Nei giorni scorsi migliaia di cittadini sono stati raggiunti da avvisi di accertamento TARSU, TARES e TARI, per gli anni 2012-2017, che si aggiungono alle migliaia di intimazioni di pagamento già inviate per il canone idrico. Insomma, il Comune di Modica ha deciso di fare cassa con mano pesante, ma commettendo diversi errori.
Il primo errore consiste nell’applicazione del tributo in base all’estensione catastale. In realtà, secondo la normativa vigente, il calcolo dell’imposizione avviene sulla superficie calpestabile, esclusi balconi, verande, terrazzi, cortili, giardini che, invece, sono presenti nei dati forniti dall’ufficio del catasto. Questo sia pure piccolo particolare restituisce, ovviamente, risultati molto diversi, soprattutto per quanto riguarda le case autonome, quelle che si trovano in campagna (la nostra è una campagna molto antropizzata), al mare e per i locali commerciali e/o artigianali. E non a caso la legge considera la superficie catastale quale strumento di accertamento meramente indiziario del tributo, cioè quale punto di partenza per una verifica dettagliata (che in questo caso è mancata).
Un altro errore è quello di avere applicato un solo coefficiente moltiplicatore, cioè quello per l’abitazione vera e propria, anche alle pertinenze, per le quali, invece, è previsto un coefficiente ridotto. Anche questo fatto ha contribuito ad aumentare esponenzialmente l’importo del tributo, alimentando la presunzione fallace di una violazione tributaria.
Ed ancora, l’amministrazione ha proceduto erroneamente all’applicazione della salata sanzione per mancanta o infedele dichiarazione, sul presupposto, del tutto arbitrario, che la dichiarazione non c’è o se c’è contrasta, in ogni caso, con i dati catastali e deve essere, quindi e comunque, sanzionata. Per quello che abbiamo detto prima, tale assunto è del tutto generico, infondato nel confronto con il caso concreto e assolutamente illogico sul piano del metodo amministrativo.
Il risultato, di questi e di altri errori, determina un aumento dell’imposizione tributaria che oscilla tra i 100 e i 200 euro per anno (comprese le sanzioni). Se moltiplichiamo questo dato per i cinque anni contestati ai contribuenti modicani, otteniamo la considerevole cifra di 500/1000 euro da recuperare per ogni cittadino. Ipotizzando che di questi avvisi ne sono stati inviati 10.000, possiamo ritenere che il Comune sta accertando (e iscrivendo in bilancio) un credito di 5/10 milioni di euro. Una bella cifra! Ottima per finanziare feste, fuochi d’artificio, Chocco sagre e per pagare i numerosissimi affidamenti diretti, quelli che vanno dalla scerbatura alla refezione scolastica. Ricordando Gaber: con poca spesa il motore (del consenso, ndr) ha tutta un’altra resa!
Ma siccome ci sono questi errori, il rischio è quello di ottenere solo residui attivi in tutto o in parte non esigibili, con conseguenze nefaste (peraltro già reiteratamente censurate dalla Corte dei Conti) sul piano finanziario e contabile.
E la domanda, a questo punto, sorge spontanea: chi sono i responsabili di questi errori? Risponde il primo cittadino in persona, ammettendo pubblicamente la defaillance: sono tali i dipendenti del catasto, perché avrebbero commesso presunti e non meglio dimostrati errori di attribuzione delle superfici. Colpevoli anche i consulenti tecnici e fiscali perché, secondo Abbate, non avrebbero avvertito i cittadini e le imprese dell’obbligo di comunicare la superficie degli immobili (vai a spiegare che tale obbligo non è esteso a tutti ma sussiste solo in casi specifici). Colpevoli, ovviamente, i precedenti amministratori perché non avrebbero mai avviato un processo di verifica con i cittadini per regolarizzare le posizioni individuali in materia (ma neanche lui, in questi 4 anni e mezzo, ha proceduto in tal senso!)
Ovviamente le accuse di Abbate nei confronti dei dipendenti del Catasto, nei confronti dei consulenti e nei confronti degli altri sindaci sono strumentali e rappresentano la tipica pratica dello “scarica barile”, da parte di chi non vuole ammettere di avere sbagliato.
Diciamocelo francamente, Ignazio sta dimostrando di non avere più in mano le redini del Comune e che ha “perso i muli ma cerca i capestri”.
Dopo avere dissestato le finanze comunali, oggi tenta una delle sue solite, ormai non più credibili, mandrakate, pur di ottenere qualche spicciolo da barattare con un po’ di consenso festaiolo. Ancora una volta, come accadeva all’ormai mitico Bruno Fioretti, ha azzardato, scommettendo sul cavallo perdente…e gli è andata male…
Che volete che vi dica?
Bum Ciche Bum Ciche Bum Ciche Bum