“Ogni mattina alzandomi, prima ancora di aprire gli occhi, correvo in garage e dopo aver fatto il giro della macchina pregavo Dio di non aver travolto nessuno …di sicuro non me ne sarei ricordato…” queste le parole di A.A. Alcolista Anonimo la prima volta che ho assistito ad una sua testimonianza.
Le sue parole le ho impresse nell’anima, perché mi hanno travolto lasciandomi ammutolita su una sedia a immaginare l’angoscia e la fatalità a cui i protagonisti delle sue storie potevano essere sottoposti…e sono queste le prime parole a cui ho pensato quando qualche mese fa, immaginando una campagna di sensibilizzazione sull’alcol, cercavo di costruirne i contenuti.
Il consumo di alcol è un fenomeno mutato nel tempo, specialmente nell’ultimo decennio . In epoca recente l’uso di alcol durante i pasti (specialmente il vino che rientrava nella cultura e nelle abitudini alimentari italiane) è stato progressivamente sostituito dall’assunzione di alcol in maniera occasionale e fuori dai pasti. Un cambiamento che slega il binomio alcol-tavola e apre a un mondo molto più vario. Inoltre sempre di recente l’alcol ha perso la sua accezione positiva che lo vedeva annoverato da tempo come alimento nutriente( la Federazione delle Società di Nutrizione conferma che l’alcol apporta calorie, ma inutili per il nostro organismo) e per la prima volta nel 2014 l’etanolo acquisisce status di sostanza tossica cancerogena, incidendo sulla definizione di quantità di assunzione non priva di rischio (basso- medio-alto).
Questa analisi, che restituisce un riscontro attuale del fenomeno, è stata utilizzata come rampa di lancio della progettazione di un intervento non certo semplice da attrezzare.
L’arduo compito mi ha costretto ad un confronto serrato con me stessa i miei pregiudizi e i costrutti che negli anni avevo delineato con una certa sicurezza.
Di cosa si parla esattamente quando ci si riferisce ad un consumo responsabile? Come fissare il concetto di limite? Come prendere le distanze dal proibizionismo e dal liberismo esasperato? Con quale spirito approcciare alla cultura degli alcolici ?
E’ stata una sfida partire da uno stato conclamato quale la dipendenza da alcol per poter ripercorrere a ritroso il percorso di un alcolista, nel tentativo di intercettare in tempo utile un disagio. Le strade che conducono alla dipendenza non sono quasi mai delle grandi super-strade, spesso sono vicoli bui in cui vanno in scena i drammi della vita con piccoli e grandi fallimenti ma anche speranze e tanta voglia di farcela.
Il tentativo di promuovere un progetto di prevenzione ha significato immaginare degli interventi capaci di affrontare le varie declinazioni assunte dal consumo d’alcol, spogliandosi e privandosi di certezze cliniche ed empiriche per confrontarsi sul terreno della comunicazione efficace e della capacità di attirare attenzione.
Questo è il binario su cui si mosso il progetto, strategie comunicative capaci di de-normalizzare l’abuso di alcol offrendo una dissociazione dalle figure positive, vincenti , di successo.
Come adulti dobbiamo sentire la responsabilità di sottrarre i giovani da un’eccessiva esposizione pubblicitaria che spinge ed offre modelli di successo capaci solo di trovare soddisfazione in un consumo compulsivo. Spesso le pubblicità degli alcolici fanno da sfondo a tutte quelle situazioni che associamo a emozioni positive: le vittorie, le partite di calcio, le serate con gli amici, i tentativi di seduzione e le conquiste, tutte situazioni suggellate nel giusto modo davanti un bicchiere o una bottiglia.
Dobbiamo offrire una visione meno superficiale del fenomeno, non abbandonare i nostri ragazzi nel mare del conformismo ma rilanciare una sorta di alleanza responsabile.
Come incidere sull’ esperienza presente senza dover demandare ad uno scenario possibile e futuro? la risposta non può che ricadere sulla PREVENZIONE, quale strumento misurabile di efficacia.
