Saverio Terranova non conta certo gli anni e può considerarsi uno dei maggiori protagonisti del Novecento modicano. Per un trentennio è stato il dominus della città, da sindaco e da amministratore di un grande ente pubblico regionale come l’ Azasi, ed ancora oggi si dimostra intellettuale lucido ed aggiornato .Da tempo ci ha abituato a saggi di economia e storia, dove con competenza e capacità critica ha ricostruito lo sviluppo recente delle piccole e medie imprese dell’area iblea o la storia di Modica dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. Saverio Terranova però non finisce di stupire e si cimenta ora con la dimensione letteraria del romanzo “storico” . “La formica nera nella notte nera” è perciò una novità assoluta, poichè con questa sua ultima fatica l’autore sveste i “panni curiali” del freddo saggista per indossare l’abito colorato del narratore, che inventa una trama, la riempie di personaggi veri o immaginari, intesse dialoghi affinati dall’introspezione psicologica, racconta e “si racconta” da impenitente “sciupafemmine”, dispensa con lieve ironia ammonimenti morali e filosofici ragionamenti. Tutto all’ insegna di buona letteratura ,coniugata in modo autobiografico alle vicende collettive della città natale. Fatti e misfatti all’ombra del castello dei Conti.
Nel romanzo sono ricostruite le vicende di un’ antica e possidente famiglia modicana e un capitolo non meno drammatico della storia politica della città. Il parallelismo tra privato e pubblico e’ il “filo rosso” di un intreccio intrigante di eventi e personaggi tutti veri ed autentici, appena mimetizzati dal cambiamento dei nomi e trasfigurati nella finzione letteraria. La storia d’amore tra Marco Bizzarri e Milena Ciaceri ( nella realtà Marcello Pinzero e Melina Napolino) e’ ricostruita con delicata partecipazione emotiva, in pagine non prive di lirismo e di cristiana “pietas”. Lei e’ figlia unica, bella e ricca, lui è un ragazzo pieno di vita e pronto a tuffarsi nell’agone politico per rinnovare i fasti e il prestigio del casato. Come nelle tragedie greche , il fato avverso colpisce però senza riguardo all’età e al ceto sociale. Melina dopo il fidanzamento scopre di essere gravemente ammalata. A Roma un luminare della medicina come il prof. Valdoni diagnostica un linfoma maligno e propone un immediato intervento chirurgico, ma la ragazza si affida alla cobaltoterapia pur di non ritardare le sospirate nozze . Marco e Melina si sposano , lei resta incinta, ma il male ha presto il sopravvento e nel giro di pochi mesi trascina alla morte la bambina appena nata e la giovane mamma. Non passerà molto tempo, e ancora l’oscuro destino si abbatte anche su Marco, che alla vigilia del secondo matrimonio rimane vittima di un incidente stradale. Il dramma delle due famiglie così ” per bene” colpisce l’opinione pubblica, e in città si commenteranno a lungo le strane coincidenze e i risvolti sociali di quelle dolorose vicende. Un evento luttuoso, una nemesi che sembra metafora
esplicita di un altro dramma collettivo, che coinvolge la vecchia classe dirigente di Modica ( a cui appartengono anche i Bizzarri) ) e ne segna l’inarrestabile declino.
Chi affretta la fine del notabilato tradizionale della DC e’ il protagonista del libro, il giovane professore Franco Trani (alias lo stesso autore), le cui umili origini non gli hanno impedito di laurearsi all’Università Cattolica di Milano e di formarsi a contatto con l’ intellighentia cattolica più avanzata (Dossetti, Lazzati, Fanfani, De Mita, Galloni). Franco/Saverio porta scolpite nel cuore la memoria della sua fanciullezza “difficile”, vissuta nel popolare quartiere di S.Anna in mezzo a un vicinato povero ma solidale, tra i monelli delle erte stradine, nonché l’umiliazione ripetuta di bussare ai blasonati portoni dei palazzi signorili per consegnare gli abiti “aggiustati” di sua mamma sarta. Nasce da questo sottofondo classista la forte motivazione all’impegno politico, a rompere l’immobilismo dei gattopardi locali per dare un futuro alle classi umili ed emarginate. Franco/Saverio non è comunista e il suo progetto si inscrive nel solco della dottrina sociale della Chiesa aggiornata dal meridionalismo industrialista di Pastore e Saraceno e dalle teorie keynesiane dell’ intervento pubblico nell’economia. Sindaco a soli 30 anni ( “sinnicu picciriddu, paisi persu”, sentenzierà un volantino del PCI del 1961 ), Franco/Saverio realizzerà parte di quel programma : le infrastrutture urbane (acquedotto e fognatura, scuole, elettrificazione rurale), l’Azasi, il nucleo industriale di Maganuco, la frazione rivierasca di Marina di Modica, creando concrete opportunità di crescita e di occupazione. Per un ventennio Modica viene rivoltata come un calzino e perde definitivamente le tare dell’arretratezza per trasformarsi in una città “modernizzata”.
