Riflessioni sulla morte di Peppe Drago

Stavo seduto sul motore, un’aprilia futura 50 c.c. maggiorata 90 c.c. (pezzi rigorosamente malossi competizione). Stavo appoggiato al lampione, di fronte la caserma dei Carabinieri, sulla piazza Matteotti, dove a quel tempo si poteva ancora parcheggiare. Fumavo e parlavo con quella ragazza,  quando sul palco salirono una serie di soggetti a me ignoti, i quali cominciarono a comiziare.

In realtà uno di loro lo conoscevo. Era quello diventato famoso in città, per lo spot elettorale che lo ritraeva seduto alla scrivania mentre scriveva una lettera ai suoi concittadini. Ricordavo la scena e ricordavo lui, come ricordavo gli apprezzamenti di tutto lo stato maggiore del partito in merito a quella “scenetta” considerata così “fuori luogo” rispetto alla competizione elettorale.

Comunque, iniziarono a parlare, uno alla volta, fino a quando prese la parola lui, quello dello spot appunto. Parlava a voce alta e l’amplificazione faceva rimbombare le sue parole oltre il Corso Umberto e per tutta la piazza. Io non mi curavo di quello che stava dicendo, almeno fino a quando il mio amico Paolo mi disse: “Ruta! Senti quello? sta urlando contro tuo padre!!!”. “Contro mio padre??? E che hanno da spartire???”.

Era sicuro di sé, giovane e rampante.

Dopo avere seguito quel comizio di fuoco, presi la moto e sgommando, senza casco e con i capelli lunghi al vento, tornai a casa, dove dissi a mio padre: “mi spieghi che c…. aveva quello contro di te????”

Ne seguì un altro comizio, altrettanto urlato e ne seguirono conferenze stampa con minacce reciproche di querele e di richieste di risarcimento del danno.

Lo conobbi così, il personaggio politico Peppe Drago, un politico di razza che, nel bene e nel male, ha rappresentato l’apice della storia modicana, arrivando ad occupare la più prestigiosa carica di Presidente della Regione Siciliana. E non è mica poco!

Alla fine degli anni ‘90 cominciai ad interessarmi di politica e lui era sempre presente. Amatissimo dai modicani, i quali non mancavano mai di chiamarlo per nome, ostentando orgoglio per il fatto stesso di potere contare sulla sua amicizia e sul suo aiuto.

Ho assistito alla sua parabola politica, dalla Regione al parlamento nazionale, il rapporto privilegiato con Casini, la capacità di essere sempre tra quelli che contano, a Palermo come a Roma, portando il nome di Modica nei salotti buoni della capitale.

Ho assistito al suo declino: prima la vicenda giudiziaria relativa ai fondi riservati e poi il processo “Modica Bene”. Partecipando alle udienze istruttorie, conobbi il “sistema” che ruotava attorno a quell’uomo. Non un sistema di tangenti, come sosteneva l’accusa, ma un metodo di reciproca assistenza, una sorta di “mutuo soccorso” all’interno di un gruppo eterogeneo, nel quale si muovevano i personaggi tra loro più diversi, alcuni sicuramente “particolari” o male assortiti, ma tutti accomunati dalle medesime necessità e dalle medesime esigenze e tutti, per lui, ugualmente importanti, perché ugualmente amici.

Quel processo si concluse con l’assoluzione, ma ormai era tutto finito. Non c’erano più le folle di cittadini pronti a prenderlo in braccio urlando “Peppe! Peppe! Peppe!”. Erano tutti scomparsi. Erano rimasti solo pochi, i veri amici.

Improvvisamente quello spot, eccentrico e tanto avveneristico da precorrere nei tempi anche Silvio Berlusconi, il comunicatore per eccellenza, adesso sembra essere un ricordo doloroso, perché manifesta la caducità dell’uomo e la volubilità del popolo.

Sono certo che adesso i modicani ricorderanno e sono sicuro che l’ultimo saluto sarà degno di un uomo dotato di grande talento, un uomo capace di costruire tutto, di cadere pur restando sempre quel “cavallo di razza” come ne vengono pochi. Un uomo, dotato di molti pregi e di tanti difetti, un uomo come tanti e pur sempre unico nel suo genere.

Io non amo i panegirici post mortem, ma voglio confessare che, dopo averlo odiato, quella calda sera di ottobre di 23 anni fa, posso dire di averne potuto intuire, successivamente, la natura e di averne apprezzato sia i successi che i fallimenti.

La storia di un vero personaggio richiede ogni esperienza, non solo quella positiva, di cui ne restituisce ad ognuno un pezzo, diventando parte indispensabile della vita di una comunità.

Esattamente come in questo caso…

1 commento

  1. Che dire ..i miei complimenti nel portare alto il nome di Peppe sopra le linee guida dell umilta’ e delle debolezze umane….che di Peppe rimane indelebile e scalfito nei cuori di chi conosce e apprezza l uomo in tutte le sue sfumature…Una grande Persona che con il suo sorriso e la sua tenacia ha fatto si che il suo ultimo saluto sia stato colmo di forti emozioni…. Tu hai sempre saputo trasmettere con il tuo sottile carisma…con eleganza e dilpomazia….Disponibile e incoraggiante….Che Tu possa sempre anche da lassu’ intingere dolci note di sorrisi e qualita’umane percorribili nell Altare di Nostro Signore donando semplici sguardi celestiali …ai tuoi cari e a noi umili fratelli ….Grazie

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