Trasporti al sapor di mafie, da Di Martino a Di Pietro, fino ai figli: con stidda e casalesi “pagavano tutti”

Trasporti al sapor di mafia, rapporti fra cosa nostra, stidda e casalesi, estorsioni, minacce ma non solo.

C’è tutto questo e molto altro dietro l’arresto di Matteo Di Martino (detto Salvatore) e di Pietro Di Pietro (grazie all’attento operato della Dda di Catania).

 

Innanzitutto emerge che in tantissimi pagavano e rimanevano in assoluto silenzio.

All’interno del mercato e fra tutti gli operatori – si legge nel decreto del Gip – vi era l’unanime consapevolezza del dover pagare”.

La violenza e la minaccia con cui gli autotrasportatori venivano costretti a pagare la somma per potere caricare/scaricare la merce non aveva luogo con esplicite minacce, ma con riferimento alla criminalità organizzata che stava dietro la Sud Express di Di Martino Matteo.

Col rifiuto di pagare le operazioni di carico sarebbero state di molto ritardate (e di conseguenza il viaggio che si erano obbligati ad effettuare entro un certo tempo) e sarebbe stata loro consegnata anche merce scadente.

La forza della Sud Express e dei Di Martino non era data solo dalla vicinanza alla stidda o a cosa nostra, ma anche dalla vicinanza ai casalesi.

Nelle indagini finiscono, denunciati in stato di libertà, anche altri soggetti.

In questo contesto maturano le posizioni dei due fratelli Menna, Domenico e Raffaele.

I due fratelli Menna, già arrestati dalla Dda di Napoli il 17 aprile del 2010, quali dipendenti della ditta “Paganese Trasporti C snc” erano considerati i portavoce di Pagano Costantino in Sicilia, e di avere rapporti con i Di Martino per infiltrarsi nel mercato vittoriese.

Ritornati in libertà Domenico e Raffaele Menna (Raffaele Menna, come da lettera dell’avvocato Mariarosaria Di Dona giunta per mail il 28/3/’17, venne “archiviato con a seguito del provvedimento del Gip in data 01.10.2015) avevano ripreso a svolgere le loro attività di trasporto e, a loro volto, assumevano un doppio ruolo, di vittime e di complici. Da un lato erano costretti a pagare la “mazzetta” a Di Martino e a Di Pietro ma, al contempo, si erano prestati ad aiutare i due nel convincere le vittime a pagare per avere un trattamento di “riguardo”.

Anche il figlio di Di Martino, cioè Salvatore (detto Matteo) ed il figlio di Di Pietro Pietro, cioè Rosario (detto Dennis) avrebbero avuto un ruolo nelle attività criminali dei genitori (anche se per il Gip di Catania non sussistono le condizioni per l’arresto).

 

Salvatore Di Martino, detto Matteo, e Di Pietro Rosario (detto Dennis) agivano per conto della Sud Express, con la minaccia della forza di intimidazione propria dell’associazioni di stampo mafioso, costringeva gli autotrasportatori di prodotti ortofrutticoli da e verso il mercato di Vittoria con il pericolo di gravi ritorsioni, soprattutto economiche , qualora non avessero versato somme di denaro oscillanti tra le 50.000 e le 100.00 Euro al fine di poter essere “autorizzati” alle operazioni di carico e di scarico dei prodotti ortofrutticoli. Diverse sarebbero gli estorti fra alcuni autotrasportatori, consapevoli di “dover pagare” quanto richiesto alla Sud Express, altrimenti non avrebbero avuto accesso alle operazioni di carico.

LE PAROLE DEI PENTITI

Il primo a parlare dei Di Martino è il collaboratore Carmelo Barbieri.

Carmelo Barbieri afferma che “nei mercati di Gela e di Vittoria, così come a Fondi, vi erano delle agenzie predisposte al carico/scarico della merce le quali avevano di fatto il monopolio ed erano sponsarizzate dalla Stidda e da Cosa Nostra; che a Vittoria operava la ditta Di Martino alla quale ogni autotrasportatore doveva pagare 90/100 mila lire per potere scaricare/caricare la merce”.

Doilo Giuseppe, da sempre particolarmente preciso nelle sue dichiarazioni, riferisce nel 2012 e nel 2015 che “i Di Martino che avevano un’agenzia di fronte il mercato di Vittoria, erano la cupola dei camion che girano nel mercato di Vittoria’; che Di Martino Matteo, inteso Salvatore, era coperto dalla Stidda, perchè vicino ai Carbonaro ed a Franco Sacco (figlioccio di Carmelo Dominante) ed era
anche parente del boss Rosario Battaglia, uno dei vecchi cuzzulari’ (cioè appartenenti alla Stidda) degli anni ’90; che lo stesso Dolio aveva contattato Di Martino Salvatore tramite Saro Battaglia, per fare accedere al mercato la ditta di suo cognato Alessandrello Pietro a cui veniva impedito di lavorare a favore dei napoletani e palermitani”.

Rosario Avila riferisce che “i Di Martino erano stati legati in passato (ai tempi del capostipite Matteo), alla famiglia di Cosa Nostra, e che successivamente si erano avvicinati alla famiglia contrapposta della Stidda perchè avevano parenti al suo interno, come i Battaglia e i Carbonaro”.

Avila inoltre risultava a conoscenza di tali dinamiche per il suo rapporto sentimentale
con Ventura Maria Concetta, figlia di G. Battista, fratello del capomafia Filippo). Avila precisava che “i Di Martino erano intoccabili perchè vicini a Cosa Nostra, avendo in passato Di Martino Matteo, ormai deceduto, aiutato economicamente gli affiliati usciti dal carcere”.

LE PARENTELE OGGI

Di Martino e Di Pietro sono ancora oggi strettamente legati a personaggi di spicco anche con parentele acquisite nel tempo.

Pietro Di Pietro, ad esempio, è l’attuale suocero di Daniele Di Martino (la figlia ha una relazione sentimentale con quest’ultimo).

Daniele Di Martino (che non è stato coinvolto in operazioni di polizia) è fratellastro di Roberto e Claudio Di Martino, storici affiliati alla stidda vittoriese e successivamente pentitisi.

Roberto Di Martino è più volte ritornato sul territorio vittoriese e, come Claudio Carbonaro, tenta di riprendersi le fila del comando basandosi sulla forza del ruolo storico che ha sempre ricoperto.

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