Le trasformazioni socioculturali e del tessuto urbano negli anni 60/80 sono state però caratterizzate da un fortissimo scontro politico tra i partiti, e soprattutto all’interno della DC sempre al timone del governo municipale. Saverio Terranova ripercorre le tappe di questo conflitto intestino, che lacera il partito di maggioranza in gruppi ostili e rivali ed impedisce alla città di fare un vero salto di qualità. I contrasti e le congiure non si contano : le “tre B” (Barone, Basile, Borrometi) contro Terranova, Avola contro Basile, tutta la DC contro il “fuoruscito” Terranova, Scivoletto contro Terranova, fino allo sfilacciamento finale della “balena bianca”. A differenza di altre città iblee, dove ha prevalso una sostanziale unità delle elites locali ( esemplari i casi di Ragusa e delle “isole rosse” dell’ipparino ), nell’ex-capitale della Contea le profonde fratture tra gruppi clientelari hanno smorzato le ali dello sviluppo. Più che un conflitto di classe tra “cavalieri” e ceti popolari ( come sostiene l’autore del libro) a me sembra uno scontro generazionale. Nino Barone, Gaspare Basile, Pietro Borrometi, ad esempio, non erano certo “gattopardi”, ma ” homines novi”, che avevano fondato insieme all’on. Emanuele Guerrieri la DC dopo il crollo della dittatura. Uno scontro assurdo, che si poteva e doveva evitare, ed ha invece frenato la crescita di Modica. Una sorta di “maledizione dei Conti” a cui la città non è riuscita a sottrarsi. Fino ai nostri giorni.
Ottima reazione caro Roberto Garaffa,
veda di essere Lei a patrocinare un seminario sull’argomento in un dibattito aperto a tutti perché si dia un taglio ad eventi in cui, in maniera autoreferenziale, ambienti culturali e politici locali cercano di condizionare il formarsi dell’opinione pubblica con un pensiero edulcorato di ciò che è il passato ed i suoi personaggi politici.
Appare davvero singolare che è completamente assente dal dibattito il ruolo che i governanti della Modica repubblicana, hanno avuto nel determinarsi della situazione devastata attuale.
Auguri e cordiali saluti
Carmelo Modica
Immagino che prima o poi si riuscirà a parlare anche criticamente di come la modernizzazione di Modica sia stata anche una grande occasione persa e, forse, un discreto calderone in cui certi ricchi imprenditori hanno trovato prosperità personale. Di come il ceto “industrioso” degli artigiani di Modica Alta sia stato aiutato a scomparire, con assunzioni clientelari in quegli enti strumentali ad una politica non certo illuminata. Di come mentre Cederna, Pasolini ed Elena Croce fondavano “Italia Nostra”, da noi spuntava quell’orrore disordinato che è la Sorda e si sventrase, tra gli altri, S. Agostino a favore di palazzi di 9 piani…
Credo che gente come Terranova e altri debbano essere studiati a tutto tondo. I suoi romanzi credo valgano meno che la sua attività politica.
Buon lavoro e perdoni lo spirito forse un po’ polemico ma certo in ottima fede e percorso da tanta, tanta volontà di capire per evitare che in una città dalla corta memoria come Modica certi errori (o malefatte) possano ripetersi.
Grande storia fatta da grandi uomini. Perché oggi la classe dirigente, soprattutto politica, non siamo all’altezza del prestigio di cui da sempre gode Modica? Sarebbe interessante farne oggetto di studio, con conseguente convegno
Ottima reazione caro Roberto Garaffa,
si faccia Lei promotore di un seminario sull’argomento, aperto a tutti, vediamo se è possibile dare un taglio ad eventi in cui in maniera autoreferenziale ambienti politici e culturali cercano di accreditare una storia edulcorata al processo di formazione dell’opinione pubblica sulle vicende della Modica repubblicana.
E’ singolare che l’attuale dibattito sull’argomento non indaghi sul ruolo che la classe politica di questa Modica repubblicana ha avuto al determinarsi della devastata situazione attuale, il cui aspetto finanziario ed economico secondo me è quello meno importante.
Auguri ed un cordiale saluto
Carmelo Modica