Ecco perché lotto, non mi arrendo, vado avanti…
Perché non accetto che un destino beffardo, 19 mesi fa, come oggi, alla chiusura di quel maledetto distributore di benzina, veniva barbaramente trucidato Ivano Inglese, un ragazzone di appena 32 anni (LEGGI LA SUA STORIA), totalmente incensurato e con i sogni e le speranze di tanti giovani come lui.
Una bella fidanzata, una famiglia unita, tanti amici, due lavori part time ed un bagaglio di speranze e di vita, annientate con quei colpi di pistola, calibro 7,65, tristemente famosi nella sua e nostra Terra.
Ed oggi, in questa Santa Pasqua, in occasione del 19vesimo mese dalla sua morte, qualcuno pensa che si possa dimenticare un ragazzo così?
No, non si può!
Ho parlato (e sono stato criticato per averlo fatto) di silenzi imbarazzanti, forme di omertà che conoscono tristi precedenti, nella nostra Terra.
Ho detto (e lo ribadisco, se possibile con maggior forza, nonostante tutto) che l’omertà è fra le peggiori forme mafiose.
Abbiamo cercato di raccogliere lo straziante appello (LEGGI L’APPELLO DELLA MADRE DI IVANO) della madre di Ivano, la signora Ornella Inglese, delle lacrime del padre, del fratello, della zia, della famiglia tutta.
Ho compreso sulla mia pelle quanto difficile sia svolgere un lavoro di verità ed antimafia in questa Terra.
Ho fiducia, così come la famiglia di Ivano, negli inquirenti che stanno indagando, che non “brancolano nel buio” come qualcuno vorrebbe far credere. L’inchiesta, passata di mano dal dottor Marino al dottor Ciavola, continua ad essere attenzionata fortemente. E per questo, così come per la vicinanza umana e professionale, ringrazio le Forze dell’Ordine, veri servitori dello Stato.
Tutto ciò proprio per non far calare i “titoli di coda” su questa vicenda. Perché non arrivare a “giustizia” per Ivano, vorrà dire accrescere i misteri insopportabili di questo lembo di Terra.
Vorrà dire aumentare le croci nei campi di terra, le lacrime di genitori, spose e figli.
Nessuna forma di intimidazione, di oblio, può far calare il sipario su Ivano Inglese e su tante storie come la sua, su questa che, tanto bella quanto drammaticamente complessa, è la terra di Vittoria e più complessivamente di Sicilia.
Cosa accadde quella sera in contrada Pozzo Ribaudo?
Chi ha visto? Perché proprio quel luogo, lo sottolineo ancora una volta, tragicamente famoso per altri efferati delitti mafiosi?
Avrà visto qualcosa questo giovane e bel ragazzone? E chi ha visto qualcosa, come lui, avrà mai il coraggio di parlare?
Vi prego, mi appello ancora una volta alla gente per bene, ai “Liberi e forti” di Don Luigi Sturzo, a chi crede che l’antimafia – intesa come impegno quotidiano e non a quei “professionisti dell’antimafia” di sciasciana memoria – sia una precondizione del proprio impegno sociale, politico, giornalistico, non un mero impegno “a parole”.
La nostra Terra non può essere solo terra di eroi, lapidi e commemorazioni.
Non ci si può indignare solo 4 o 5 volte l’anno, in occasione dei “giorni della memoria” di Falcone, Borsellino, Impastato, Fava ed altri grandi uomini, che rischiano di essere considerati tali solo in quelle occasioni.
Le loro idee devono davvero camminare sulle nostre gambe. È il loro esempio che va preso, abbracciato, sposato. Non quello di alcuni silenzi, tanto assordanti quanto imbarazzanti, questa Terra ha bisogno. Non bisogna offrire la pericolosissima sensazione di voltarsi dall’altra parte.
Abbiate coraggio, non chinate la testa! Perché, come diceva Peppino Impastato, “la mafia è una montagna di merda”.
Auguri Ivano, lotteremo per Te. Auguri Vittoria, auguri a tutti coloro – e sono la stragrande maggioranza – che hanno voglia e coraggio di esserci, in prima linea, nonostante tutto!
Con affetto e tanta voglia di andare avanti,
Paolo Borrometi