La Tarantola, una nuova rubrica: “La condizione delle carceri italiane..”

Da questa domenica online su La Spia la nuova esaltante rubrica “La Tarantola” sociale e gossip e molto altro ancora che si intrecceranno per informare e nutrire di conoscenza un lettore sempre più attento ai fatti ed alle news che possano comunque coniugare interessi e retroscena di ogni vissuto quotidiano.

L’intento non è solo quello di delineare l’argomento ma di approfondirlo scavando nel contesto che lo genera <<e come una Tarantola dolce nei movimenti e sinuosa avanza per arrivare ovunque>>…

Si affronteranno tante argomentazioni con il proposito di coinvolgere realtà del non profit e professionalità a diretto contatto con il cittadino, l’uomo nella sua essenza e nell’ambiente che lo circonda, la rubrica verrà infatti curata da Maria Borgia (da diversi anni nel mondo dell’associazionismo e politico) e da un Avvocato impegnata nella società civile, qualche goccia di gossip darà quella nota di colore rosa che cercherà di ammortizzare ed armonizzare argomenti spesso molto importanti e seri.

 

Inauguriamo la nuova rubrica “La Tarantola” con un argomento certamente importante com’è la condizione delle “carceri italiane ” che forse oggi non è da flash ne da share elevati nemmeno quando si sente parlare di suicidi abusi e soprusi , perché la costante escalation di fatti di cronaca che riguardano molte altre argomentazioni corredate da immagini orribili ed impressionabili crudezze porta l’animo umano ad essere come anestetizzato …eppure negli Istituti di prevenzione e di pena che ospitano circa 67.961 persone (20.000 in più rispetto alla capienza regolamentare ) accade di tutto dallo spaccio di sostanze stupefacenti , stupri ,suicidi ,tanti troppi fatti di ordinaria ed inaudita violenza è sconcertante l’elevato numero di presenze difatti sono ospitati 2.930 donne e 65.031 uomini per i più svariati reati carcerazione imposta anche alla minore possibilità per loro di accedere alle misure alternative una parte rilevante della popolazione carceraria se si considera il diverso peso demografico è costituita da persone di cittadinanza straniera .

In Italia ci sono 208 istituti di pena 38 sono case di reclusione e 163 gli istituti circondariali e 7 quelli utilizzati per le misure di sicurezza e come sappiamo si rivelano insufficienti rispetto alla presenza di detenuti, come mostra l’indice di affollamento dove gli istituti di prevenzione e pena dovrebbero ospitare 100 detenuti, ve ne sono mediamente 147 In Sicilia sono detenuti 7.098 di cui 1.834 detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare Un sovraffollamento che possiamo certamente definire disumano in cui le difficoltà di sopravvivenza si innescano potenzialmente a quelle di un percorso futuro lontano dal reinserimento sociale, molti detenuti una volta finita di scontare la pena compiono gli stessi reati non appena usciti dal carcere, si attesta una recidiva di reato sul 60% e numeri alla mano, e siamo ben distanti dal rispettare l’articolo 27 della Costituzione, secondo cui “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Rieducazione che dovrebbe passare attraverso la possibilità di dare opportunità di crescita professionale e personale e nel dare lavoro al detenuto durante la sua pena e non solo……

In Italia sono circa 2000 i detenuti “fortunati “ e possiamo dire troppo pochi che godono di questo privilegio il risultato è un carcere cui risiedono sostanzialmente persone con difficoltà ad essere integrate nella società, o cui è la società stessa a impedire di inserirsi correttamente , non solo non fornendo strumenti adatti a favorire l’integrazione ma anche nell’offerta di opportunità utili a costruire reti sociali e mantenere legami nel territorio ciò resta motivo di ritorno ai percorsi di vita devianti e al conseguente reingresso in carcere Fuori dalle strutture di detenzione la rete di sostegno dei servizi diventa sempre meno solida, anche per azioni di prevenzione e riduzione del danno e del rischio non solo per il soggetto, ma anche per le famiglie e per la comunità in generale.

La difficoltà a monitorare e supportare le situazioni di disagio contribuisce a situazioni di emergenza che danno vita più facilmente ad atti di criminalità. La reclusione così utilizzata perde la sua funzione di prevenzione certo non è in grado di fornire risposte terapeutiche e riabilitative, Anche la nostra Sicilia non raccoglie primati di merito nell’organizzazione strutturale carceraria e nella collocazione lavorativa dei soggetti che ne sono stati ospiti anzi si evidenziano molti casi di autolesionismo circa 490 persone che hanno compiuto gesti estremi e qualcuno ha raggiunto il culmine nel suicidio le condizioni fatiscenti delle strutture di pena non possono sicuramente far delineare ne pensare alla reintegrazione psico-educativa di chi ha compiuto reati anche di minore gravità che inserito in un contesto malato e viziato si evolve nel peggio creando anche momenti di vera tensione sfociate spesso in gravi aggressioni in danno agli agenti di polizia penitenziaria e di chi nelle varie strutture opera nell’assistenza stessa ….

Bisognerebbe riorganizzare tutte le attività socio educative e riabilitative interne ed esterne una vera e propria rivoluzione del settore carcerario …forse solo sogno o speranza desiderio di cogliere quel senso di umanità quella capacità di impressionarci e di emozionarci davanti non solo alla tragedia ma scatenare quella sensazione di ribellione all’ovvio di un sistema che ci vuole inerti e insensibili mentre quelle mila persone tra cui padri madri e giovani reclusi espiano le proprie pene senza possibilità alcuna di ritornare dall’inferno se non potenziali delinquenti pronti a ritornare tra le quattro mura che rassicurano quella sconcertante tranquillità lontano dall’ipocrisia della perfezione e dall’essere accettato voluto pur nel difetto di aver sbagliato e non ascoltato nel grido esile quasi impercettibile di aiuto ….. In ‘Pensieri senza barriere’, la raccolta di poesie scritte da alcuni reclusi della Casa Circondariale ‘Petrusa’ di Agrigento – scrive Camilleri – ho trovato sempre un pensiero, un sentimento, una pepita che quella poesia rendeva di pregio. E questo non è poco e serve a dimostrare che ogni verso, ogni rigo nasceva da una reale necessità, da un vero bisogno di comunicazione».

«L’importanza di questi scritti – dice ancora Camilleri – mi pare risieda soprattutto nel proporsi come canale di conoscenza reciproca ………Tutte le poesie sono a metà anonime dato che sono firmate col solo nome e con la lettera iniziale del cognome, quindi il valore di ogni poesia è doppio perchè non tende a soddisfare una personale ambizione, ma si propone come entusiasta partecipazione ad un coro complesso e variato».

«Ed è proprio questo aspetto di sentimento collettivo e di emozione condivisa – conclude Camilleri – a fare di Pensieri senza barriere un documento palpitante di umanità».

Mentre la pioggia batte nessun uomo può volare ….ma nel suo cessare stormi si levano dallo scoglio ….fermali tu vento …uomini alati spiccano in questo cielo …fermali tu divino …uomini hanno offuscato come un velo …arresta questo innaturale moto di uomini…..di odio.

Maria Borgia

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