Progetto Vita Indipendente: “Il diritto alla vita…prima di tutto”

Ancora tanta indifferenza. Come se il problema non ci riguardasse, si va avanti con gli occhi glaciali dell’indifferenza. Cos’è davvero scomodo per i politici, per le istituzioni? Voltare pagina e posticipare il problema, tanto non ci tange minimamente.  Con che occhi siete in grado di guardare i vostri figli e pensare, e “se fosse capitato a loro, come avrei reagito da padre? Come mi sarei  rassegnato davanti alla crudeltà del menefreghismo,” quello che non ti lascia scampo, quello che ti guarda con ipocrisia e va avanti per la propria strada?

Il servizio SAD acronimo di Servizio Assistenza Domiciliare  è erogato da cooperative pagate dai comuni. Un servizio in cui il diversamente abile è utente. Ma siamo ancora lontano anni luce dal considerare il progetto  Vita Indipendente l’unico che dia la possibilità a queste persone di continuare a vivere dignitosamente nell’ottica dei diritti umani.

Quasi tutti i comuni italiani mettono a disposizione questo servizio malgrado le differenze tra gli enti, per non parlare di quelli che ne sono sprovvisti e addirittura nemmeno si preoccupano di istituirli.

E’ una lotta contro l’esclusione sociale come elemento determinante per lo sviluppo del Paese e per la qualità della vita di tutti. Parliamo di persone non autosufficienti che, nonostante la loro fragilità, garantiscono sicuramente una risorsa e che, molto spesso vengono ridotte in condizioni di estrema marginalità.

Si parla di relazioni istituzionali destinate a tentare di dare risposte ai servizi sociali ma in effetti è solo un vago tentativo, qualcosa di utopico, di illusorio ed ipocritamente accantonato.  Come è stato accantonato l’articolo 19 della Convenzione ONU sulla Vita Indipendente ed inclusione nella società.  Un articolo che dà possibilità alle persone con disabilità di “scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e soprattutto che abbiano accesso ad una serie di servizi per l’autonomia a domicilio e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e impedire che  siano isolate o vittime di segregazione”.

Puntiamo l’attenzione sull’assenza di inclusione sociale e sul fatto che non si faccia nulla per migliorare la qualità della vita di una persona disabile privata persino dell’assistenza domiciliare destinata a poche ore per  “l’elevato costo orario” per i comuni, impedendole, in questo modo, di andare a prendere un caffè, di fare vita sociale.

Nessuno prevede la predisposizione di progetti assistenziali individualizzati atti a studiare caso per caso le patologie della rete domiciliare assieme ai servizi sanitari e sociosanitari territoriali in grado di offrire risposte concrete. Nessuno si preoccupa di fornire un servizio per  il mantenimento dei livelli di autonomia, indipendenza e di qualità di vita attraverso percorsi di cura e progetti personalizzati terapeutico-riabilitativi. Solo parole sulla carta nei Piani Regionali ma di concreto cosa c’è?

E’ inaccettabile che in Italia si continui a far quadrare i conti mettendo al centro gli interessi delle cooperative incaricate nella gestione di un servizio e calpestare la vita, gli affetti di una persona disabile. Sicuramente perché non si riesce a far decollare il progetto Vita Indipendente, un movimento internazionale di persone con gravi disabilità che mira alla propria autodeterminazione. Vita Indipendente vuol dire vivere come chiunque altro, anche se non è facile. Anche se non è facile deve diventare una legge per dare dignità alle persone con disabilità; per inserire le disabilità di tipo psichico che non prevedono piena esigibilità dei diritti; per dare libertà alle famiglie delle persone disabili; affinché diventi un diritto oggettivo.

E’ il diritto alla vita che viene prima della salute, dell’istruzione… prima di tutto!

 

 

 

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Originaria di Ragusa ma residente in Vittoria dove ha conseguito la maturità liceale e l’anno successivo quella magistrale per ottenere l’abilitazione all’insegnamento (1999-2000). Laureatasi in lingue e letterature straniere insegna negli istituti superiori privati. Tutor universitario ha collaborato per sei anni con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ha realizzato con il FEI una guida multilingua sui diritti e doveri degli immigrati e lavorato come socia e mediatrice linguistico-culturale per minori immigrati non accompagnati presso la cooperativa sociale Alfa di Vittoria. Traduce testi letterari in lingua inglese e spagnola e collabora con Mister Go e Accademia Britannica come organizzatrice vacanze-studio all’estero. Quando può mette qualcosa in valigia e viaggia moltissimo. Le sue mete? Spagna, Turchia, Marocco…

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