Sono le 6,58 del 25 dicembre 2016. C’è un silenzio spesso e dissetante, dopo la gran confusione dei giorni scorsi, dopo lo shopping natalizio, dopo la cena della vigilia e i ringraziamenti di rito per i regali ricevuti.
Adesso tutto tace. Un giovane innamorato fa ritorno a casa, portandosi tra le labbra il profumo del dono più atteso. I suoi passi, lungo il Corso Vittorio Emanuele, sembrano scandire il risveglio lento del quartiere, come un metronomo attento a non disturbare l’esecuzione esatta del musicista, perchè il suo compito è quello di esserci senza farsi notare.
Senza quel metronomo la nostra vita sarebbe dettata dal caos, senza la consapevolezza che la nostra esistenza è come uno spartito nel quale scriviamo ogni giorno la nostra personalissima melodia, senza gli intransigenti ma rassicuranti movimenti delle battute e del ritmo, non avremmo alcuno stimolo per cantare questa canzone.
Eppure…
E’ vero!
Avete ragione!
Qualcuno fa cattivo uso del suo strumento e decide di non suonare più seguendo le regole della melodia e dell’armonia. Decide di essere superiore a tutti gli altri, di essere Dio stesso (ammesso che un Dio qualsiasi esista davvero) e di forzare il ritmo, di cambiare le regole naturali, mettendo troppe note dentro quel pentagramma, senza alcun disegno oltre quello del proprio egoismo. Ne viene fuori un mostro senza senso, inascoltabile a pena di rimanerne travolti, come quando un tir decide di investire deliberatamente alcuni ignari passanti, perchè qualcuno ha deciso di suonare fuori dalle regole che Dio (ammesso che un qualsiasi Dio esista) gli ha impartito.
Chi fa questo tradisce gli insegnamenti del suo maestro, anteponendo la propria sordità a tutto il resto.
La vita diventa inesorabilmente silenzio, nello sbigottimento degli spettatori che guardano e non sanno darsi una ragione.
Perchè? Ce lo chiediamo tutti ma non riusciamo a darci una risposta, mentre le madri e i padri sono costretti a deporre un fiore sul ricordo dei propri figli. Non riusciamo a darci una spiegazione, perchè la “musica che gira intorno” sembra non avere più senso.
Iniziamo a distorcere le corde, a picchiare sui tasti, a guardare con rabbia verso il nulla dal quale si materializza ogni nostra paura e cominciamo a credere che anche noi possiamo suonare una nuova armonia, mettendo al bando le deboli tonalità maggiori o minori, troppo blande, troppo romantiche di fronte alla forza inquieta di chi vuole imporre la sua struttura.
Coltiviamo il sogno di “neutralizzare” (termine orribile!) ogni forma di questa folle corsa contro il tempo e per questo alziamo gli strumenti verso chi ci promette regole diverse e più sicure.
Osanniamo la morte del cattivo musicista, godendo al vederne il corpo esanime sul suo ultimo letto d’asfalto e non ci accorgiamo che anche noi stiamo scrivendo una musica diversa, cupa, distonica, brutta perchè nata dall’amore per la morte.
Hanno vinto loro?
Hanno vinto quelli che vogliono suonare da soli, seminando odio, dolore e morte e rendendo noi “normali” persone peggiori?
Ha vinto la paura?
Sta vincendo l’odio?
Oggi è il 25 dicembre! C’è un silenzio profumato che, poco a poco, sfuma tra i tetti delle case, nel rintocco delle campane, nella risata ansiosa di un bambino che corre veloce verso il suo nuovo giocattolo. Quel giovane dai passi stanchi ma soddisfatti è già nel suo letto, sogna i baci di lei, ripetendosi che quella è stata la notte più bella della sua vita. Il cucù mi ricorda che il giorno è nato dietro la Giacanta mentre il cane è venuto a guardarmi con occhi impazienti. Mi accordo all’azzurro del cielo, per una preghiera laica. Già! non credo ma sento il ritmo della vita dentro di me, sento il diapason dell’esistenza muovere ogni mio gesto e mi convinco di essere una nota, una nota che insieme a tutte le altre è in grado di produrre la vera e più bella musica del mondo e prego di starci sempre dentro a questo spartito, almeno fino a quando è scritta la mia piccola, insignificante ma indispensabile parte.
Buon Natale!