L’amministrazione comunale ha nominato un direttore “onorario” della biblioteca comunale, nella persona del Prof. Uccio Barone.
Per fare questo si è dovuto procedere alla modifica del regolamento di biblioteca, con l’introduzione di nuove norme che prevedono sia la figura del direttore “onorario” che la presenza del Consiglio di Biblioteca, presieduto di diritto dallo stesso direttore.
Ora, prescindendo da ogni valutazione di ordine personale sulla scelta di chi andrà a ricoprire questo nuovo ruolo gestionale della biblioteca, perché nessuno può negare le competenze culturali del prof. Barone nella materia storica, pur tuttavia mi sembra doveroso fare qualche considerazione “critica”, prima di tutto sul metodo adottato dall’amministrazione, che ha optato, come ormai di consueto, per un vero e proprio provvedimento ad personam.
La scelta, poi, di modificare il regolamento di biblioteca offre, nel merito, problemi sia tecnici che politici.
Ed infatti, le competenze, che il nuovo regolamento attribuisce al direttore onorario, richiedono sia una certa autonomia di carattere gestionale-amministrativa che una rilevante capacità di indirizzo politico.
Detto in altri termini, la biblioteca di Modica sarà “governata”, nel futuro, da un soggetto che, pur non facendo parte della pianta organica comunale (cioè non essendo un funzionario in ruolo), eserciterà, sia pure in associazione con il p.o., poteri di direzione sui dipendenti comunali e, pur non facendo parte della giunta comunale, eserciterà sul p.o. di settore, un rilevante potere di indirizzo politico.
Ora, questa “novità” non appare in linea con la distribuzione delle competenze (amministrativa e politica) prevista dalla norma in materia di amministrazione comunale, per cui ci si chiede con quale potere, non previsto dalla legge, un soggetto assolutamente estraneo alla sfera dirigenziale amministrativa possa, di fatto, impartire compiti a soggetti che, invece, rispondono organicamente ai dirigenti o, comunque, alle posizioni apicali dell’organico amministrativo dell’ente.
Dall’altra parte, non essendo un componente della giunta, ci si chiede in forza di quale potere il direttore “onorario” possa impartire atti di vero e proprio indirizzo politico al p.o. di settore e nello stesso tempo sovrapporsi, se non sostituirsi, all’organo che di quell’indirizzo politico è unico titolare, in questo caso l’assessore alla cultura, assumendo determinazioni che tracciano il solco della strategia politica dell’amministrazione in ampi settori della vita culturale cittadina.
Vero è che il direttore “onorario”, essendo nominato direttamente dal Sindaco, a lui riferisce e da lui riceve, come una sorta di delega, il potere che il nuovo regolamento gli attribuisce. Ma, prescindendo dalle persone oggi coinvolte, in questo modo si finisce per sminuire enormemente il ruolo e l’azione dell’assessore al ramo e, nello stesso tempo, si determinano le condizioni per potenziali conflitti di tipo politico con quest’ultimo.
Si aggiunga, poi, che l’idea di affidare al Sindaco il compito di scegliere il direttore della biblioteca, per alti meriti scientifici, oltre ad avere un sapore leggermente “feudale”, non appare in linea con le necessità specifiche di un’importante istituzione culturale che vanta, tra le altre cose, un importante fondo di volumi antichi, per la cui gestione e “manutenzione” occorrono figure tecniche ad hoc.
Insomma, lungi dal volere fare polemica, ritengo che la strada intrapresa dall’amministrazione per il futuro della biblioteca non sia davvero finalizzata a migliorare l’offerta libraria (da questo punto di vista poco o nulla si dice nel nuovo regolamento), quanto invece indirizzata a irrobustire la macchina propagandistica del primo cittadino, attraverso un nuovo ed ulteriore ciclo di iniziative “spettacolari”, ovviamente funzionali a dare la sensazione di una “città che vive” grazie all’intraprendenza e all’operosità di chi, oggi, governa il Comune.
La nuova figura del direttore “onorario” della biblioteca, quindi, rischia di diventare un nuovo ed ulteriore pilastro della macchina del consenso abbatiano, come lo sono i delegati di quartiere (per lo più nominati tra candidati consiglieri nelle liste dell’attuale primo cittadino) gli esperti nominati a titolo gratuito (scelti spesso con lo stesso criterio dei delegati di quartiere) e ogni altro strumento di creazione di una rete a maglie strettissime, capace di radicalizzare il legame di dipendenza politica tra il primo cittadino e un numero sempre maggiore di fedelissimi, sparsi sul territorio al solo scopo di promuovere ed enfatizzare il ruolo e la figura del loro leader.
Ci saranno molti orfani, in un prossimo futuro, mentre la faida per la successione divamperà dall’interno della stessa maggioranza, come un cancro che divora dall’interno, e di tale nuovo ed ultimo “evento” sarà spettatrice una città definitivamente costipata dagli eccessi di cioccolata e dagli abusi di fuochi d’artificio.
BUON NATALE