“Signora Ministro, La imploro con il cuore puro di una mamma che si aggrappa ai ricordi per non scivolare via. Tutto ciò che mi resta, ormai, è assicurare che i miei angeli, Aurora, Christian e Rita, riposino in pace. Per la pace eterna, ci si appella alla giustizia divina; ma per quella terrena è a Lei che mi rivolgo”.
E’ struggente questo appello di una mamma. La mamma è Vincenza Barone, ha perso sua figlia Aurora Serrentino di appena 17 anni, il fidanzato che era alla guida, Christian Minardo, (di 22 anni) e la zia in un gravissimo incidente stradale.
La persona ritenuta colpevole (in primo e secondo grado) è Angelo Runza, condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione, con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza e con uno scambio di messaggi telefonici compatibili con l’orario dell’incidente.
“Aurora non c’è più – scrive la mamma alla ministra – mentre chi l’ha strappata dalle mie braccia sì. Sta agli arresti domiciliari, vive con i suoi genitori, supportato dall’affetto di parenti e amici come se nulla, quel 20 gennaio, fosse accaduto. Non ho mai ricevuto scuse alcune né segno di pentimento da parte della famiglia del giovane che ci ha condannato a un’esistenza vuota e infelice. Non una parola di conforto, neanche per tramite del loro legale, per manifestare una minima vicinanza. Solo silenzio, un silenzio assordante”.
Non vendetta ma giustizia, è quella che chiede la madre di Aurora.