Gli ex ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu non avrebbero lasciato sfuggire alla cattura Bernardo Provenzano nell’ottobre del 1995 in virtù della trattativa Stato-mafia. Li definisce “scandalosamente inerti” il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, che ha concluso così la prima parte della requisitoria al processo contro il generale Mori e il colonnello Obinu, imputati di favoreggiamento aggravato dell’agevolazione di Cosa nostra. Nei confronti dei due imputati, Scarpinato ha rinunciato a una delle aggravanti contestate dai Pm di primo grado: quella di avere agito per commettere un reato diverso e cioè per avere ordito la complessa trama della trattativa Stato-mafia. Scarpinato ha chiesto la condanna a quattro anni e mezzo per il generale Mori e la condanna a tre anni e mezzo per il colonnello Obinu. Chiesta anche la pena accessoria all’interdizione a pubblico ufficio di cinque anni. L’udienza è stata rinviata all’8 febbraio per la difesa.
Il processo, che si svolge davanti al collegio presieduto da Salvatore Di Vitale, prende in considerazione la mancata cattura di Bernardo Provenzano, possibile, secondo l’accusa già il 31 ottobre 1995, quando il boss corleonese avrebbe partecipato a un summit di mafia a Mezzojuso (Palermo). La ricostruzione della Procura, oggi confermata anche dalla procura generale, nel dibattimento in cui Mori e Obinu sono stati assolti in tribunale, vede i due ufficiali dei carabinieri responsabili di non aver voluto effettuare un blitz sebbene preavvertiti della presenza di Provenzano a Mezzojuso e successivamente di non aver voluto approfondire le indagini su coloro che erano stati notati quel giorno di ottobre di 21 anni fa assieme a Provenzano.
Secondo i pm di primo grado, Antonio Ingroia e Nino Di Matteo, Provenzano sarebbe stato lasciato libero in virtù di un patto risalente a due anni prima, quando lo stesso boss avrebbe agevolato la cattura di Totò Riina, nell’ambito del complesso meccanismo della trattativa, diretto a far sì che la mafia rinunciasse all’attacco violento con le bombe a uomini dello Stato, già colpiti con le stragi di capaci e via d’Amelio.
La Procura generale invece rinuncia completamente a questa prospettiva, sostenendo che non è chiaro né conta il motivo per cui Mori e Obinu sarebbero stati “scandalosamente inerti”, come ha detto oggi Scarpinato, riferendosi al “mancato compimento di qualsiasi attività diretta ad approfondire le investigazioni del colonnello Michele Riccio, in forza al Ros, grazie al confidente Luigi Ilardo, che gli avrebbe dato tutte le indicazioni necessarie per individuare ae catturare Provenzano ben 11 anni prima avvenuto nel 2006. Per effetto della rinuncia a questa e a un’altra aggravante, la Procura generale nel pomeriggo di oggi chiederà una condanna che sarà inferiore ai 9 anni proposti in primo grado dalla Procura.