In Sardegna c’è il sole, il mare, l’aria buona, la storia ignota e millenaria di case rupestri, rovine romane e amici da ritrovare ma c’è anche la casa di Antonio Gramsci, una casa piccola nel centro della piccola cittadina di Ghilarza.
Appena dentro la prima stanza, la gigantografia di una lettera del maggio 1928 ricorda al visitatore che lui, Antonio Gramsci, scriveva alla madre di essere un detenuto politico “perché ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso“.
Ed infatti, per quelle sue idee, per quel suo cervello immenso, quasi un vero e proprio monumento per tutta l’umanità, per quel suo essere così lucido politicamente, tanto che Mussolini voleva fermarlo in ogni modo, Antonio Gramsci la vita l’ha donata a tutti noi, suoi posteri, come esempio di coraggio e di lotta per la libertà.
Mentre passeggiavo tra le stanze di casa Gramsci ripensavo alla polemica furiosa scoppiata sui media e sui social a causa delle parole di Roberto Benigni e Dario Fo. Una vera e propria guerra di opinioni contrapposte immediatamente trasformatasi in vera e propria caccia alle streghe, il cui obiettivo è il comico toscano, reo secondo alcuni di avere cambiato idea sul Referendum Costituzionale di ottobre, decidendo di votare per il Sì.
Premetto subito di non condividere l’idea dell’attore ed in particolar modo l’assunto attraverso il quale si vorrebbe giustificare la riforma, questa riforma, su una presunta necessità di ammodernamento della Carta Costituzionale. Io credo che le ragioni di un cambiamento ci siano ma sono fermamente convinto che non debba essere la Costituzione l’oggetto di questo cambiamento quanto piuttosto la mentalità diffusa dei politici e dei loro elettori. Se l’Italia ha registrato fallimenti governativi ciò, io credo, non é dovuto alle regole scritte nella carta quanto, invece, nell’incapacità della nostra classe dirigente (specchio di un popolo altrettanto inetto) di incarnare pienamente il modello altissimo di condotta morale e politica immaginato dai nostri padri costituenti.
Ciò premesso, dico subito di essere disgustato dal modo, francamente ovvio e scontato, con il quale si è aperta la campagna elettorale per il Referendum (scritto intenzionalmente con la R maiuscola perché io mi ostino ancora a credere nel suo alto valore democratico).
Il merito della riforma è ignoto ai più, siano essi sostenitori del Sì siano essi i loro diretti competitor, mentre la ricerca del voto avviene in TV e nei social attraverso gli sponsor, i personaggi famosi chiamati a fare da padrini e madrine per l’ una o per l’altra fazione e questo perché in Italia si é radicata la prassi di votare con. la testa di chi sta dietro il tubo catodico piuttosto che sulla base delle proprie convinzioni personali.
E già questo ci allontana anni luce dal pensiero e dalla condotta di quell’uomo, lui come tanti nella storia del nostro paese, disposto a cadere per le sue convinzioni e non per quello che altri gli dicevano essere meglio o più giusto da fare.
Personalmente ho deciso, quindi, di andare a votare secondo le mie idee, sulla base delle mie opinioni nel merito della riforma e senza farmi condizionare da sponsor televisivi ai quali riconosco il diritto di esprimere le loro opinioni ma ai quali nego la pretesa di giudicare il pensiero altrui.
Ed allora mi sembra doveroso esprimere, in poche parole, perché ho deciso di votare No. Perché immagino la Costituzione e il suo impianto generale come una casa di mattoni e la riforma Boschi come un intervento inadeguato e sconsigliabile sui muri portanti di quella casa (bilanciamento e separazione dei poteri, sistema dei pesi e dei contrappesi), il cui effetto potrebbe essere quello di indebolirne a tal punto la capacità di sostegno di tutta la struttura da causarne il crollo alla minima spinta tellurica.
io non sono convinto che Renzi o il PD stiano immaginando di attuare una svolta autoritaria, ma credo anche che dopo Renzi e dopo anche la mia generazione qualcuno possa pensare che il Governo di un paese passa attraverso decisioni indiscutibili e per questo possa essere tentato di dare un colpetto ben assestato alla casa democratica dai muri portanti fortemente indeboliti da questa riforma.
Lasciamo stare, dunque, attori e giullari, facciamogli fare il loro mestiere e dedichiamoci ad una campagna referendaria che non è (né può esserlo) una resa dei conti.
Amici modicani, leggete il testo della riforma e fatevi una idea vostra. Poi andate a votare e fatelo con il cuore e la mente connessi, con consapevolezza e convinzione, qualunque essa sia, valutando anche le vere ragioni politiche di chi sostiene il Sì e di chi sostiene il No.
É vero, un voto ragionato vale esattamente come il non voto o come. un voto espresso in modo superficiale, ma almeno contribuisce a dare un senso a questa consultazione che, almeno fino ad oggi, nei pensieri e nelle azioni dei suoi protagonisti, un senso non ce l’ha…
P.s.: andate in Sardegna perché é una regione bellissima da vedere!