Le tecniche di prevenzione hanno bisogno di competenza ma anche di fantasia , di passione , di attualizzarsi e rendersi efficaci proprio perché si rivolgono ad una massa di consumatori che è lontana dagli effetti nefasti dell’alcol, abita un luogo che è quello del piacere, vive le fasi calde dell’innamoramento e trova tepore dai fuochi adulatori del bere. Esse devono quindi seguire necessariamente un approccio educativo teso a sviluppare e rafforzare le competenze delle persone in termini di autostima, autoefficacia e resilienza e trovare un metodo di contagio virale tra chi ne entra in contatto.
L’obiettivo principe della campagna è quello ridare avvio e di stimolare un confronto aperto sul tema, alleggerendolo dai falsi miti e pregiudizi del caso. Fornire occasioni di informazione e di incontro. Restituire protagonismo positivo ai nostri giovani, attraverso il contest bartender al quale parteciperanno giovani emergenti – la proiezione del corto “l’abbraccio del padre” regia di Francesco Greco di cui si sono resi attori i giovani ragusani all’interno del precedente progetto.
Non casuale è stata la scelta del flashmob e della testimonianza di papà Gianpietro della fondazione Ema Pesciolino Rosso quale strumento di aggregazione e di rilancio di un messaggio emozionale.
Impariamo a diventare protagonisti delle nostre soluzioni, prendiamo parte al processo di costruzione e smettiamo di delegare altri. Questo è il sentimento che anima la rete che è stata la reale promotrice della campagna.
E’ per questo che la campagna ha trovato il suo catalizzatore nella sinergia tra i vari Attori del territorio. Solo coloro che vivono un territorio hanno l’interesse preminente a renderlo un luogo in cui praticare Ben-Essere. Una comunità incapace di abbracciarsi attorno ad un tema così attuale non avrebbe nessuna possibilità di successo.
Ed in questo va reso merito in primo luogo proprio agli esercenti commerciali, in qualità di gestori dei luoghi di ritrovo più affollati del periodo estivo. Coloro i quali nelle fasi embrionali del progetto hanno mostrato grande sensibilità, indicandomi come la qualità di un servizio possa assumere importanza rispetto la mera speculazione economica di un fenomeno di massa e mettendosi al servizio di un alto ideale.
Un riconoscimento particolare deve essere attribuito alla scuola di Working Flair, modello di competenza e professionalità, che ha saputo intercedere e preparare l’ambiente dei locali serali ad accogliere una tale proposta.
Fondanti e autorevoli nella loro presenza le istituzioni della Polizia di Stato e del Servizio Tossicodipendenze dell’Asp di Ragusa che hanno apportato una competenza insostituibile e di grande contenuto.
Prezioso l’aiuto in termini di comunicazione da parte della PASTORALE della SALUTE e degli AMICI di VIdeo e Radio MEDITERRANEO.
Grandissimo ringraziamento agli amici dell’Audaxclan rugby che hanno creduto e hanno voluto supportare una campagna di sensibilizzazione all’alcol, sfidando i classici luoghi comuni e rendendosi capaci attirare un movimento sportivo siciliano sulle spiagge di Marina di Ragusa.
Un grazie di cuore all’associazione asd No al doping per il sostegno tecnico, organizzativo e soprattutto morale, senza il quale non sarebbe stato possibile partorire un simile evento.
Onorati nel vantare un apporto di spessore culturale di indifferibile validità grazie alla partecipazione della Prof.ssa Burrafato del Lucernaio pub che presenterà un percorso di conoscenza storico sulla birra.
ed infine un ringraziamento deve essere dedicato ai nostri sponsor che hanno reso possibile la realizzazione del progetto “Quando la vita è questione di cl…” aprendo le porte ad una progettazione evoluta e moderna che è capace di sopportare anche il peso economico dell’organizzazione svincolandosi dall’apporto e il ricorso al pubblico finanziamento…grazie a Licitra publicità, Uilca sindacato, Mixer, JGasco, Maria Parrucchieri, Monia Campo estetista, Buscemi Gioielli, Crucò prosciutteria, Studio Radiologia Gibilisco.
“Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere”
di Alessia Russo
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