on. Boldrini, in visita al nostro Ateneo, una lettera coraggiosa in cui denuncia l’ indifferenza e l’abbandono in cui sono lasciati dallo Stato i giovani talenti, costretti a fuggire dall’ Italia per proseguire l’ attività scientifica. La Presidente Boldrini si è commossa ed ha pubblicato la lettera di Chiara sul suo sito istituzionale. Quella lettera ha fatto in pochi giorni il giro d’Italia, raccogliendo solidarietà . Ma tutto finisce lì. Quel documento così vero e drammatico ha il suo breve momento di celebrità , resta visibile sul sito-web della Presidente della Camera, ma poi scompare nell’ oblio, non riceve risposte positive ai problemi sollevati, scompare nel fiume torbido di un Paese che da tempo non investe più ma solo  taglia nel cuore vivo della Scuola , dell’ Università , della Formazione d’ eccellenza. Una catastrofe culturale e politica senza ritorno, la rinuncia obbligata a future classi dirigenti colte e competenti.

Seguo sulla stampa  lo scontro finale tra falchi e colombe del PDL .  Berlusconi azzera di colpo tutte le cariche e riassume in modo padronale il potere assoluto del partito. Viene da chiedersi : quale partito? Quale democrazia interna sopravvive in uno schieramento che ha ricevuto il 30% dei consensi elettorali ma che funziona come il PNF di Mussolini negli anni ’30, e nele mani di un leader condannato per evasione fiscale? Il tormentone delle prossime settimane sarà la probabile scissione dei filogovernativi guidati da Alfano , che verosimilmente si uniranno alle residue truppe dell ‘UDC  di Casini e degli ex-montiani di Scelta Civica. Nascerà un nuovo soggetto politico di Centro, una neo-DC  “balena bianca”  del XXI secolo?  Tutto e’ possibile : però la Storia non si ripete spesso,  la  DC è morta quando è morto il PCI e i cadaveri politici non resuscitano, i voti per ora li tiene Berlusconi e non Alfano. La  scissione toccherà anche il PDL della Provincia di Ragusa, ma i leaders locali sono per ora muti come i pesci. Fiutano il vento prima di sciogliere gli ormeggi e di alzare le vele. Come gli esperti  naviganti, cercano un approdo sicuro prima di salpare . Ma il tempo dei rinvii sembra scaduto : hic Rhodus, hic salta.

Si celebrano  in casa del PD le liturgie delle “primarie” per eleggere i segretari cittadini e provinciali e poi il leader nazionale. Per imbarcarsi sul carro del vincitore  Renzi c’è ressa furiosa, gli ex-bersaniani sono in prima fila. Il Sindaco di Firenze mi fa simpatia, anche se come “rottamatore” mi pare un po’ appannato. A Ragusa i renziani puntano su Mario D’Asta, giovane medico che apprezzo da quando rappresentava gli studenti in Senato Accademico. Gli faccio i migliori auguri, con un partito ridotto a brandelli ne ha davvero bisogno.  Lo spettacolo a cui stiamo assistendo in Sicilia è a dir poco desolante, sembra essere tornati ai ruggenti anni ’70,  quando i notabili della DC si contendevano il controllo del partito a suon di  pacchetti di tessere assegnate ad iscritti deceduti o immaginari.  Resto colpito non solo dalla violenza delle  faide personali e dal mancato rispetto dei regolamenti , che sta producendo annullamenti a catena dei congressi cittadini , ma soprattutto  dalla  mancanza di idee e proposte in base alle  quali selezionare i gruppi dirigenti.. Un vuoto pneumatico regna sovrano nelle assemblee congressuali, come se i programmi dei candidati  non facessero più parte dell’ agenda politica. Il preteso rinnovamento generazionale non serve a nulla se  i giovani ripescano  i vecchi arnesi della “malapolitica” e non si confrontano con i problemi dei territori. La Seconda Repubblica è  finita con le “larghe intese”, che finora hanno prodotto il mantenimento del porcellum,   più tasse ( Iva al 22%, Tari e Tasi versus Trise ), polemiche e chiacchere. E’ durata meno del ventennio fascista, un terzo appena della Prima. Gli esperti della London School of Economics  ritengono che continuando di questo passo l’ Italia come nazione sarebbe destinata a scomparire entro dieci anni . Ma noi  non ci rassegniamo. Incrociamo le dita e aspettiamo la Terza Repubblica. Con Napolitano Presidente, naturalmente.

