Scicli, gestione manifesti. Mormina: “se vedo un manifesto ammazzo anche chi ancora deve nascere”

Siamo arrivati al terzo capitolo della nostra inchiesta (LEGGI: PRIMO ARTICOLOSECONDO ARTICOLO) e l’odierno riguarda la (presunta) gestione dei manifesti a Scicli.

Basta fare un paio di semplici moltiplicazioni per constatare in proprio quanto rendesse l’affissione dei manifesti nella città di Scicli.

Fruttava, infatti, 1 euro a manifesto (per un minimo di 500) l’incarico dato alla (presunta) associazione mafiosa dai candidati alle diverse tornate elettorali che, solo nel 2008, furono all’incirca 300 (per le elezioni ragionali ed amministrative).

Il (presunto) sodalizio mafioso che – stando alle indagini dei Carabinieri di Modica -, con ripetute minacce, violenze e, soprattutto, facendo leva sulla forza d’intimidazione generata sulla popolazione e la conseguente omertà, ha saputo monopolizzare le attività di affissione dei manifesti elettorali dei vari candidati politici, senza distinzione di schieramento, in occasione delle elezioni politiche, regionali ed amministrative svoltesi dall’anno 2008 a Scicli, capitalizzandone quindi gli introiti.

Per adesso ci occuperemo della prima parte dell’inchiesta dei Carabinieri che venne pianificata e capeggiata da Franco Mormina, con la collaborazione del figlio Ignazio, nonché di Cristian Carnemolla, Giacomino Fidone e Maurizio Adamo.

Tante sono le circostanze in cui i sodali utilizzeranno la forza fisica o quella intimidatoria.

Una delle prime (è datata 27 maggio 2008 quando, Franco Mormina minacciò e percosse A. I. ed il figlio B. I., perchè ritenuti colpevoli di aver affisso manifesti di un candidato sindaco, in spazi elettorali già occupati da altri manifesti da loro affissi.

In questa occasione, come in tante altre, le vittime (si legge nelle “carte”) non sporgono alcuna denuncia per “timore di rappresaglie” ed i Carabinieri vennero a conoscenza dell’accaduto tramite le intercettazioni (CHE RIPORTIAMO SOTTO).

È Cristian Carnemolla ad informare Franco Mormina (alle 18,26 del 27 maggio) della presenza dei due “percossi” dai Carabinieri:

FRANCO:          Pronto.

CRISTIAN:        Alla Stazione…

FRANCO:          Sono alla Stazione?

CRISTIAN:        Sì.

FRANCO:          Allora fermateli.

CRISTIAN:        Va bene. Qua li abbiamo fermati.

 

Così Franco Mormina, temendo che i due abbiano fatto denuncia del pestaggio avvenuto ai Carabinieri, contatta (alle 19,27) Maurizio Causarano e Salvatore Carbone (che, va precisato, non risultano né denunciati né indagati) che riuscirono a convincere le vittime a non fare denuncia.

FRANCO:          Compare.

MAURIZIO:      Compare, non è vero niente.

FRANCO:          Ma come? Mi ha telefonato proprio adesso “Venticinque” (ndr. Venticinque Giovanni, allora candidato sindaco di Scicli) che sono nella Tenenza a Modica e mi dici che non è vero niente!

MAURIZIO:      Compare non è vero niente!

FRANCO:          Compare non ti fare dire menzogne perché lo ammazzo, compare, anche se il telefono ce l’ho sotto controllo!

MAURIZIO:      Quello non ha …

FRANCO:          Ti sto dicendo che Venticinque è alla Tenenza di Modica.

MAURIZIO:      Ma no quello, quello denuncia non ne ha fatto, compare, non è vero niente.

FRANCO:          Allora lo ha detto solo a “bocca”, te lo dico io.

MAURIZIO:      Ma nemmeno; è qua, presente con noi. Aspetta che ti passo.. Ci sentiamo tra un pò

FRANCO:          E allora perché … perché i Carabinieri sono andati là?

MAURIZIO:      Se ti dico che è cosi! Aspetta, aspetta che ti passo a Turiddu (ndr CARBONE Salvatore).

CARBONE:       Ohu.

FRANCO:          Sì, Turiddu.

CARBONE:       Vedi che forse non è vero.

FRANCO:          Ma come, quello mi ha telefonato poco fa … è seccato, gli sta scoppiando il cervello a Venticinque.

CARBONE:       Chi?

FRANCO:          Venticinque! Perché c’è la Tenenza di Modica e la Tenenza di Scicli. Mi ha detto che quello gliel’ha detto e ci hanno bloccato solo i manifesti di Venticinque.

CARBONE:       Non è vero, ora vediamo, ora poi ti chiamo io.

FRANCO:          Turiddu, diglielo che può andarsene da Scicli! Anche se il telefono ce l’ho sotto controllo e me ne vado in galera, quando esco poi saranno problemi suoi.

CARBONE:       Franco!

FRANCO:          Te lo giuro sull’anima di mia madre. Perché lui ha torto, non possono scherzare con il “mangiare della gente”. E lui lo sa.

