Roma e Palermo condannate in eterno (?)

A Roma lo scandalo legato al progetto del nuovo stadio è solo l’ultimo in ordine di tempo. Nove gli arresti tra politici e imprenditori: in manette Michele Civita del PD, Adriano Palozzi di  Forza Italia e poi Luca Lanzalone, presidente dimissionario dell’ACEA, da anni vicinissimo al M5S e uomo di fiducia di Grillo e Casaleggio mentre il quotidiano “la Repubblica”, spulciando tra le intercettazioni, ha trovato delle fatture retrodatate per un presunto finanziamento di 250 mila euro alla Lega. Anche la sindaca Virginia Raggi  (eletta il 22 giugno 2016) è stata ascoltata in procura come persona informata sui fatti. Cambiano i volti e le inchieste ma l’aria che tira è la medesima che condusse alla prematura e asfittica fine dell’amministrazione della Capitale retta da Ignazio Marino.

A Palermo il governo e il Parlamento regionale (eletti il 5 novembre 2017) già ricordano tanto, tantissimo, le pessime esperienze della precedente legislatura che si concluse con un gradimento dei siciliani nei confronti della Regione pari a un misero 12% (sondaggio Demopolis). Nei sette mesi di lavoro fin quei svolti l’ARS (Assemblea Regionale Siciliana) a parte l’inevitabile Finanziaria non ha prodotto uno straccio di legge di un certo rilievo, men che meno la bozza o l’idea di una delle grandi riforme su cui ci si riempie la bocca in campagna elettorale da parecchio tempo. Il governatore, Nello Musumeci, ha appena rivolto “un appello a tutti: Regione, Comuni, cittadini per uscire dall’emergenza rifiuti” … lo ha fatto dopo avere per l’ennesima volta ricordato “la disastrosa eredità del passato”. Nel frattempo, questa è l’opinione diffusa, ha girato la patata bollente e puzzolente in mano ai sindaci imponendo di raggiungere, rapidamente, una corposa percentuale di raccolta differenziata … il che non sarebbe nemmeno malaccio se il diktat fosse accompagnato da una riforma regionale del settore di cui finora non si è vista nemmeno l’ombra in Assemblea … così, giusto per dare il buon esempio! In questi giorni, dopo settimane di latitanza mediatica, si è intravisto anche il nuovo assessore regionale al ramo, il veneto Alberto Pierobon, tecnico indicato dall’UDC e finora conosciuto più che altro per avere il medesimo cognome della mitica Fiorella, la simpaticissima presentatrice di Canale 5 fin dagli albori di Mediaset e ancora, tornando all’immobilismo del Parlamento siciliano e della sua maggioranza, non dimentichiamo che se nell’ultima legislatura a Palermo vi furono 27 onorevoli indagati su 90 oggi tra gli attuali 70 deputati regionali nei primi 7 mesi dell’attuale legislatura i parlamentari coinvolti in un’autentica raffica di inchieste, tra voto scambio, evasione fiscale e riciclaggio sono già 7. Uno al mese! Difficile lavorare al meglio in queste condizioni!

A questi esempi potremmo aggiungerne altri ma la sostanza sarebbe sempre quella: da Marino a Raggi e da Crocetta a Musumeci si ha l’impressione che quasi nulla sia cambiato, che Roma debba sempre essere avvolta dagli scandali e Palermo debba finire comunque sommersa dai rifiuti. E con Palermo tutta la Sicilia e con Roma tutta l’Italia! Non va bene. Perché queste eterne condanne della Capitale del nostro Paese al malaffare e ai disastri amministrativi e della città capoluogo di una Regione meravigliosa all’incompetenza e alla mafia non può essere eterna. La condanna eterna è un concetto metafisico, spirituale, appartiene alla dimensione della fede non certo a quella di uno Stato laico e di una democrazia compiuta. E poi un paio di considerazioni “politiche”. La sindaca di Roma è stata eletta col Movimento 5 Stelle essenzialmente con e per la promessa di sconfiggere la corruzione e fare tabula rasa di clientelismo, tangenti, infiltrazioni criminali, consorterie e cortigianerie in Campidoglio. Il governatore siciliano ha scelto come slogan “diventeràbellissima” prendendo in prestito le parole di un magistrato eroico come Paolo Borsellino e presentando la sua esperienza di amministratore di centrodestra e la sua onestà come garanzia assoluta di un ottimo lavoro. Entrambi, in questa particolarissima fase storica, si sono caricati di fronte all’opinione pubblica di responsabilità se possibile ancor più gravose che nel passato. L’impressione è che entrambi abbiano goduto finora di tutti gli onori (legittimi) delle loro cariche ma non abbiano ancora profuso il massimo sforzo per far fronte agli oneri …

