Da diversi anni oramai le consolidate tecnologie di produzione di energia elettrica da fotovoltaico hanno preso piede nel nostro paese. Nel meridione d’Italia ed in Sicilia il beneficio da irradiazione solare è poi decisamente maggiore delle regioni del nord d’Italia, ove paradossalmente questo tipo di tecnologia ha avuto una maggiore diffusione.
Ma quali benefici potenziali potremmo trarre dall’istallazione di pannelli fotovoltaici nelle nostre abitazioni?
Vi sono alternativamente due tipi di benefici sfruttabili. Il primo è quello di natura fiscale ed il secondo, in parte alternativo al primo, è quello del cosiddetto “scambio sul posto” e delle tariffe incentivanti. Vediamo di inquadrare rapidamente le due strade percorribili e di verificarne la convenienza semplificando il più possibile l’astrusa normativa tecnica e fiscale che li riguarda.
Installazione di pannelli fotovoltaici presso la propria abitazione ed utilizzo contestuale della detrazione fiscale irpef del 50%.
I soggetti persone fisiche che detengo l’immobile, siano essi il proprietario o il nudo proprietario, il titolare di un diritto reale di godimento (usufrutto, uso, abitazione o superficie), l’inquilino o il comodatario, possono sfruttare la detrazione irpef del 50% da ripartirsi in 10 anni.
Immaginando di installare un impianto presso la propria abitazione per un importo di 8.000,00 euro, il beneficio fiscale conseguito e ripartito in 10 anni sarebbe di 400,00 euro l’anno, sotto forma di detrazione irpef (avendo ovviamente capienza in rapporto al proprio imponibile fiscale). Ma principalmente si riuscirebbe a non sopportare più il costo della bolletta energetica, diventando sostanzialmente autosufficienti nella produzione di energia elettrica per la propria abitazione. Si aggiunga che l’acquisto e l’installazione di tali impianti godono di una aliquota IVA del 10%.
L’Agenzia delle Entrate recentemente (Circ. 36/E/2013) ha affermato che nel caso in cui l’installazione dell’impianto fotovoltaico, considerato il costo dello stesso, faccia aumentare il valore della rendita catastale dell’immobile di una percentuale uguale o superiore al 15%, si debba provedere ad un aumento della stessa rendita tenendo conto della miglioria apportata all’immobile. In questo caso la variazione del valore andrebbe calcolata sulla base di una prassi estimativa adottata dall’Agenzia del Territorio negli anni scorsi. Ma ad ogni modo questa eventualità è decisamente remota e riguarda impianti molto costosi ed impattanti, nulla da temere in tal senso nell’acquisto di un impianto fra quelli più diffusi nel mercato.
Installazione di pannelli fotovoltaici presso la propria abitazione ed utilizzo contestuale delle tariffe incentivanti e del meccanismo di “scambio sul posto” tramite il Gestore Servizi Elettrici (GSE).
L’investimento iniziale operato in questo caso si recupera nel tempo attraverso la produzione di energia che viene remunerata tramite il pagamento di importi pari, per una parte, alla tariffa incentivante del GSE. Tale remunerazione varia in base alla potenza dell’impianto. La tariffa incentivante viene riconosciuta per 20 anni a decorrere dalla data di entrata in esercizio dell’impianto e rimane costante per tutto il periodo, senza riconoscere alcuna variazione né aggiornamento ai fini ISTAT. Tale tariffa incentivante erogata è quella che potremmo definire per semplicità come tariffa base e opera come un contributo a fondo perduto senza essere tassata sotto alcuna forma.
Per i piccoli impianti domestici fino a 3 kW che risultano integrati architettonicamente, il GSE, la società nazionale che gestisce parte importante delle infrastrutture energetiche del nostro paese, corrisponde le tariffe più ricche.
Laddove si decida invece di cedere alla rete elettrica il surplus energetico che eventualmente si genera tramite il proprio impianto percependo una remunerazione, si potrà attivare l’opzione di “scambio sul posto”. Tale opzione è sottoscrivibile dal Titolare dell’impianto attraverso il portale del GSE presentando apposita richiesta entro 60 gg dall’entrata in esercizio dell’impianto stesso. In questo caso il privato cittadino percepirà un altra porzione di rimborso che però verrà tassato con l’irpef ordinaria.
Fra le due strade più sopra descritte si può operare una via di mezzo optando per il beneficio fiscale del 50% (questo è alternativo alla tariffa incentivante, o l’uno o l’altra) da utilizzare insieme al meccanismo di scambio sul posto, che per impianti sino a 20kw per uso domestico può rendere qualcosa in più.
Secondo uno studio dell’ Ater (Associazione Tecnici Energie Rinnovabili) per i piccoli impianti da 3 kW, la remunerazione della tariffa incentivante sarebbe la più conveniente anche se non in maniera significativa, mentre per gli impianti un po’ più grandi, sino a 20 kW, risulterebbe più fruttuoso rinunciare agli incentivi della tariffa incentivante per optare per la detrazione fiscale del 50% integrandola con la tariffa da scambio sul posto.
Va da se che in forza di quanto più sopra esposto in relazione ad impianti di piccolo formato per uso domestico, solo il mero beneficio della detrazione fiscale rappresenta una ghiotta opportunità per effettuare un intervento di questo tipo in casa propria.
Filippo Botindari
(Dottore Commercialista in Palermo)
info@studiobotindari.it