Quando le mamme crescono … credono che le cose accadano semplicemente perché si desiderano insieme a molte altre persone. Forse, l’unione di molti crea un senso in questa frammentazione ?
E’ come se un puzzle sparso dentro le case, oltre le strade, fuori dai confini si lega impercettibilmente e diventa immagine nitida di un abbozzo, di un’idea dell’idea. Non c’è più confine tra il desiderio, il sogno, l’aspettativa e la realtà. Dal fare insieme nasce la condivisione dell’aspettativa. Del sogno. Del desiderio. Della realtà. Ma ,per fare insieme, occorre aprire la porta e attraversare la soglia di se stessi.
E quando le mamme crescono lo fanno, non senza paura, non senza accorgimenti, benché sanno già che molte cose impreviste le attendono. E questo non vale solo per le mamme, ma per tutti. Ad ogni modo , per fare insieme prima di tutto occorre capire cosa vuoi fare tu della tua vita. Perché non ci può essere un fuori se prima non c’è un dentro , così come non ci può essere un ponte se prima non ci sono i pilastri a sorreggerlo. L’indifferenza e la paura sembrano così forti … poi quando ci si unisce agli altri si scopre che non è così: siamo in tanti a sognare la pace, siamo in tanti a non volere vedere i bambini che piangono perché sono orfani di guerra, a non volere vedere i genitori a terra ,perché non hanno la forza di reggersi in piedi per il dolore di non avere più i figli. Siamo in tanti a cercare di tapparci le orecchie e gli occhi perchè è troppo difficile sentire la sofferenza ed essere incapaci di alleviarla. Forse è arrivato il momento di condividere queste paure delle guerre di cui sentiamo gli echi, forse è arrivato il momento di guardare negli occhi le persone che arrivano vive alle nostre spiagge dopo avere attraversato il mare. Forse è arrivato il momento di parlare delle cose che succedono, perché il silenzio non può fare altro che moltiplicare le macerie e le disperazioni.
E allora mamme e non, diciamolo che non vogliamo il Muos su questa isola, che non crediamo ai politici che telefonano ai capi di stato dei paesi stranieri per le condoglianze; diciamolo ai nostri politici che non vogliamo armi di ultima generazione e guerrieri addestrati alla morte. Diciamolo insieme che ormai non crediamo alle bugie di chi da un lato vende armi e dall’altro dà aiuti umanitari, non crediamo più a chi da un lato inquina e dall’altro finanzia opere di bonifica e pulizia. Noi vogliamo le scuole per i bambini, gli alberi per baciarci sotto le persone che amiamo, il mare pulito in cui giocare con i pesci, vogliamo le biblioteche per crescere, le chiese di tutte le religioni, le case con le finestre aperte per farci entrare il sole. Possiamo dirlo insieme, ed è dell’insieme che chi è al governo ha un paura folle. E’ questo che volevano dire le persone che, insieme, si sono unite un sabato sera d’estate , sul lungomare della propria città. E ‘ arrivato perfino un angelo di nome Elisabeth Yochim da Los Angeles, così… inaspettatamente: dopo avere capito cosa stava succedendo ha detto “ io voglio esserci”.
Con le sue ali bianchissime, vestita di bianco, con una gabbia senza porticina, con dentro messaggi di amore e di libertà, ha cercato l’impulso d’amore nelle persone presenti. Facendo silenzio dentro di lei è arrivato qualcosa anche agli altri. Ciascuno ha preso il suo messaggio e sopra ha letto una scelta che qualcosa di misterioso ci chiama a fare. Performer, danzatrice, esperta d’arte anche contemporanea, ha portato i suoi messaggi sulle piazze del mondo, davanti ai musei o sulle scalinate delle cattedrali di molte città. Ha sentito il richiamo di persone che il giorno prima neanche si parlavano o si conoscevano, delle altre che si conoscevano appena o delle altre ancora di cui mai sapremo il nome: moltitudini che hanno scritto messaggi di pace, insieme hanno danzato, insieme hanno sorriso o si sono rattristati. Insieme hanno preparato delle torte, giocato con i bambini, creato musica, raccontato fiabe. Perché la pace è di tutti e i bambini pure ! …sul mio biglietto preso dalla gabbia senza porta…”vuoi volare con me” ?