Oltre che sul piano squisitamente penale, la controversa vicenda del costruendo stabilimento balneare sulla spiaggia di Randello va avanti pure a colpi di carta bollata con il comune di Ragusa da una parte e la società proprietaria della struttura dall’altra che ha avanzato l’esorbitante richiesta di risarcimento danni di ben un milione di euro all’ente di palazzo dell’Aquila.
La Giunta Municipale ha intanto deliberato di resistere in giudizio nel ricorso presentato avanti al Tar di Catania dalla società Donnafugata Resort che ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza di sospensione dei lavori della pedana di legno lunga 70 metri sulla spiaggia di Randello e peraltro posta sotto sequestro dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta che vede al momento tre indagati. Contestualmente la società, con lo stesso ricorso, ha chiesto al Comune una somma pari ad un milione di euro quale risarcimento danni derivanti dall’attività dell’ente che ha comportato la rimozione della pedana ed il ripristino dei luoghi. Il sequestro operato dai militari sembra dar ragione alla decisione assunta a palazzo dell’Aquila.
Nell’atto presentato ai giudici amministrativi dalla Donnafugata Resort si chiede che venga annullata la determina dirigenziale con la quale il responsabile del quarto settore del Comune disponeva “la sospensione immediata dei lavori ed il ripristino dello stato dei luoghi entro 15 giorni, nelle modalità da concertare con gli uffici competenti”. L’atto del dirigente è dell’11 giugno scorso. Non c’è tuttavia una richiesta di sospensiva da parte della società. La richiesta di una consistente somma sarebbe legata, invece, a un presunto danno d’immagine che il Donnafugata Resort avrebbe subito in seguito alla diffusione della notizia relativa alla sospensione dei lavori, sospensione ordinata dal Comune due giorni dopo il sopralluogo dei vigili urbani.
L´INCHIESTA CON 3 INDAGATI
Ci sono 3 indagati nell’inchiesta avviata dalla procura per abuso d’ufficio e abusivismo edilizio nella controversa vicenda del resort che doveva sorgere sulla spiaggia di Randello e che tante polemiche e prese di posizione ha suscitato sul «mistero» relativo alla autorizzazioni per la realizzazione dello stabilimento balneare in area soggetta a vincoli paesaggistici.
Gli indagati sono al momento un imprenditore comisano per violazione di una norma penale del testo unico dell’edilizia, il dirigente di un ente locale e il rappresentante legale di una struttura turistico-alberghiera sita nelle campagne del comune di Ragusa per abuso d’ufficio in concorso. Nelle more del blocco dei lavori della costruenda struttura, stamani i carabinieri hanno sequestrato la passerella di legno lunga 70 metri posizionata sulle dune in dispregio della tutela ambientalistica della zona. Sigilli pure ad un furgone chiosco installato nella vicina pineta. Al primo sopralluogo dei militari era stato scoperto un cantiere per l’edificazione di uno chalet di legno. L’imprenditore incaricato della costruzione è stato denunciato per abuso edilizio e dopo qualche giorno, su ordine del sindaco di Ragusa, la pedana, i muri e tutte le travi e assi in legno presenti erano stati rimossi e asportati. Nel frattempo i carabinieri hanno vagliato tutta la documentazione presentata dal privato, che inizialmente sembrava regolare. Dal conseguente approfondimento, i militari hanno ritenuto che alcune autorizzazioni e convenzioni fossero illegittime, ovvero che il funzionario pubblico che le aveva concesse non avrebbe dovuto farlo. In particolare era stata autorizzata la posa di una pedana sopra la sabbia della duna, nonché autorizzati alcuni veicoli, tra cui il furgone-bar con relativo gruppo elettrogeno a motore benzina sequestrato, a entrare nel demanio forestale soggetto a tutela.
Legambiente Ragusa aveva presentato un dettagliato esposto alla procura, basandosi su quanto emerso dai documenti visionati dall’Associazione, sulle disposizioni delle normative vigenti e sul Piano paesaggistico. Legambiente aveva infatti accertato che lo Sportello Unico per le attività Produttive di Ragusa nel mese di dicembre aveva trasmesso all’Ufficio Sviluppo del Territorio di Ragusa e alla Soprintendenza ai Beni culturali e Ambientali di Ragusa la pratica riguardante la richiesta della ditta Donnafugata Golf Resort relativa alla realizzazione di uno stabilimento balneare a Randello. L’Ufficio Sviluppo del Territorio di Ragusa aveva espresso parere favorevole alla realizzazione delle opere, così come aveva fatto la Soprintendenza ai Beni culturali e Ambientali di Ragusa. Ma fra le opere autorizzate c´erano due strutture di legno con bagni e fossa Imhoff, docce, una tettoia ed una passerella di accesso alla spiaggia che, denuncia Legambiente, “sono da considerare nuove costruzioni con la conseguente necessità di richiesta del rilascio da parte del comune di Ragusa di concessione edilizia, al momento non rilasciata. Inoltre la realizzazione di nuove costruzioni non è consentita in «Aree boschive di Randello e Grassullo» compreso nel territorio di Santa Croce.
Inoltre, così come specificato dal Piano di Gestione approvato e già attivo, iniziative quali la realizzazione di stabilimenti balneari non risultano possibili all’interno della zona protetta Punta Braccetto-Cammarana, che è proprio l´area in cui ricadono le opere previste. Per l’Associazione ambientalista quindi c´era materiale documentario a sufficienza per segnalare i fatti alla procura perchè possa verificare se nelle procedure di rilascio dei pareri da parte della Soprintendenza di Ragusa e dell’Ufficio Sviluppo del Territorio di Ragusa si ravvisino violazioni di legge. L´inchiesta avviata con tre persone iscritte nel registro degli indagati ha dato ragione all´associazione ambientalista.