La città di Scicli è stata da sempre “particolarmente turbolenta”, tanto da essere indicata da Saviano (in una puntata di “Che tempo che fa” su Rai Tre, il 17 ottobre del 2012), come un Comune sciolto per Mafia. Effettivamente il consiglio comunale della città fu sciolto per mafia il 17 luglio del 1992, ma una sentenza del Tar del 9 marzo del 1994 reintegrò il massimo consesso cittadino di Scicli, perché il decreto di scioglimento fu dichiarato illegittimo per “violazione di legge e totale travisamento dei presupposti di fatto”.
Tutto, però, viene rimesso in discussione e la città ripiomba nel “buio del sospetto mafioso”, tanto che da qualche tempo sarebbe nel mirino della Dda di Catania.
E’ il caso di accertare eventuali infiltrazioni mafiose nel comune di Scicli. Secondo i “bene informati”, infatti, gli interessi del clan Cappello si sarebbero estesi al settore della raccolta dei rifiuti nel piccolo centro ibleo.
Ci sono episodi inquietanti che hanno origine nel 2007 e non escluderebbero neanche le ultime due campagne elettorali del 2008 e del 2012 per il rinnovo degli organismi elettivi dell’ente e cioè l’elezione del sindaco, della giunta e del consiglio comunale. Episodi che nessuno ha mai voluto raccontare, che sono rimasti fra il “detto e non detto” della gente e che forse, finalmente, sarebbe il caso di approfondire.
Per andare ai fatti, quelli importanti, ci sarebbero due filoni: quello relativo alla gestione dei rifiuti e quello riguardante l’affissione dei manifesti. E’ su questi che, giornalisticamente, vorremmo concentrarci prossimamente.
Nel 2007, infatti, il sindaco Falla denunciò pubblicamente che “alcuni consiglieri si aggiravano insieme a soggetti con la fedina penale sporca”. Falla denunciò anche il fatto che durante la campagna elettorale ci furono delle “minacce ed azioni violente, nei confronti di rappresentanti di partito”.
E non sarebbe da escludere la “lunga mano della criminalità organizzata catanese e “inquietanti” similitudini con le numerose indagini nella città di Palagonia.