“Bisogna dare una risposta definita in tempi brevi su questa vicenda, che ha ormai assunto dei profili giudiziari inquietanti”. Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in merito al caso Stamina. “Io non posso parlare del metodo – spiega Lorenzin – perche’ come si sa sono tenuta a un vincolo di riservatezza, ma il comitato scientifico che ha esaminato il metodo ha dato una valutazione negativa. Oggi apprendiamo dalla stampa dati sull’inchiesta in corso a Torino nei confronti di Stamina Foundation e spero ci sia al piu’ presto un accertamento. Il nuovo comitato scientifico dovra’ valutare la scientificita’ e la sicurezza del metodo come quello precedente”.
La richiesta della Federazione Italiana Malattie Rare Onlus
Fare chiarezza sul metodo Stamina. La Federazione Italiana Malattie Rare Onlus, che rappresenta oltre 100 associazioni di pazienti, si unisce cosi’ alla voce di molti scienziati, ricercatori, medici e malati ed esprime perplessita’ sul fatto che, anche a fronte di un nuovo comitato nominato dal Governo, non si chiariscano i dubbi sulle motivazioni presentate dal primo gruppo di esperti. “Riteniamo – si legge in una nota della Federazione – un obbligo etico e un preciso dovere sociale fornire completa conoscenza sui dispositivi di validazione scientifica di un metodo che suscita tante speranze, e allo stesso tempo sulla qualita’ dell’informazione e sulla sicurezza dei pazienti coinvolti in sperimentazioni di frontiera”.
Stamattina Vannoni aveva “sgomberato il campo” da “notizie false”
Nel metodo Stamina non vengono usate cellule staminali, e le cellule utilizzate sono a rischio malattie, tra cui la mucca pazza? “Tutte bufale, le nostre cellule sono ben caratterizzate, sicure, e sono certamente staminali”. Cosi’ Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation, replica all’inchiesta pubblicata sulla ‘Stampa’ che citando i rapporti dei Nas e del comitato scientifico ministeriale stronca il controverso metodo. “All’ospedale di Brescia – ricorda Vannoni all’AGI – gli ispettori non hanno ritirato le cartelle biologiche di ogni paziente, in cui si vederebbe che il siero fetale bovino utilizzato viene da zone Bse free, quindi non c’e’ assolutamente rischio di mucca pazza”. Quanto al dubbio se vengano utlizzate o meno staminali, Vannoni e’ categorico: “Certo che si’. Questi presunti esperti non hanno trovato una proteina, il Cd105, che secondo parte della letteratura dovrebbe indicare la presenza di cellule staminali mesenchimali. Nelle nostre non c’e’. Ma secondo molti scienziati la proteina indica solo che le staminali sono indirizzate a diventare osso. Ma noi non vogliamo che questo accada, noi le trasformiamo in neuroni, per questo la proteina non c’e’. La cellule che usiamo sono gia’ caratterizzate a Brescia, dove vengono utilizzate in una struttura pubblica, e sono staminali eccome”.