Sant’Egidio e l’incontro delle religioni del mondo

Molte sono le religioni nel mondo; alcune le sentiamo vicine, altre lontane; magari conosciamo, vicino a casa, persone che hanno una fede diversa dalla nostra, ma raramente vediamo insieme credenti di tante religioni. Questa “confluenza”, invece, caratterizzerà il nuovo incontro di “religioni e cultura in dialogo” che, convocato dalla Comunità di sant’Egidio alla luce del logo “Il coraggio della speranza”, si ritroverà a Roma da domani al primo ottobre. E, anche chi non vi parteciperà, potrà vedere in tv un mescolamento di abiti variopinti, e di copricapo (zucchetti, kippà, turbanti…) che danno l’idea di un gioioso caleidoscopio.

Il 27 ottobre 1986 Giovanni Paolo II aveva convocato ad Assisi i rappresentanti delle diverse religioni del mondo per una giornata di preghiera per la pace. Un’iniziativa inedita, unica nel suo genere. Sulla scia di quell’esperienza straordinaria, e seguendo “lo spirito di Assisi”, in seguito la comunità di sant’Egidio ha organizzato ogni anno un incontro, in varie città d’Europa e del Medio Oriente, al fine di favorire la pace.

Non è semplice mettere insieme uomini e donne di diverse religioni, perché stretta è la via nella quale debbono muoversi: da una parte, va evitato ogni intento proselitistico (il voler convertire l’altro alla propria religione); dall’altra è escluso l’irenismo (il minimizzare le reciproche differenze nella fede fino ad  annullarle). Né si approfondisce lo statuto della verità, che ciascuna religione pensa di possedere. Insomma, le questioni squisitamente teologiche sono, per principio, escluse; aprendole, si innescherebbero contrasti irrisolvibili! Questa diplomazia – che lascia da parte la dottrina, per favorire una prassi di pace –  caratterizzerà anche l’incontro che sta per iniziare, come è stato per quelli che lo hanno preceduto. A Roma, infatti, focalizzando da varie prospettive il “tema speranza” ogni relatore/relatrice esporrà il suo punto di vista, senza interferire in chi ne prospetta un altro. Chi ascolta, dunque, sente diverse campane, e sta a lui personalmente, se lo vuole, paragonare le prospettive illustrate, per coglierne assonanze e dissonanze, e ritenere questa o quella idea-chiave come particolarmente rispondente alla propria visione delle cose, e consolante il proprio cuore.

L’incontro romano è frammentato in 32 “panel”, cioè settori e temi illustrati da rappresentanti delle varie religioni: cristiani (cattolici, ortodossi, anglicani, luterani, riformati…) ebrei, musulmani (sunniti e sciiti), buddhisti, shintoisti… Tra gli argomenti approfonditi: il valore della preghiera, la violenza sulle donne, l’America latina di papa Francesco, l’emigrazione, i poveri, la famiglia, il martirio, le vie della pace, la governance mondiale e molti altri ancora.

Potrebbe anche accadere che, su un tema o l’altro, si accenda, tra i relatori/relatrici, uno scambio vivace, e perfino aspro, perché quando dai sommi princìpi – quale religione non vuole la pace? – si scenda al concreto, là dove fede e politica si mescolano, l’idillio finisce, ed emergono insuperabili contrasti. Così quando si dovesse parlare della riconciliazione a Gerusalemme, le esigenze della pace comportano certe conseguenze per gli ebrei (parlando in generale, naturalmente, perché le opinioni sono diversificate), e altre, assai differenti, per gli arabi (musulmani e cristiani, anch’essi con idee spesso disomogenee). E’ molto sottile il confine tra giustizia e ingiustizia, tra obbedienza alla Parola dell’Altissimo e strumentalizzazione della religione per scopi sacrileghi.

Ma, che donne e uomini di religione diverse si ritrovino insieme, si ascoltino, e preghino (in simultanea, epperò in luoghi differenti, per evitare intricatissime questioni teologiche) è pur sempre meglio di niente. La consuetudine di incontrarsi, in spirito di amicizia, infatti, anche se lascia irrisolti decisivi problemi di fondo, nel suo piccolo è una pietruzza che contribuisce a formare il grande mosaico della pace. Perché, senza pace tra le religioni è impossibile la pace del e nel mondo.

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