Riflessioni a margine del Convegno su Valentino Gerratana

C’era un uomo, un siciliano, un modicano, un grande intellettuale, filosofo, giornalista, filologo: si chiamava Valentino Gerratana e “ci ha restituito Gramsci”.

Gerratana, però, non era solo uno studioso, non era solo l’amico di Calvino e Pavese, era anche un uomo di azione.

Universitario “fuori sede”, come si dice oggi, si dedicò alla lotta di liberazione contro l’occupazione nazifascista e, successivamente, alla costruzione del partito nuovo.

All’interno del PCI, Gerratana divenne un punto di riferimento, perché incarnava perfettamente il ruolo dell’intellettuale organico, uomo di pensiero e di azione nel medesimo tempo, creatore di idea e realizzatore della prassi, mettendo al centro di tutto l’informazione, la cultura, la diffusione del sapere come strumento indispensabile di emancipazione individuale e sociale.

Gerratana era gramsciano “a tutto tondo”, e forse per questo ha saputo elaborare la versione “critica” dei Quaderni, donandoci uno strumento potentissimo che, come ha osservato il Prof. Guido Liguori, ci consente di entrare nella mente del grande intellettuale sardo, di seguirne il processo elaborativo del pensiero, di entrare nella sua mente e scoprire, work in progress, come essa “funzionava”, mettendone in luce la straordinarietà, nonostante gli impedimenti della grave condizione carceraria.

Valentino Gerratana apparteneva ad una generazione di comunisti, di costruttori della Sinistra che, a differenza di quanto è accaduto dopo il 1989, con un rigore pari solo a quello del metodo scientifico, ha saputo tenere unito il variegato mondo che la componeva, senza mai scadere nella mitologia o nella celebrazione, senza farsi traviare dalle logiche del velleitarismo e del narcisismo o degli stereotipi, ma avendo sempre bene in mente l’obiettivo finale: la costruzione e la difesa del sistema democratico nazionale e dello Stato di Diritto e il riscatto sociale della classe operaia e contadina.

È questa, almeno per me, la grande lezione di Valentino Gerratana, uomo discreto, sempre un passo indietro, ma pur tuttavia protagonista indiscusso di una parte importante della recente storia italiana.

Chi, come me, guarda alla Sinistra con speranza e con fiducia, dovrebbe prendere esempio da uomini come Valentino Gerratana, adeguando la propria azione politica ad un modello serissimo di chi ha sacrificato tutto per mettersi al servizio degli altri e delle classi subalterne, che è stato al centro del potere senza mai usarlo a proprio vantaggio, che ha difeso i principi della Libertà e della Solidarietà sociale fino all’ultimo istante della sua esistenza, senza pretendere niente in cambio.

Una notazione finale.

Valentino Gerratana era prima di tutto un siciliano, anzi un modicano, e non ha mai perso le sue radici con il territorio. Subito dopo il secondo conflitto bellico, tornò a Modica, dove fu candidato all’assemblea costituente per il PCI. Non fu eletto, o come direbbe la nuova “intellighenzia modicana”, con un’espressione onomatopeica di chi la usa, fu “trombato” dagli elettori.

La sconfitta elettorale non gli impedì di portare avanti il suo impegno politico, contribuendo in modo significativo alla crescita della Democrazia e della coscienza civile del Paese né di diventare un punto di riferimento della cultura nazionale.

Credo che questa esperienza debba fare riflettere sul concetto di partecipazione politica e sul ruolo che ognuno di noi, per il solo fatto di essere cittadino, occupa indispensabilmente nella vita democratica del Paese.

NESSUN COMMENTO

LASCIA UN COMMENTO

Aggiungi una immagine