L’Agenzia delle Entrate sa tutto di noi.
Questa espressione che può sembrare estrema, rappresenta la fotografia di quanto pervasiva sia la mappatura del tenore di vita degli Italiani operata da un software, che a partire dal nome, che puzza di americanata, è già tutto un programma: Serpico.
Ma cosa è in grado di sapere Serpico di noi? Serpico sa praticamente tutto di noi. Conosce le utenze attivate, le ricariche telefoniche effettuate, le nostre polizze assicurative, i dati della motorizzazione, i dati del catasto e dell’INPS, conosce le spese fatte per i viaggi e per l’acquisto di gioielli, orologi, etc. fatta sopra i 3600 €, le spese per abbigliamento, per l’arredamento di casa, le iscrizioni in palestra e l’acquisto di televisori. Esistono 100 voci di spesa costantemente monitorate, le più disparate. Ma il controllo principe viene svolto sui conti correnti, sui depositi e le carte di credito. Ogni fine anno, dal 2011, zitto zitto Serpico acquisisce il saldo annuale dei nostri conti. Tutto viene setacciato e analizzato, nulla sfugge.
Ed ecco che entra in gioco il celeberrimo Redditometro. Il Redditometro (che opera materialmente tramite l’azione dell'”accertamento sintetico di tipo induttivo”) è lo strumento attraverso il quale il Fisco può stimare il reddito presunto di un contribuente, ciò sulla base appunto delle spese che quest’ultimo ha effettuato, per chiedergli di giustificare lo scostamento tra queste ed il reddito dichiarato.
L’utilizzo del Redditometro è ammesso solo quando il reddito complessivo accertabile, il reddito presunto, risulti superiore di almeno il 20 per cento rispetto a quello dichiarato in relazione ad un biennio analizzato.
La determinazione sintetica del reddito viene effettuata mediante un calcolo basato su alcuni “indicatori di capacità contributiva”. Di fatto vengono considerate tutte le spese monitorate dall’Agenzia delle Entrate e talune stimate statisticamente, queste vengono infine ponderate sulla base di tre variabili chiave: composizione famigliare, età e area geografica di appartenenza. La moltiplicazione delle spese per i coefficienti porta alla determinazione del reddito presunto e sull’eventuale scostamento col reddito reale dichiarato, saranno pretese imposte interessi e sanzioni. L’Agenzia delle Entrate dice la sua anche sul paniere alimentare di ogni famiglia e lo valuta “induttivamente”, lo riproduce secondo alcune non meglio precisate metodologie statistiche, pretende di contare il pane che si serve in tavola.
Visto così sembrerebbe malgrado tutto un meccanismo stana evasori, se non fosse che semplicemente facendo una regalia ad un vostro familiare tramite bonifico o versando in banca del contante, potreste venire risucchiati in un vero e proprio processo degno delle gesta Gestapo in termini di presunzione di colpevolezza. Perchè la beffa è data dal fatto che vostro sarà l’onere della prova e vostre saranno le giornate da perdere presso i locali dell’Agenzia delle Entrate, sempre che, vista la astrusità formale insita nel rapporto con la burocrazia, non abbiate necessità di farvi rappresentare da un addetto ai lavori che vi possa salvare dalle molto spesso ingiuste e vessatorie pretese del fisco italiano. Perché la metà dei contenziosi vedono l’Agenzia delle entrate soccombente.
Orwell non avrebbe saputo immaginare tanto.
Difatti una volta che il redditometro viene utilizzato seguirà, in primis un “invito” ad “offrire spiegazioni” e laddove non abbiate qualche giornata da dedicare subito per cercare di capire il da farsi o siate così sfortunati da non ricevere questa prima comunicazione per un disguido postale, l’Avviso di Accertamento verrà emesso e come una scure si abbattera su di voi.
L’Avviso di Accertamento contiene l’intimazione a pagare, entro il termine di qualche decina di giorni, gli importi indicati, oppure vi chiederà di anticipare il 50 per cento delle maggiori imposte accertate, a titolo provvisorio, nel caso in cui voi vi possiate permettere un dottore commercialista trubutario per ricorrere davanti alla Commissione tributaria (nel caso in cui la somma presunta come evasa sia maggiore di 20.000 euro).
Laddove sbadatamente doveste dimenticare anche l’avviso di accartamento, questo diverrà esecutivo ed entrerà in gioco l’ente riscossore passando al recupero della somma. Non si va per il sottile.
L’unico modo di difendersi nel caso in cui siate vittime di questo infernale meccanismo è quello di conservare minuziosamente tutte le carte relative alla banca, alle carte di credito ed alle spese di una certa entità effettuate. Personalmente vi invito a conservare queste carte gelosamente per almeno 10 anni, sono più importanti delle dichiarazioni dei redditi di cui l’Agenzia delle entrate come ovvio ha copia.
Speriamo che i nostri signori governanti capiscano che la misura è colma e che un tale livello di vessatorietà tributaria non è più tollerabile. I disagi vengono anche percepiti decisamente da una platea contributiva fatta in buona parte di pensionati, ai quali non si risparmiano inutili e destabilizzanti ansie.
Qua è manifestamente lesa, per sproporzione, la possibilità di difesa del cittadino, siamo all’ordalia in campo tributario. Tutto questo con buona pace della Legge 212/2000, il famoso Statuto del Contribuente, di fatto rimasto lettera morta dal giorno della sua emanazione.
Non ci resta che sperare nel buon senso, anche se in una classe politica composta da nominati è veramente merce rara.