Sembra ieri che dal suo profilo facebook postava il claim “se Mommo Vince, se Mommo vince”. Sono passati cinque anni, cinque lunghi anni, trascorsi i quali l’inossidabile, inimitabile, ineguagliabile Uccio Barone ha raggiunto la maggiore età e si approssima al tanto agognato riposo.
Bisogna dirlo, per lui questa ultima legislatura è stata motivo di enorme fatica perché, nominato nell’era antonelliana, ha dovuto superare la strada impervia delle amministrative 2013: da assessore designato del candidato sindaco Mommo Carpentieri (dopo avere fatto il consigliere comunale con i DS e l’assessore nelle giunte di centrosinistra), con l’avvento di S.E. Ignazio I capo mandamento del feudo di Frigintini ed oggi anche leader indiscusso delle più alte sfere della borghesia modicana, il nostro Uccio si è dovuto adeguare, pian pianino, cioè nelle 12 ore successive all’ufficializzazione dei risultati del primo turno, dismettendo la casacca mommiana per indossare quella ignaziana e trasformandosi da claimer “se Mommo vince” in padre nobile ed autorevole voce celebrativa dell’attuale giunta di governo cittadino.
In questa veste ha senz’altro portato lustro a Modica e ai modicani, come in occasione della visita del Principe Alberto di Monaco, evento memorabile al quale può essere paragonata solo la convention di apertura della campagna elettorale di Ignazio I, qualche giorno fa, a Villa Real (scelta non causale, in quanto luogo mitico di celebrazione del già potere minardiano e draghiano). Ebbene lui era lì, a Villa Real, ad aprire le danze, al tavolo di Presidenza, per fornire una disinteressata e soprattutto oggettiva ricostruzione della vita politica cittadina degli ultimi 10 anni: Antonello Buscema, noto integralista “sanpietraro”, in realtà era un infiltrato dei servizi segreti “iusari”, che avrebbero finanziato, con ben 64milioni di euro, il loro progetto criminale di distruggere la statua di San Giorgio, a tutto vantaggio del “tignusu”, mentre Ignazio I (Santo subito!) è il novello martire modicano, colui che ha restituito vita (e bellissimi debiti, ndr) ad una città che era perduta, perché depredata dalla tristezza apatica dei “cosacchi” catto-comunisti e ambientalisti delinquenti che non facevano nemmeno la scerbatura per motivi di obiezione di coscienza!
Oggi, per come ci viene confermato da Ignazio I ai microfoni di Video Mediterraneo, Uccio si avvia non solo alla conclusione del suo percorso professorale ma anche, triste coincidenza, alla conclusione della sua Presidenza alla Fondazione Grimaldi.
Il diretto interessato non ha mostrato alcun rimpianto mentre il sindaco, comprendendo che sarebbe un vero peccato perdere un cervello e una lingua (nel senso metaforico di capacità oratoria) di tale rango, ha sbottato: – Cosa farà adesso? Mica lo posso lasciare passeggiare per il Corso Umberto, tutto da solo e senza nessun Principe da accudire! Mica gli posso lasciare raccontare le mie gesta agli extracomunitari, che bivaccano allo Stretto e nemmeno votano! Devo trovargli un’occupazione! Fargli fare l’assessore? No! Quello l’ho già promesso ai 96 candidati al consiglio comunale, ai loro rispettivi coniugi, parenti e affini fino al terzo grado e a chiunque sia passato dall’ufficio di gabinetto nelle ultime tre settimane! Ci vuole un’idea brillante, come solo io riesco a partorire!–
Magicamente, arriva l’intuizione: Gli faccio fare il Direttore della Biblioteca (ciò che conferma l’inutilità del neonato consiglio di biblioteca, n.d.r.)! Chi meglio di lui può capirne di libri? E poi, mi potrà organizzare eventi culturali importanti, in occasione dei quali ricorderà che io sono il miglior sindaco della storia e che i cittadini mi devono tutto, compreso il portafoglio!–
Ecco! Dal claim “se Mommo vince” alla dorata pensione del futuro Direttore della Biblioteca comunale, abbiamo scritto, con l’inchiostro indelebile della coerenza (perché c’è una coerenza in questa storia!), l’ennesima bella pagina di politica cittadina. Un’altra splendida pagina di democrazia di cui Enrico Berlinguer, padre fondatore della c.d. questione morale*, oggi andrebbe sicuramente fiero!
*La questione morale, per Berlinguer, non riguardava la disonestà o l’illegalità nella politica. Lui la definiva, piuttosto, come l’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti e dei loro componenti, cioè la lottizzazione dei centri del potere politico e istituzionale, attraverso cui viene garantita la conservazione di uno status quo, a discapito di un cambiamento e di un rinnovamento reale nella vita democratica di una comunità.
Uccio avrà tanto da lavorare. Ha da rivedere le sue pubblicazioni, escluse quelle dell’ultimo decennio. Gaetano Gerratana