Mi sono spesso “trattenuto” dall’esprimere una mia opinione sulla querelle che sta vedendo coinvolto, suo malgrado, lo stimato collega Giuseppe Savà.
Savà interpreta da anni il ruolo di addetto stampa del Comune di Scicli e da troppo tempo è al centro di attacchi continui e concentrici, mirati a svilirne l’attività professionale e giornalistica.
Nessuno ricorda – e lo fa certamente in maniera pretestuosa – che è stato lo stesso Savà a dare spesso lustro alla città di Scicli, portandola sui media nazionali più importanti grazie alla sua sapiente attività giornalistica. Nessuno ricorda che Savà non ha neanche la qualifica che gli spetterebbe e non è a norma con i contratti giornalistici previsti.
Si preferisce attaccarlo in seno al Consiglio Comunale come se la sua fosse carne da macello. Si preferisce delegittimarlo continuamente.
L’ultima nota del Presidente Ferro fa riferimento a “dichiarazioni di Consiglieri riportate parzialmente e decontestualizzate con sapiente tecnica”.
Perché il Presidente Ferro e l’intero Consiglio non si domandano – né mai si sono domandati – come sia potuto accadere tutto quello che è accaduto a Scicli?
Da un lato si continua a difendere un ex Sindaco che è stato rinviato a giudizio per associazione esterna mafiosa, dall’altro si attacca ed offende la professionalità di Giuseppe Savà.
Forse a Scicli qualcuno dimentica che la libertà di stampa è “sacra” così come sacra è la possibilità che ogni professionista ha di svolgere la propria attività secondo coscienza.
Nel caso in specie, al quale fa riferimento la nota del Presidente Ferro, si riporta l’attacco per le dichiarazioni virgolettate a Consiglieri ed il resoconto dell’ultima seduta consiliare. Ogni Addetto Stampa riprende e riporta ciò che sente e ritiene idoneo per informare la collettività
Siamo certi che mai Savà abbia potuto agire con dolo, se avrà sbagliato lo avrà fatto al massimo con “colpa”.
Basta infamarne il buon nome. Basta.
Se ne avrete la forza chiedetene la rimozione, indicando fatti “oggettivi” e “gravi”.
Con ciò, però, non continuate ad infangare l’onorabilità del professionista e dell’uomo.
La mia solidarietà va al collega, all’uomo ed all’amico Peppe Savà.
Paolo Borrometi