Quando le mamme crescono si chiedono il perché si trovano in mezzo ai deliri collettivi, dentro un centro commerciale.
Nella loro mente si comincia a chiarire l’idea che forze superiori tirano le fila dell’esistenza dei loro figli. Forze superiori, che si servono di innocenti trasmissioni televisive, che incitano alla selezione tra chi è più bravo a cantare, a ballare, a far ridere, a far piangere.
I figli di questa nazione, sono chiamati non a riflettere sulla pace e la guerra, l’inquinamento, l’innalzamento del livello dell’acqua. Educare a questo significa creare menti pensanti. E in questo paese non si vogliono menti pensanti ! Sarebbe un suicidio per chi è al potere. I figli di questa nazione incollati alla tv devono scegliere chi “produce emozione”. Saranno poi gli occulti maestri del marketing a trasformare la “produzione di emozioni” in “produzione di denaro”.
Quando il vincitore del concorso in tv arriva nel centro commerciale della tua città, le mamme che crescono sanno che è inutile spiegare questo concetto a parole ai loro figli. Sanno già che non hanno altra scelta che prenderli per mano, chiusi dentro un corpo in evoluzione, con pensieri che si affacciano a una realtà distorta da una televisione diseducativa. Alle madri tocca il compito di essere presenti non solo fisicamente, ma soprattutto criticamente accanto ai loro figli , che muoiono dalla voglia di baciare il loro idolo, abbracciarlo, catturarne una foto come eterna memoria di un attimo sacro e irripetibile.
Le mamme che crescono insegnano ai loro figli ad osservare ciò che va oltre, aiutano a vedere occhi troppo ingenui di figli con corpi ancora acerbi. Attese interminabili fuori dalla porta dei centri commerciali, cullano pesantemente il sogno – desiderio di vedere da vicino qualcuno che la televisione ha esaltato rendendolo un mito, dando dei tratti quasi umani al personaggio normale diventato pubblico. Ed è la normalità, che diventa popolarità, la chiave per attrarre folle inermi di giovani vite. Ai genitori non resta che immolare la loro domenica all’altare di un consumismo, che tradirà ovviamente, ogni aspettativa di felicità. Finalmente le porte si aprono e il corpo della madre e del padre ( riuscito a staccarsi dal divano l’unico giorno in cui chiedeva riposo) diventano immediatamente scudi di protezione dei loro figli e dei loro sogni.
Il delirio umano è nel pieno del suo svolgimento: un torrente in piena di persone si accalca attorno a un palco su cui l’idolo spartirà autografi e baci , prima di buona lena e con il sorriso sulla bocca e poi, sempre più velocemente perché il tempo è denaro. Gli agenti di sicurezza non avranno più voce, né gambe, né braccia, né voglia di vivere alla fine della giornata e si chiederanno il perché della loro scelta lavorativa. Gli organizzatori si accorgeranno troppo tardi, che la tv fa troppi danni per contenerli in centro commerciale e inciteranno alla calma, lanciando bottigliette d’acqua tra il pubblico stremato. I padri trasformeranno le loro spalle in comode sedie per evitare che i figli che ancora vanno all’elementare, o peggio all’asilo, siano vittime del soffocamento e schiacciamento tra la folla. Le madri cercheranno nella borsa caramelle per evitare abbassamenti di pressione per il gran caldo. In tutto questo, le madri e i padri che crescono, domanderanno ai loro figli se sono felici, e accetteranno in silenzio e rassegnate il loro si. Spintonati, sudati, portati in barella perché svenuti, i giovani telespettatori diventati corpi reali vedono compiuto il loro sogno in un autografo veloce e una foto sorridente. Ed è allora che le mamme che diventano grandi sono presenti: con il loro corpo colmano il vuoto di un’illusione di massa di cui resta un cd con una firma sopra. E a nulla varranno i ripetuti tentativi di entrare e forzare la sicurezza perché un abbraccio solo del proprio idolo non basta. Il vuoto rimane.
Forse perché ci sono genitori che insegnano ai loro figli che avere successo nella vita significa avere soldi, lusso e inni tutti per sé. Il vuoto resta magari perché non è mai stato colmato da uno sguardo reale che dai genitori si posa sui figli, perché è più facile crearsi delle aspettative ,che valorizzare ciò che già c’è in un figlio. Forse il vuoto rimane perché i corpi dei genitori e dei figli non si incontrano dopo l’infanzia, perché le madri e i padri dicono “sei troppo grande per piangere”, “sei troppo grande per essere preso sulle ginocchia”, “sei troppo grande per avere nostalgia di un bacio e di una carezza”. Meglio regalare cellulari che abbracci, videogiochi invece di tempo per passeggiare insieme, scarpe firmate ( per non farli sentire diversi o peggio ancora poveri), motorini come quello che hanno tutti, invece di parlare insieme in macchina riuscendo a non litigare almeno una volta su sei. Alla fine della serata, quando le mamme crescono, hanno vinto sulle forze occulte e sul Dio Denaro e canticchiano le canzoni insieme ai figli, che finalmente hanno capito che la televisione è finta; che l’idolo non ce la fa più a firmare cd , ma per contratto deve farlo; che l’idolo è costretto a consumare le sue guance su quelle di gente che non conosce e non conoscerà mai, è costretto a sprecare i suoi sorrisi per foto scattate una dietro l’altra come prodotti che passano sul nastro trasportatore dei supermercati.
Bloccati nel traffico di ritorno, le madri, i padri e i figli che crescono ripensano agli idoli , che adesso per la verità, fanno un po’ pena, intrappolati in una gabbia dorata, usati come macchine per fare soldi, sballottati di qua e di là a dare baci e abbracci e sorrisi stanchi. Una cosa è sicura: le mamme che crescono hanno insegnato alle loro creature, anche questa volta, che il vero successo è essere felici dentro. Niente di più.