“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”.
È con questo spirito, partendo dalle parole accorate del Giudice Paolo Borsellino, che vogliamo parlarvi di ciò che accade a Scicli, in una delle principali capitali del barocco siciliano, nota al grande pubblico per essere il set a cielo aperto della fiction “Il Commissario Montalbano”.
Una città dalla cultura inenarrabile pari solo alla propria bellezza che, però, ha ceduto il passo “all’omertà”, alla delinquenza ed al malaffare. Anche nella politica.
Nel cuore della città barocca, non molto lontano dalla questura tanto odiata dal più famoso commissario siciliano, c’è piazza Italia, la via del passeggio. Ed è proprio qui, su questo affollato palcoscenico che, in occasione delle campagne elettorali, vengono affissi i manifesti dei candidati.
Un luogo che a ridosso delle elezioni diventa una sorta di galleria di volti. Belli o brutti, giovani o vecchi, uomini o donne, che ispirano fiducia o con lo sguardo inespressivo: poco importa. Essenziale è esserci.
Ed è proprio in quell’occasione che scatta una sorta di gara tra chi di mestiere fa l’attacchino.
Una gara che, come tutte le competizioni che si rispettano, ha le sue regole. Regole dettate dalla mafia, ovviamente. Sulle quali è chiamato a vigilare il capobastone di turno.
«Se non la smettete di affiggere i manifesti vi brucio ad uno ad uno le case, in quanto io con questo lavoro ci vivo e già vi avevo avvisato», minaccia u Trinchiti, al secolo Franco Mormina, personaggio colorito, tozzo e abbondante.
Un avvertimento che i suoi quattro interlocutori non possono prendere sottogamba.
U Trinchiti è, infatti, un esponente di spicco della mafia a Scicli.
Insieme ai figlio Ignazio, al fratello Giovanni, e ad altre due persone (Giacomo Fidone e Ugo Lutri), gestiscono il racket delle affissioni. E chi viola le regole – le stesse sulle quali vigila Mormina senior – corre seri rischi per la sua incolumità fisica.
Minacce e pestaggi non sono infatti stati un evento raro, soprattutto durante le campagne elettorali.
Di molto strano – si fa per dire – c’è che nessuna delle persone intimidite o malmenate ha mai sporto denuncia.
Utilizzando i “più convincenti metodi”, la gang capeggiata da u Trinchiti è diventata praticamente padrona degli spazi elettorali (autorizzati e abusivi) di Scicli. Ricavandone utili a quattro e cinque zeri, tenuto conto che il prezzo pagato per ciascun manifesto affisso era mediamente di un euro, per uno stock minimo di cinquecento pezzi. Come dire che più si votava, più u Trinchiti ci guadagnava.
Un boss spavaldo e prepotente, Franco Mormina, di professione netturbino. Che con le buone o le cattive, è riuscito a imporre la “sua” legge su tutte le attività (lecite e illecite) ricadenti nel territorio di Scicli.
Lo faceva grazie ai solidi legami esistenti con altre famiglie mafiose della zona e contando sulla complicità di politici ed amministratori locali.
Persino il Sindaco Franco Susino (al secolo Francesco), secondo quanto ci risulta, avrebbe usufruito dei suoi servigi.
Tanto è vero che, successivamente all’elezione del primo cittadino, “u Trinchiti” ed i suoi fedelissimi colonizzeranno i vertici della ditta “Eco Seib Srl”, addetta alla raccolta dei Rifiuti solidi urbani, per conto del Comune di Scicli.
E u Trinchiti ed i suoi accoliti non gestivano solo il business dei manifesti elettorali, ma anche quello delle estorsioni, dello spaccio e dei rifiuti solidi urbani.
Ma siamo soltanto all’inizio di un lungo cammino di inchieste giornalistiche che ci porterà, nei prossimi mesi, a raccontarvi cosa accada a Scicli.
Convinti come siamo che, la cosa più importante sia essere informati, per decidere da che parte stare!