Noto è sempre più avvolta in misteri che hanno dell’incredibile. E questa volta il boss Waldker Rino Albergo cerca di “raggirare” persino il Prefetto di Siracusa e la Polizia, nei fatti sfidando per l’ennesima volta le autorità che rappresentano lo Stato.
Ma veniamo ai fatti:
il 29 aprile pubblico l’inchiesta giornalistica (LEGGI) in cui denuncio che il catering dell’evento dell’Unesco è stato affidato alle attività del boss di Noto, Rino Albergo.
Il 30 aprile il Prefetto di Siracusa, Luigi Pinzi, emette l’interdittiva a carico delle attività di Concetta Albergo, figlia di Rino Albergo che era la legale rappresentante.
Il primo maggio il Commissario di Noto, Paolo Arena, notifica l’interdittiva a Concetta Albergo. Ma è qui il colpo di teatro:
Concetta Albergo fa la cessazione dell’attività in favore di Giuseppina Ferla (detta Giusy), ovvero sua madre.
Se ciò non bastasse, Giuseppina Ferla poco dopo fa, a sua volta, la cessazione delle licenze in favore di altre tre persone: Vittorio Gentile (compagno di Concetta Albergo e titolare del bar Ipanema a Marzamemi), Carmela Rizza (compagna di Corrado Albergo) ed alla compagna di Salvatore Albergo. Ovvero ai compagni dei figli del boss Rino Albergo e di Giusy Ferla.
Rimane da capire come abbiano fatto, in così poco tempo, a predisporre il tutto e, addirittura, se non ci sia stata una fuga di notizie prima della notifica.
Fatto sta che il Comune di Noto il giorno 7 maggio ha recepito l’interdittiva antimafia ma non ha più trovato, con il gioco di prestigio appena spiegato, Concetta Albergo come legale rappresentante delle attività.
Così facendo le attività sono aperte e rischiano di rimanerlo – sarebbe questo il motivo vero della sfida di Rino Albergo allo Stato – duranti i giorni dell’infiorato a Noto, permettendo così al boss di continuare a guadagnare, con i turisti che ignari di tutto vi si recheranno.
Proprio come con il ballo dell’Unesco. Incredibile ma vero.