Ricordo quel novembre…

Ricordo quel novembre del 1993, avevo appena 16 anni e per me, come per i miei coetanei, l’impegno politico coincideva con la protesta scolastica, con l’autogestione, “l’okkupazione”, gli scioperi contro la ministra Jervolino o il ministro D’Onofrio.

Ricordo ancora il sapore acre del grunge, le canzoni dei Nirvana e dei Pearl Jam, che ci rendevano duri e cattivi e davano sostanza, tra le pagine di un diario pieno di citazioni e di frasi esistenziali, al desiderio ancora troppo infantile di una ribellione più predicata che praticata!

Ricordo quel novembre caldo, la telefonata puntuale, ogni mattina, intorno alle 7,00, la voce rauca, catarrosa e profonda, che dall’altra parte della cornetta, con piglio determinato ed autoritario, mi diceva semplicemente sugnu iu, passimi a ta pattri cama ‘ffari a campagna elettorali!.

Io, come ogni mattina, assolvevo, a mia insaputa, a questo dovere di “compagno centralinista”, per poi tornare al mio caffè mattutino e mentre mio padre cercava di tenere a mente i mille impegni che Lui gli aveva organizzato, io mi dileguavo nella mia stanza, dove potevo godere del silenzio e della solitudine giusta per dare qualche boccata ad una sigaretta clandestina.

Ricordo la sua cravatta rossa, che in un modo o nell’altro, è entrata a far parte della mia vita, il simbolo di un impegno politico che ha legato i destini di tante e diverse generazioni in un unico ideale di Giustizia Sociale, di Uguaglianza, di Fratellanza.

Ricordo una mattina di 20 anni fa, una telefonata diversa, le lacrime di mia madre e il volto di mio padre, irrigidito nel dolore.

Ricordo il corpo esanime, in quella sezione trasformata, in una notte sola, da spazio vitale di costruzione del futuro a tempio dell’addio.

Ricordo quel luogo, pieno di bandiere e manifesti, che sembrava trasudare un profondo senso di spaesamento, quasi a chiedere “come facciamo adesso senza di lui?

Poi è venuta la pioggia, una pioggia fitta e pesante, il pianto forte e rumoroso che testimoniava come anche il cielo, e forse lo stesso Dio, piangevano per la scomparsa di un uomo Giusto.

Ricordo il sole, farsi spazio prepotente  tra le nubi, e tanta gente, forse tutta Modica, assiepata sulle scale di S. Giorgio, a due passi dalla casa dove Lui aveva vissuto per tanti anni, dove lo avevo visto mille volte, fermo e pensieroso, in attesa di chissà che cosa, mentre io sul motorino, infreddolito, pensavo solo a come fuggire da una interrogazione o come conoscere quella ragazza dai capelli corvini…

Ricordo tanti volti tesi, testimoni della paura che la città stava provando, per la perdita di un padre.

Come avremmo fatto senza il maestro?

Come avrebbero fatto gli avversari politici che in Lui trovavano il metro della correttezza, della lealtà, della giustizia, il modello della contesa regolata dalle norme non scritte dell’onestà e della nobiltà d’animo, l’unica vera forma di nobiltà che non si celebra nelle pietre e nei blasoni ma nella condotta integerrima e nei gesti indelebili, i gesti che resistono all’oblio?

Ricordo la felicità smorzata, quasi sottovoce, nonostante la vittoria elettorale.

Eppure, dovevamo essere felici!

Dovevamo gridare al mondo la nostra felicità, perché Lui ci aveva insegnato che nella storia e nella lotta non conta il destino di un uomo solo, non conta il singolo o le sue velleità o le sue paure o il suo egoistico istinto di sopravvivenza, ma solo l’interesse comune, il bene collettivo, il BENE per tutti, indistintamente e senza colori!

Avevamo vinto le elezioni, le avevamo vinte grazie a lui e non potevamo, non dovevamo  piangere, a pena di fargli un torto!

Se solo Lui ci avesse visto, con gli occhi rossi e gonfi, trattenere le lacrime, sicuramente ci avrebbe guardato severo, da dietro gli occhiali spessi e scuri, e ci avrebbe rimproverato dicendo picchì cianciti? Aviemu u paisi nuostru ri savvari, aviemu i nostri concittadini ri tutelari, non bo scuddati mai…  e poi, girandosi, sarebbe entrato nella storia urlando, come aveva fatto tante altre volte tra le strade di Modica: PANE E LAVORO! PANE E LAVORO! PANE E LAVORO!

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