Siamo alle porte del 21 gennaio, data ultima che la Commissione Prefettizia di accesso agli atti del Comune di Scicli ha per consegnare la propria relazione e proporre al Prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, lo scioglimento o meno dell’Ente.
Sono passati sei mesi da quando la Commissione ha iniziato il proprio lavoro. Sei mesi nei quali è successo di tutto.
Ma ripercorriamo le tappe.
Tutto ebbe inizio il 7 giugno quando venne sgominata sul territorio sciclitano, dai Carabinieri con delega della Direzione Distrettuale Antimafia, una vera e propria associazione mafiosa (come ampiamente riportato nel nostro giornale on-line LEGGI L’INCHIESTA).
Inizialmente venne definito come il “clan dei netturbini”, prese le mosse infatti dall’indagine Eco, nella quale vennero arrestati: Franco Mormina, il figlio Ignazio Mormina, il fratello Gianni Mormina, Ugo Lutri e Giacomo Fidone.
Ognuno aveva un ruolo diverso.
Il capo clan è stato individuato nello “spaccone” che si faceva chiamare “Franco u Trinchiti”, cioè Franco Mormina, il quale si vantava (LEGGI L’ARTICOLO) di “comandare a Scicli”.
Ugo Lutri era il “bombarolo”, colui che procurava le armi, così come Ignazio Mormina, Gianni Mormina e Giacomo Fidone i bracci armati.
Ad oggi sono tutti al 41 bis (il carcere duro per i mafiosi).
Nell’inchiesta sono stati “sfiorati” anche altri personaggi noti alle cronache giudiziarie della città di Scicli: ovvero i fratelli Gesso, Roberto, Massimiliano e Mauro. Tutti figli di Alfonso Palmiro Gesso, in passato più volte in galera e già condannato per mafia ed associazione mafiosa.
I fratelli Gesso, inoltre, erano stati indicati dalla relazione del 2011 alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, dei Carabinieri della Compagnia di Modica, come facenti parte della associazione mafiosa (LEGGI L’ARTICOLO), poi però per loro derubricata in associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (con loro anche, oltre ai Mormina, Cristian Carnemolla, Luigi Musumeci, Elisa Iabichino, Felicia Paolino, Gaetano Magro, Marilena Cavallini, Guglielmo Verdirame e Franco Marinero).
Il 17 luglio l’allora Sindaco di Scicli, Franco Susino, ricevette da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania un avviso di garanzia per associazione esterna mafiosa.
Una accusa gravissima che contribuì a provocare il “terremoto” politico nella città nota a tutti per essere il set del Commissario Montalbano.
Molte le richieste di dimissioni del Primo Cittadino, ad iniziare dal Senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Giarrusso e dall’Assessore regionale, Salvatore Calleri.
Il 21 luglio il Prefetto di Ragusa avvia la procedura di scioglimento dell’Ente per mafia.
In piena estate, una estate decisamente rovente per la cittadina sciclitana, iniziano le dimissioni dei Consiglieri Comunali, fino a quella più eclatante dell’allora Presidente della Civica Assise, Vincenzo Bramanti, il quale affermò: “che nulla ha a che vedere con l’indagine, ma che per grande rispetto istituzionale nei confronti dell’Ente ed al fine di tutelare l’immagine della città, non ha esitato un istante a fare un passo indietro, oltre che invitato tutti a fare lo stesso”.
La coalizione degli autodefinitisi “responsabili” sostengono il Sindaco che continua imperterrito ad andare avanti nella sua azione amministrativa, pur fra mille difficoltà e scandali continui che coinvolgeranno l’intera macchina amministrativa.
Il tutto sino al 23 dicembre quando Franco Susino si dimette dalla carica di Primo Cittadino.
Intanto inizia il processo per il primo filone a Catania e continua il lavoro dei commissari prefettizi. Lavoro che, appunto, terminerà con la relazione di giorno 21 gennaio.
Relazione fondamentale che permetterà di capire quale proposta verrà fatta relativamente alle presunte infiltrazioni mafiose nell’Ente sciclitano e che, se confermate, vedrebbero la Città amministrata da una triade di Commissari.
Ma Scicli e gli sciclitani (con i mafiosi assicurati alle Patrie galere) hanno già reagito, data la brillante capacità di rialzare la testa e la cultura che ha sempre contraddistinto la pressoché totalità della comunità cittadina. Il film “Italo”, ambientato proprio a Scicli da una storia vera dalla brava regista Alessia Scarso, ne è solo l’ultimo lampante esempio.