“Sono contentissimo di essere qui con voi e vi chiedo di perdonarmi per il ritardo e per l’attesa alla quale vi ho costretto”. Si presenta con queste parole, alla platea di bambini festanti della scuola “Piano Gesù” di Modica, il Vescovo di Noto, Monsignor Antonio Staglianò. Una visita non programmata e decisa soltanto all’ultimo minuto, cioè quando i dirigenti della scuola del quartiere alto della città, hanno appreso che il Vescovo stesse visitando il vicino carcere. Monsignor Staglianò ha accettato di buon grado di rivolgere un saluto ai bambini ed al corpo docente della scuola, riservando loro parole molto dolci ed affettuose. Si è soffermato molto sulla materialità/materialismo che travolge tutti, oggi, soprattutto i giovani. Ha invitato ad usare tutta la “loro intelligenza per non cadere nella “spazzatura” di ciò che, troppo spesso, la Tv e la pubblicità trasmettono”. “Occorre puntare all’essenziale – ha sottolineato -, perché la gente deve poter guardare la trasparenza e la pienezza nei nostri occhi e non il vuoto e la materialità che ci circonda”. Poi ha chiesto: “I giovani dentro le Chiese sono pochi, ma perché? Cosa vogliono i giovani dalla Chiesa?”. Da queste domande, ha fornito la propria “ricetta”, invitando i giovani infine a trovare spazi dove si possa essere più umani, ricordando loro di andare a trovare i nonni non solo quando sanno che potranno ricevere la paghetta, ma sempre. “Aver cura del proprio tempo significa aver cura di se stessi! Amare, significa tutto ciò – ha commentato il Vescovo -, significa onestà, amorevolezza, rispetto, fedeltà. Questo è quello che dobbiamo imparare a fare”. Prima di dedicarsi ad un bellissimo abbraccio con i bambini, camminando fra loro e rivolgendo quasi ad ognuno un gesto di affetto, Monsignor Antonio Staglianò, con accanto don Gino Firrito, ha concluso parlando anche agli insegnanti. “I cittadini, oggi, hanno fame di giustizia, amore, sincerità, affetto, uguaglianza. Sta ad ognuno di noi ricercare la strada giusta che conduce al bene comune, che non va ricercato in una equa divisione del denaro pubblico, ma nei rapporti di fratellanza che ogni uomo deve sforzarsi quotidianamente di far crescere nei confronti dei suoi concittadini”.