Ripensando all’affluenza delle scorse elezioni amministrative, si potrebbe ritenere che il popolo modicano stia vivendo un momento di grande disaffezione e disinteresse alla vita cittadina. Questo dato, sebbene importante e sicuramente degno di essere oggetto di specifica analisi da parte di esperti politologi, non descrive necessariamente il rapporto tra gli elettori e la politica. Infatti, frequentando i social network o leggendo i moltissimi commenti pubblicati sui blog di informazione locale, ho scoperto quanti cittadini si appassionino alle questioni politiche locali e nazionali, mostrando il bisogno di partecipare alla vita democratica del paese.
In buona sostanza sembra che, di fronte all’asfittica incapacità dei partiti tradizionali di alimentare un dibattito, di fronte alla sempre maggiore noiosità dei programmi televisivi, di fronte alla mancanza di uno spazio fisico e culturale all’interno del quale ognuno possa essere chiamato a dare il proprio contributo, la realtà virtuale, il web, sia diventato l’unico luogo in cui il cittadino può esprimere la propria opinione. A pensarci bene, anche l’astensione dal voto, che ha raggiunto proporzioni inimmaginabili fino a qualche anno fa, può essere considerata una forma di commento politico o una manifestazione di dissenso espresso nei confronti di una classe dirigente marcatamente deficitaria.
Ciononostante non si può dire che la qualità di questa partecipazione, quella cioè svolta all’interno del web, sia migliore di quella che in passato veniva svolta in altri contesti. Anzi, è assai facile che un dibattito aperto su qualsiasi argomento e sviluppato nel blog o nel social network, si trasformi immediatamente in una sorta di rissa virtuale, un tutti contro tutti, dove non vengono lesinate battute acide ed offese personali, dove l’argomento centrale, il tema su cui avrebbe dovuto svolgersi il confronto, viene sistematicamente perduto tra gli epiteti più o meno coloriti che reciprocamente vengono rivolti dai partecipanti di turno. Inoltre, la possibilità di una partecipazione anonima non facilita la serenità del dibattito, acuendo l’aggressività di questi novelli gladiatori di un’arena virtuale nella quale non ci sono né vinti e né vincitori, ma solo rancore e rabbia, in attesa del prossimo scontro, sempre più aspro, sempre più violento.
Questo è il sintomo di una gravissima immaturità politica che coinvolge tutti e che si riverbera anche nelle istituzioni. I nostri stessi rappresentanti, gli eletti, non sono più i militanti, gli attivisti, coloro che, dopo diversi anni di partecipazione attiva nei rispettivi partiti, avevano raggiunto una certa dimestichezza con le cose della politica. Oggi noi eleggiamo coloro che ci somigliano in tutto e per tutto: come noi, non hanno grande esperienza politica; come noi, non hanno mai assunto ruoli amministrativi o politici; come noi, si ritrovano catapultati nel grande mondo della cosa pubblica senza avere, spesso, gli strumenti per muoversi in quel contesto. Ecco allora l’affermazione di quella che io chiamo “l’antipolitica endoistituzionale” o le bruttissime cadute di stile di certi consiglieri o amministratori i quali, in una totale assenza di dibattito politico all’interno delle Istituzioni stesse, si prodigano sui siti di informazione locale in considerazioni da bar, spesso mostrando atteggiamenti più consoni ai tifosi di calcio che non ai rappresentanti del popolo. Ecco l’incapacità di un Consiglio Comunale di approfondire le tematiche contingenti o la chiusura a riccio di un’amministrazione sempre più arroccata nel principio dell’autosufficienza. Il sintomo, dicevo, di un’immaturità collettiva che, causata dal palese fallimento della classe dirigente di questo ultimo ventennio, alimentata dal continuo gioco al ribasso della cultura, aggravata dall’incapacità di molti uomini pubblici di restare tra la gente, nel territorio, in prima linea, oggi purtroppo si riverbera sulle scelte amministrative, i cui effetti devastanti ricadono sui singoli cittadini.
Quale strada per uscirne?
Come abbiamo potuto concludere con un commentatore di un noto blog locale, è il confronto reale e non virtuale l’unico modo per crescere insieme, per maturare l’esperienza comune, frutto della sintesi delle esperienze individuali, allo scopo di risolvere i nodi intricati delle questioni politiche.
Paradossalmente nell’era della tecnologia, di Facebook e degli smartphone, occorre fare un passo indietro e tornare a parlarci l’uno di fronte all’altro, per apprendere i limiti e i confini di una dialettica appassionata ma non violenta, per scoprire il piacere della condivisione inaspettata delle idee, per crescere culturalmente in un reciproco scambio delle conoscenze, per comprendere che la nostra idea non è l’unica e non è necessariamente la migliore, per imparare a confutare le idee degli altri difendendo la nostra tesi, ma con le armi della ragione.
Forse, per uscire dal limbo, per trovare piena emancipazione da questa grettezza mentale che ci limita così pesantemente, si potrebbe creare un luogo fisico, reale, un forum, al quale tutti possano partecipare e nel quale ci si sforzi di fare Politica (non la politica fatta fino ad oggi), attraverso il confronto tra partiti, associazioni, cittadini, sindacati, ognuno con la propria idea, ognuno con il proprio progetto, ognuno con la propria visione del mondo, senza percorrere l’obiettivo di ambigue ‘larghe intese cittadine’ ma allo scopo di aprire un confronto reale e costruttivo sui temi che riguardano la città. Un forum permanente nel quale esercitarci tutti nel difficile compito del dialogo politico, attraverso cui elevare il livello della nostra capacità di affrontare i problemi e di risolverli, dove imparare a conoscerci reciprocamente e dove imparare anche a conoscere noi stessi. Un forum insomma dal quale possa nascere un nuovo e più radicato senso del nostro essere comunità.
Chissà che un giorno non si decida di spegnere, anche solo per un’oretta, il pc, il tablet, lo smartphone, e di affrontare con coraggio e con umiltà il difficile compito della reale partecipazione democratica…