Mai lo sport ragusano aveva vissuto momenti così umilianti come quelli che sta vivendo da qualche mese a questa parte il Ragusa calcio.
Domenica scorsa, però si è veramente toccato il fondo. Dopo l’ennesima trattativa andata a vuoto per salvare quello che è rimasto di una società assente e con un parco giocatori che si limita ai soli ragazzi del settore giovanile, la squadra è scesa in campo con soli otto ragazzi della formazione “Allievi”nel derby giocato a porte chiuse contro l’Akragas.
Partita falsata, dunque, sin dall’inizio che si è trasformata in una sceneggiata dopo appena 10’ dal fischio d’inizio del signor Schirru di Nichelino (ma c’era bisogno di mandare un direttore di gara da così lontano?).
Due degli otto “superstiti”, infatti, dopo aver subito due reti nell’arco di 5’, si sono fatti male (?) e il “fischietto” piemontese non ha potuto fare altro che dichiarare concluso il derby.
Quello che sta succedendo a Ragusa è una vera umiliazione per la Ragusa sportiva, ma credo anche per l’intera provincia che domenica sera si è ritrovata protagonista anche a livello nazionale (ne hanno parlato anche le Tv nazionali e lunedì anche testate giornalistiche nazionali ), ed è la conferma che il calcio (soprattutto quello dilettantistico) è malato.
Tante squadre (e non solo il Ragusa) faranno fatica a portare a termine la stagione, ma quello che preoccupa soprattutto chi come me ama questo sport è che il futuro non promette niente di buono.
Quello che sta succedendo a Ragusa, soltanto poche settimane fa hanno rischiato di viverlo Modica e Vittoria che solo grazie alla volontà di persone innamorate dei colori della loro città sono riuscite a “risalire” dal burrone della radiazione.
A Ragusa, tutto ciò non è stato possibile, e dai proclami del presidente Enzo Vito che faceva “sognare” a occhi aperti i tifosi delle ”Aquile azzurre” si è arrivati a una situazione penosa che si spera finisca presto (nel bene o nel male).
Ragusa non merita di vivere altre umiliazioni come quelle di domenica scorsa. Salvo miracoli (impensabili) la squadra domenica prossima non andrà a giocare a Gioia Tauro rinunciando alla terza trasferta stagionale. Considerando che alla quarta rinuncia c’è la radiazione (che oramai sembra essere dietro l’angolo) a che cosa serve tutto questo?
Forse sarebbe il caso che il presidente Savarese inizi a pensare di ritirare ufficialmente la squadra dal campionato mettendo fine a questa lunga agonia e soprattutto evitando alla comunità iblea altre umiliazioni.