Quando venne eletto Papa Francesco anche una laica come me ha avuto un sussulto di gioia. Nel corso della mia vita ho avuto un grande privilegio, conoscere bene alcuni frati gesuiti, devo dire che hanno segnato la vita mia e della mia famiglia. Sono diversi credo siano l essenza della parola dei vangeli. Ho attentamente seguito il percorso di Papa Francesco, aspettando che la sua severita’ e la sua diversita’ passasse attraverso alcuni fondamentali temi che coinvolgono la nostra societa’ e da buon gesuita non ha mancato di segnare un momento della storia del nostro paese.
Nell’incontro con don Luigi Ciotti e i parenti delle vittime di mafia, ha definitivamente sfatato il luogo comune che ha attraversato per decenni la nostra societa’ “i mafiosi devoti”, Papa Francesco li ha definitivamente messi in un angolo, con la sua frase “andrete all’inferno”. E se ieri cintavamo quelle persone di chiesa schierati contro la mafia oggi a Papa Francesco ci permette di individuare e additare quegli uomini di Chiesa che non si schiereranno contro la mafia. Sono lontani i tempi in cui a capo d’Orlando quando nacque la prima associazione antiracket, don tonino ospitando i commercianti nel chiuso di una sacrestia furtivamente.
Papa Francesco non ha solo isolato i mafiosi ma ha premiato chi in questi anni ha combattuto e sfidato la mafia, non facendoli piu’ sentire soli. L’abbraccio con don Luigi Ciotti, prete da sempre isolato dalla chiesa, e’ sicuramente il segnale forte che Papa Francesco ha voluto lanciare senza nessun equivoco.
(Nanna Matta)