Non approdano con i barconi, non rischiano di annegare :arrivano in aereo con un visto turistico . Appena giunti nella località prevista il primo giorno chiedono di poter vedere il mare.. Quasi nessuno di loro lo ha mai visto e dinnanzi a quello spettacolo sconosciuto sembra di vederli come tanti bambini affascinati. Vengono da una regione agricola abitata da contadini e poco frequentata dai turisti occidentali. : il Punjab.
I Sikh vivono in una dimensione nella quale miti e spiritualità fanno parte della lori vita quotidiana.
Li incontri con il loro tradizionale copricapo al tramonto sulle loro vecchie biciclette per tornarsene nelle loro misere abitazioni, un tempo costruite per ospitare le seconde case per le vacanze dei romani. Oggi all’interno di questi vecchi comprensori turistici ,privi delle necessarie manutenzioni , gestite dai caporali per conto dei proprietari italiani, puoi trovare tante“little India
Qui il caporale non è il solito italiano, ma è un conterraneo che ti fa da interprete, trova il lavoro, ti trova l’alloggio, ti spiega che devi accettare all’inizio un lavoro in nero sottopagato. Poi, scaduto il permesso di soggiorno turistico è il caporale che si occupa di trovarti una richiesta di lavoro stagionale. Con il nulla osta il lavoratore torna in India e all’ambasciata ottiene un visto per un lavoro regolare per tornare qui ottenere la residenza e consentire il ricongiungimento familiare . Se sei fortunato e ubbidiente agli ordini del padrone (si padrone non datore di lavoro!) e del caporale potresti ottenere anche l’assegno di disoccupazione che ti consente di sopravvivere se aggiunto al salario di fame.
Ovviamente tutto questo ha un prezzo il prezzo di un salario ridotto nella tariffa oraria e nel monte ore effettivamente lavorate . Il prezzo della mediazione al caporale , il prezzo di non poter pretendere un alloggio dignitoso e il prezzo di dover rimborsare al datore di lavoro anche le somme per i contributi previdenziali a carico dell’azienda.
Le comunità indiane insediate nell’agro pontino però possono vantarsi di alcuni risultati.. Possono vantarsi di aver coltivato e raccolto le angurie, le pesche e le verdure che quotidianamente giungono sulle tavole della capitale.
La filiera degli “schiavi col turbante” inizia in India nei villaggi del Punjab e si conclude nel villaggio turistico “bella farnia” (frazione di Sabaudia) il miserabile ghetto dei Sikh dove un posto letto viene affittato a 150 euro per dormire in quattro in ogni stanza .
Questo popolo silenzioso e invisibile ,se non quando iniziano la giornata all’alba e la concludono al tramonto, viene così descritto in un articolo di un anno addietro dal “Fatto Quotidiano”.
“ Lavorano fino a 14 ore al giorno per 3 euro l’ora. Masticano bulbi di papavero per non sentire la fatica, ma cominciano a farsi anche di eroina. Decine sono in cura nei locali servizi antidroga. Il responsabile del Sert: “Non cercano lo sballo, lo fanno per combattere la stanchezza del lavoro nei campi”. Chi non ce la fa si impicca nelle serre “
Purtroppo, cambia solo il metodo e i modi di arrivare in Italia, ma alla fine si finisce a far parte della flotta dei nuovi schiavi o a fornire manovalanza alla malavita. La cosa peggiore che questi due mondi spesso in alcuni territori sono nelle stesse mani, magari con l AIUTO di datori di lavoro, politi e altra gente per bene, che poi si indigna….