“A Vittoria sono tanti i delitti irrisolti, sono tante le sparizioni misteriose. Perché nessuno si occupa della questione? Perché non c’è nessun tipo di memoria?”.
Caro Sindaco,
prendo spunto da questa riflessione, pervenuta all’attenzione della nostra Redazione da parte di una Signora di Vittoria, per scriverTi pubblicamente.
Hai l’onore e la fortuna di essere il Primo Cittadino di una città davvero bella, ricca di storia e di arte. Una città che vive anche di cultura (basta vedere lo splendido successo del “Vittoria Jazz Festival” e non solo). Una città che merita una maggiore attenzione, sempre crescente.
Una città, come tante altre nella nostra meravigliosa Terra di Trinacria, che vive – però – di grandi contraddizioni, di silenzi a tratti inaccettabili e di memorie, di uomini e persone che non ci sono più. Senza un perché!
Una città ed una collettività che, nella stragrande maggioranza dei casi, è formata da persone con la schiena dritta, lavoratori indefessi, gente per bene.
Così le parole di quella Signora, di questa madre, mi hanno colpito. Hanno colpito il mio cuore, così come son certo colpiranno il Tuo e quello di ogni cittadino vittoriese.
C’è oggi chi cerca verità, giustizia ma, molto spesso, soprattutto memoria: affinché persone come Ivano Inglese (LEGGI LA SUA STORIA), come Alessio Amodei (LEGGI LA SUA STORIA), come Salvatore Giannone (LEGGI LA SUA STORIA), come il Signor Salerno ed altri, non vengano dimenticate, non vengano rimosse dalla memoria della collettività vittoriese.
Perché affermare che “tutto va bene” è il pericolo più grande che ci possa essere.
Il creare allarmismo non sta nel denunciare, bensì nel “non dire”, nel “girarsi dall’altra parte”, nel porre il fianco a chi vuole “l’oblio di vicende così tristi”.
Dietro ad ogni nome, dietro ad ogni omicidio, dietro ad ogni sparizione, c’è una famiglia che soffre, ci sono amici e parenti, ci sono fidanzate e singoli cittadini che ricordano e non hanno più lacrime per piangere.
Eppure tanti giovani, tante persone, non sanno neppure chi siano questi “nomi”, non curano il loro ricordo né la loro memoria.
Le nuove generazioni, accompagnate da quelle che hanno memoria storica di ciò che è avvenuto ed avviene, non hanno bisogno di “fratture”, bensì di unione di intenti e di pensieri.
Così mi interrogo se non fosse il caso di dedicare a queste persone una giornata di ricordo cittadino, istituire una occasione di confronto e spiegazione.
Non l’ennesima commemorazione sterile, bensì un confronto che possa abbracciare tutta la cittadinanza, partendo dalle scuole di ogni grado e genere.
Perché la memoria, la voglia di cambiare, il non accettare silenzi ed omertà vanno inculcati sin da piccoli.
Sono segni indelebili di una formazione che deve avere ognuno di noi, nel nostro piccolo.
Perché dimenticare quelle storie, quelle persone, non vuol dire solo abbandonare le loro famiglie ed i loro affetti, ma spesso corrisponde ad ucciderli nuovamente.
E noi non possiamo consentire tutto ciò. Altrimenti abbandoniamo falsi buonismi, dichiarazioni di facciata e , guardando negli occhi le loro madri e di loro padri, diciamogli chiaramente: “Ci dispiace, ma è andata così!”.
Io però, sperando nella massima condivisione e nel massimo coinvolgimento civico, son convinto che una realtà ed una collettività splendida come quella di Vittoria, voglia condividere l’appello, far proprie le parole di quella madre, andare oltre l’apparenza lottando l’omertà ed abbracciando il ricordo.
Per Ivano, per Alessio, per Salvatore e per chi oggi non c’è più ma merita giustizia!