6 COMMENTI

  1. I ragusami hanno fatto il “cappio” a D’Asta, grazie alla Renziana Venerina Padua. Che vergogna…appoggiare Calabrese è una scelta allucinante!

  2. Finalmente il Prof. Barone che conosco è tornato!
    Ottima e tristemente vera l’analisi. Ammetto che alcuni (pochi per fortuna) giovani hanno comportamenti antichi, spesso però perché mal consigliati, oserei dire quasi plagiati, da maestri che, forse, tanto buoni non sono.
    Ci vuole grande capacità e grande coraggio per creare il vero rinnovamento ma forse questo non è il tempo giusto.
    Forse oggi si preferisce un poco faticoso ed altrettanto meno duraturo make up ad una vera ricostruzione…

    • Caro Professor Uccio, tu sai bene e meglio di tutti noi che di storie come quella della Chiara Pulvirenti ce ne sono tante in questa nostra degradata Italia e mi fa un gran piacere constatare che i nostri giovani talenti sappiano, comunque, lottare e dimostrare che con le loro capacità’ prima o poi sono in grado di farcela.
      Quanto al resto delle tue considerazioni mi viene solo di dire che il PD e’ un partito nato vecchio e senza speranza e prospettiva di suo rinnovamento. I suoi dirigenti ,vecchi e nuovi,sono vecchi, interessati solo ad accaparrarsi un sia pur modesto posticino al sole ed ostili al cambiamento. Lo svolgimento dei congressi territoriali ne è’ la prova ! Non si è’ discusso di politica, dei problemi della gente asfissiata dalla grave crisi economica, ma solo di segreterie e di formazione dei coordinamenti perché’ tutti aspirano a diventare segretari di circoli o membri dei coordinamenti per fare del partito un partito di generali senza soldati. Speravo che in presenza di diverse tesi congressuali si svolgesse in tutti i territori una discussione politica seria per il fine di una scelta quanto più meditata sia della migliore tesi e sia del migliore gruppo dirigente per un Partito nuovo cui guardare con speranza. Una grande delusione per tanti. Ovviamente, non per me che sono ormai vecchio, navigato e peraltro disinteressato alle sorti di un partito del quale non ho voluto esser parte.

  3. Detto tra noi, senza alzare polverose concioni, ha toppato Professore nonchè preside: non sono gli esperti della LONDON SCHOOL OF ECONOMY a fare la previsione dei ” 10 anni e l’Italia sparirà” ma un laureato in Giurisprudenza, tal ROBERTO ORSI che si è specializzato alla LSE ed attualmente vive e lavora a Tokio. Non entro nel merito delle conclusioni di Orsi, ma la invito a maggiore prudenza ed al rispetto delle analisi delle fonti. L’autore è Roberto Orsi, Project Assistant Professor all’Università di Tokyo: alla Lse ha conseguito un Phd in International Relations, e adesso sta partecipando a un progetto per il monitoraggio della crisi dell’euro sui media, del quale fa parte questo blog, “Euro crisis in the press”. L’articolo è stato ripreso in Italia da una serie di blog e di giornali Internet, e ha scatenato un consistente dibattito in Rete. Molti i commenti anche nell’ambito del blog, una singolare discussione in inglese esclusivamente tra italiani, dalla quale emergono tre punti di vista: un primo gruppo dà ragione incondizionatamente a Orsi, sostenendo che l’Italia sta crollando senza possibilità di ritorno, un secondo gli dà addosso sostenendo che il ricercatore si comporta da italiano che vive all’estero e da lì fa a pezzi il suo Paese; un terzo rileva che le fonti di Orsi sono inconsistenti, meri articoli di giornali, che razza di dati possono essere quelli ripresi dalla stampa, peraltro neanche rielaborati in modo convincente. C’è anche chi fa notare come Orsi sia un laureato in giurisprudenza, non un economista, e non abbia quindi legittimazione a discutere del declino economico del Paese.

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