Spray al peperoncino: strumento di autodifesa o arma utile all’offesa?

Da quando ho aperto gli occhi ieri e ho appreso della tragedia in discoteca ad Ancona, non riesco a smettere di pensare ai cinque giovanissimi e a quella giovane mamma che hanno perso la vita.
Rifletto di continuo anche sulla causa della strage.
Sembra che anche in questa circostanza l’ondata di panico e la sciagura sia dovuta all’utilizzo di una bomboletta di spray urticante.
Mi torna in mente un’altra tragedia, quella di piazza San Carlo a Torino, 1527 feriti e una donna morta.
Nell’ambito delle indagini, infatti, nell’aprile scorso sono stati arrestati alcuni ragazzi italiani di origine maghrebina, ritenuti responsabili del panico scaturitosi in piazza. Il gruppo avrebbe spruzzato spray urticante allo scopo di rapina. Il gruppo di malviventi in questione, secondo gli inquirenti, avrebbe utilizzato la stessa tecnica, sempre a scopo di rapina, anche in altre occasioni.
Le responsabilità e le cause sono certamente anche altre, ma il fatto scatenante, nei due casi, è lo spray al peperoncino.
Nella discoteca, secondo le ultimissime notizie, un minorenne, della provincia di Ancona – secondo alcuni testimoni – sarebbe salito su una pedana per spruzzare lo spray urticante prima dell’arrivo del trapper Sfera Ebbasta.
I dispositivi nebulizzatori contenenti capsicum, comunemente detti al peperoncino, sono stati al centro di alcuni interventi normativi. Gli spray ora sono stati disciplinati dal regolamento del 12 maggio 2011, n. 103, che ha definito le “caratteristiche tecniche degli strumenti di autodifesa che nebulizzano un principio attivo naturale a base di Oleoresin Capsicum e che non abbiano attitudine a recare offesa alla persona”, così come era previsto dall’articolo 3, comma 32, della legge n. 94/2009. I dispositivi che non rispettano le indicazioni elencate nel comma 1 del decreto, sono soggetti alla normativa sulle armi.
Di conseguenza, dal 9 gennaio 2012, con l’entrata in vigore del regolamento, gli spray al peperoncino possono essere liberamente venduti e portati. Basta avere sedici anni per acquistarli anche nei supermercati.
Continuano a essere considerati armi, i dispositivi spray con caratteristiche più potenti.
Ora, però, da quando chiunque può acquistare e portare con se lo spray, quello che doveva essere uno strumento di autodifesa, si è trasformato in arma di offesa.
Basta fare un giro nel web per rendersi conto di quante volte quella bomboletta di gas urticante sia stata utilizzata per fare rapine. Si parla anche di “bande dello spray urticante” che utilizzano lo “strumento di autodifesa” per fare furti nelle discoteche.
L’ho già scritto tempo addietro, odio le armi.
Sembra un paradosso, ho fatto il poliziotto, eppure ho sempre odiato le armi.
A causa di quella maledetta pistola, ho perso troppi amici.
Soprattutto per questo motivo, ho deciso di riconsegnarla.
Qualcuno dirà: cosa c’azzecca la pistola con lo spray al peperoncino?
Visti i risultati, c’azzecca, eccome se c’azzecca.
Troppe sono le vittime di quello “strumento di autodifesa”.
Abbiamo poi preso una deriva che ci sta portando su un eccesso di legittima difesa legalizzato.
Non si può uccidere una persona, anche se questa è un ladro, se non è a rischio la nostra vita. Questo deve essere sempre ben chiaro a tutti.
Questa voglia di Far West che arriva da oltreoceano, che ha consentito il dilagare delle armi e ha portato il popolo degli Stati Uniti a piangere tanti figli e figlie.
Vogliamo arrivare a quei livelli?
Sono convinto che la maggioranza del popolo italiano, nonostante in questi ultimi anni sia stato letteralmente abbandonato a se stesso sotto il profilo della sicurezza, la pensi diversamente.
E’ lo Stato che deve tutelare i cittadini.
Negli ultimi 30 anni, però, non hanno fatto altro che dissanguare, depotenziare le Forze dell’ordine, sia sotto il profilo degli organici (35.200 operatori in meno dal 1989 ad oggi) sia con tagli economici. Per non parlare poi degli svuota carceri e dell’incertezza della pena.
I cittadini non si sentono più sicuri, ma il problema sicurezza non si può risolvere con il fai da te.
Occorre maggior controllo del territorio e pene certe.
E lo Stato deve intervenire su questo.
Sarebbe bello, per esempio, rivedere uscire 40 Volanti e 40 pattuglie dei Carabinieri dalle rispettive caserme di Roma, come accadeva fine anni ’80, inizio anni ’90. Ora, purtroppo, ne escono solo 12 da una parte e 12 dall’altra e il controllo del territorio, in molte zone della Capitale, è diventata un’utopia.
Tornando allo spray, non è possibile che uno strumento di autodifesa, da quando è stato liberalizzato, sia più frequentemente utilizzato come arma utile all’offesa. Occorre riflettere su questo, anche i previsione dell’mminente capodanno e dei festeggiamenti connessi, considerando anche il rischio dell’emulazione che è sempre presente.
Non sarebbe utile prendere qualche accorgimento?
Un intervento normativo che limiti la possibilità di portare la bomboletta in occasioni di riunioni pubbliche, come avviene per i possessori del porto d’armi per difesa personale, e l’identificazione e trasmissione dei dati alle Forze di polizia territoriali, della persona che compra spray urticanti, sarebbero già due passi in avanti.

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