Musumeci si lamenta delle discariche piene e di quelle bloccate perchè sotto inchiesta ma con l’arrivo di una nuova estate e lo spauracchio di una nuova emergenza rifiuti in piena stagione turistica questa lamentela più che una giustificazione rischia di sembrare un insulso piagnucolio … la Raggi incalzata da inchieste che non la coinvolgono direttamente ma che descrivono una cupola spaventosa di affari sporchi anche sotto la sua amministrazione non ha dato, finora, alcun segnale di autentica sterzata nella corrottissima Roma e spesso si trincera con la stampa col classico “no comment”.

A più di due anni dall’elezione, se si ha l’ambizione di governare la Capitale d’Italia, il dilettantismo politico dell’esordio alla sindaca romana non è più perdonabile. E nemmeno è gradevole la sensazione che dà di essere sempre all’oscuro delle manovre dei faccendieri che si ritroverebbe, suo malgrado, alle spalle; qualche collega magari “politicizzato” ha titolato “il meraviglioso mondo di Virginia Raggi, la sindaca che non sa mai nulla” …

A più di sette mesi dall’elezione, se si ha l’orgoglio e la volontà di fare diventare “bellissima” la Sicilia e alle spalle si hanno 40 anni di esperienza nelle istituzioni (da presidente di Provincia, europarlamentare e sottosegretario), le “eredità pesantissime del passato” non valgono più a spiegare la lentezza e la titubanza delle proprie azioni e l’assenza perdurante di riforme per il Presidente della Regione Siciliana.

Per come si erano presentati, in contesti così lontani per certi versi ma così vicini per altri, da Virginia e da Nello ci si aspettava molto di più. Di tempo per trovare nuove energie e soluzioni ai problemi ce n’è ancora per entrambi. Ma il tempo stringe. Altrimenti dal titolo dell’articolo va tolto il punto interrogativo e sostituito con l’esclamativo: Roma e Palermo condannate in eterno!

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43 anni, giornalista da 20 e professionista da 12, una lunga esperienza di cronista parlamentare alle spalle, tanto a Roma quanto a Palermo, assieme alla passione per tutte le vicende politiche che riguardano, in particolare, gli enti locali siciliani.

2 COMMENTI

  1. Lungi da me fare di tutta l’erba un fascio, ma purtroppo l’attuale classe dirigente avrà sempre difficoltà a cambiare per via di un modus operandi creatosi nel tempo al quale, se non ti adegui, è dura continuare ad avere una carriera politica, imprenditoriale (in certi settori), etc. Uno dei più grandi e meno discussi motivi sottostante l’assenza di cambiamento è a mio modesto parere l’impunità dei “colletti bianchi” in Italia (“In cella per reati finanziari solo lo 0,9%: un ventesimo rispetto alla Germania. Numeri del rapporto annuale del Consiglio europeo sulle statistiche giudiziarie”). Ho 23 anni e fortuntamente vedo una cultura estremamente più lungimirante e volta alla legalità nella mia generazione. Sinceramente, sono ottimista. Le cose cambiano solo se siamo noi i primi a cercare di cambiarle, senza lamentarci di ciò che fa la politica, l’EU, o qualsiasi altra cosa sulla quale il singolo individuo ha poco se non nessun controllo. Fortuntamente tanti ragazzi in gamba si sono resi conto di questa cosa e le cose le stanno provando a cambiare, invece di aspettare che siano “gli altri” a farlo per loro

    • Angelo, le tue considerazioni sono corrette, nondimeno il “potere politico” ha anche la responsabilità e i mezzi per sfoltire la corruzione tra i “colletti bianchi” se no quello di essere ostaggio della corruzione diffusa diventa un alibi . E.D.R.

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