CARBONE:       Deve stare zitto. Non dare retta a nessuno.

 

Solo pochi giorni dopo, il 31 maggio, Franco Mormina incaricò il figlio Ignazio di procedere alla rimozione dei manifesti del candidato “Miceli“…perché sta facendo schifo – dice al figlio nell’intercettazione – le postazioni le ha occupate tutte lui … ora quando li prendo gli spezzo le ossa…”.

Ed in seguito, lo stesso Franco Mormina (accompagnato da Maurizio Adamo e Cristian Carnemolla) , incurante della presenza di una pattuglia dei Carabinieri di Scicli, minacciò quattro persone (G. M., C. R., C. P. e C. C.) perché impegnati nell’affissione dei manifesti di un altro candidato Sindaco: “…se non la smettete di affiggere i manifesti – dice Mormina – vi brucio ad uno ad uno le case, in quanto io con questo lavoro ci vivo e già vi avevo avvisato…” .

MINACCE AD IMPRENDITORE MODICANO

Fra le minacce più “cruente” di Franco Mormina, troviamo quelle indirizzate ad un imprenditore modicano, Vincenzo Minardo, che si “lamentava – stando a quanto si legge nelle indagini dei Carabinieri – per l’esiguo numero di manifesti affissi e della conseguente prospettata intenzione di sollevarlo dall’incarico”.

 

“… facciamo una cosa – dice Franco Mormina -, si venga a prendere i manifesti e non si permetta più di offendere perché non la faccio entrare nemmeno a Scicli, prenda informazioni…e un’altra cosa ancora. Appena noto una carta (ndr. Manifesto elettorale) a Scicli, salgo a casa e ammazzo anche quelli che ancora devono nascere. Informati con tuo fratello chi sono… Appena trovo una carta a Scicli ti taglio la testa! A quelli che ancora devono nascere e che ancora devono partorire, ammazzo a tutti! Informati chi è “Franco u Trinchiti” Anche se vai dai Carabinieri “ma suchi”! Appena gli sbirri arrestano me, ne rimangono 500 come me e vengono fino a casa. Io in carcere, ma 500 saranno addosso a te! Un manifesto di quello non lo voglio vedere più a Scicli, questo lo decido io! A Scicli ne rimangono 500 “tutte a nome mio” e li avrà tutti addosso! La gente per me cammina zoppa e lo posso dire anche per telefono, che è sotto controllo. La gente cammina zoppa per me, sulla sedia rotelle. Pensi lei cosa può essere per me”.

 

In un’altra circostanza, il 6 aprile, in occasione della campagna elettorale per le elezioni regionali, si verificò una lite tra Ignazio Mormina e F. P.

Fu il padre Franco, appena appreso il fatto, a minacciare ulteriormente il F.P., dicendogli testualmente :“Sono sempre Franco “u trinchiti”! Il vostro Padrone! Digli a tuo padre che si fa le valigie e se ne va da Scicli oppure viene e si mette in ginocchio. Altrimenti vi scanno a tutti come le ciavorelle (agnellini)!”.

AGGRESSIONE A DUE VITTORIESI E “GRUPPO DI FUOCO”

Sempre il 6 aprile, Ignazio Mormina e Cristian Carnemolla picchiarono due giovani vittoriesi perché impegnati ad affiggere manifesti elettorali di candidati politici nel “loro territorio”.  Il giorno seguente, l’albanese Arjan Mema informò Franco Mormina che a Vittoria avevano organizzando una “spedizione punitiva” nei suoi confronti per vendicare l’aggressione.

È Bartolomeo Trovato ad informare Franco Mormina (intercettazione 7/4/2008 ore 18:30):

BARTOLO:      dice che ti stanno venendo a trovare, non so chi

FRANCO:         dove stanno venendo?

BARTOLO:      boh, non lo so. Gli hanno detto così. (…) Ha telefonato Adriano (MEMA Arjan) a mio fratello e mi ha detto “dici a Franco che gli stanno arrivando ospiti. Però lo devi avvisare …” E mio fratello (ndr TROVATO Giuliano) mi ha telefonato. Boh, non lo so cos’è, lo sai tu.

FRANCO:         sì, ok. Ora vedo.

 

Avuta la notizia, Franco Mormina, per fronteggiare i soggetti di Vittoria provvide immediatamente ad organizzare un gruppo di fuoco composto – secondo le intercettazioni dei Carabinieri -, oltre che da lui, da suo figlio Ignazio, da Cristian Carnemolla e da Giuliano Trovato.

“Dalle conversazioni intercettate si rileva chiaramente (si legge nei documenti di indagine) come il gruppo si sia dotato anche delle armi in possesso di  Giuliano Trovato e del fratello Giovanni Mormina”.

L’episodio risoltosi pacificamente grazie alla mediazioni di molti “noti pregiudicati” fra Vittoria, Scicli e Modica – concludono i Carabinieri – è utile a dimostrare come la consorteria abbia avuto disponibilità di armi, custodite da sodali o dai fiancheggiatori, come dimostrano le numerose conversazioni telefoniche e tra presenti”.

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