In una terra come la nostra, da sempre popolata da “finti eroi” e coraggiosi “a convenienza”, la memoria di uomini che ne hanno segnato la storia – rimettendoci la vita -, è qualcosa che viene tragicamente usata a convenienza. D’altronde, questa è la terra di “eroi, lapidi e commemorazioni”, che sa indignarsi solo il giorno del “ricordo”, per poi voltare le spalle gli altri 364 giorni l’anno.
Eppure la memoria è il luogo dei simboli, così diviene importante – per chi verrà dopo di noi – il nome di una via, di un aeroporto, affinché gli uomini possano (e debbano) essere degli esempi, per chi vi transiterà.
Il risveglio della cultura, di queste coscienze tutte “nostrane” avviene a singhiozzo e, troppo spesso, utilizzata come “grimaldello” per battaglie politiche.
Così è avvenuto – vorremmo sbagliarci – con un grande uomo. Un esempio di coraggio e “schiena dritta”; un politico (di quelli con la “P” maiuscola) che ha lottato la più grande piaga della nostra amata terra, la mafia, senza temerla mai, senza chinare il capo, senza “pause di riflessioni”.
Un uomo che, con grande coraggio, svolse nel 1981 una battaglia che pochi avrebbero condotto, per la pace nel Mar Mediterraneo. La svolse contro la costruzione della base missilistica Nato a Comiso, convinto che fosse davvero una minaccia per questo lembo di terra e per la Sicilia tutta. Così raccolse un milione di firme in calce ad una petizione al Governo. Ma le sue iniziative erano rivolte anche alla lotta contro la speculazione edilizia.
Stiamo parlando di Pio La Torre che, proprio trentadue anni fa, come oggi, il segretario regionale del Partito Comunista Italiano, Pio La Torre (ed il suo amico e compagno, Rosario Di Salvo) venne barbaramente ucciso, trucidato di colpi. La Torre fu ucciso perché aveva avuto il coraggio di proporre il disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di “associazione mafiosa” e la confisca dei patrimoni mafiosi.
Questa terra lo onorò con l’intitolazione – fra le altre – dell’aeroporto di Comiso, inaugurato il 30 aprile 2007 con un volo di Stato che portava (in pompa magna) l’allora ministro degli Esteri, Massimo D’Alema.
L’aeroporto – che per la verità da allora non “decollò”, sino alla data della nuova riapertura – mantenne il nome di Pio La Torre per poco più di un anno, quando la nuova amministrazione di centrodestra intitolò lo scalo al Generale Vincenzo Magliocco.
Questo era il nome che l’aeroporto di Comiso aveva quando era una basa militare, quella stessa dove si installarono i missili a testata nucleare, contro i quali (come ricordavamo prima) negli anni 70-80 dello scorso secolo prese il via una grande manifestazione per la pace e contro la mafia. Una battaglia politica quella contro i missili di allora che vide proprio Pio La Torre alla guida di un movimento che ebbe eco nazionale e mondiale.
Reputiamo che, quindi, la decisione di intitolare a lui questo aeroporto siciliano, servisse per dimostrare che le battaglie ideali contro gli strumenti di guerra e contro le mafie, principali alleate del sistema della guerra come sopraffazione ed eliminazione dell’avversario, si possono anche vincere, pur perdendone il principale protagonista politico per mano della mafia, cioè del nemico dello stato democratico.
Perché si può uccidere un uomo, ma non le sue idee che continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini, proprio gli uomini che saranno orgogliosi di partire (o atterrare) in un aeroporto “civile” (e non militare), come sognava Pio La Torre.
La Torre capì – da uomo estremamente lucido quale era – che bisognava aggredire la mafia, istituendo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e togliendo ai mafiosi i soldi, il loro vero potere.
Per questa sua intuizione e lotta, pagò con la sua stessa vita. Una vita che non merita di essere “spezzata” nuovamente, non riconoscendogli il “nome” dello scalo Casmeneo.
Così ci rivolgiamo al Sindaco di Comiso, Filippo Spataro, al deputato del Pd (ed ex sindaco) Pippo Digiacomo ed a tutti quelli che, sino alla scorsa campagna elettorale si erano impegnati “solennemente” a ripristinare l’intitolazione a Pio La Torre.
Dove siete? Perché non procedete?
Pio La Torre, la sua straordinaria figura, i giovani e la sua memoria, meritano rispetto. Quindi è arrivato il momento, trentadue anni dopo quella barbara uccisione, di darci l’orgoglio dell’appartenenza: perché Pio La Torre era e resta un nome che mette le coscienze davanti alle proprie responsabilità, chiedendo di fare delle scelte precise.
Delle scelte di grande dignità!