“Quando sento dire che al Mercato di Vittoria ci sono infiltrazioni mafiose, mi viene da sorridere. Ma è ovvio che sia così. Anzi, dirò di più: neanche si può immaginare quanto denaro venga riciclato dai casalesi o, comunque, da gente mafiosa. Basta fare un giro per più settimane consecutivamente, vi accorgerete la gente che arriva da fuori e capirete”.
A parlare è una persona, una fonte molto attendibile che ci dimostra, con dati e fatti alla mano, quanto ci racconta. Ovviamente tuteleremo in tutto e per tutto la sua identità. Sarà grazie al suo racconto ed all’approfondimento che abbiamo cercato di fare che, in due “puntate”, che vi faremo entrare all’interno del Mercato di Vittoria: il più grande ed importante del sud Italia. Basti pensare che si estende per circa 250mila metri quadrati, con oltre 70 box operativi, ed è aperto 11 mesi all’anno, con un mese di riposo, per un giro d’affari di 200 miliardi di euro l’anno (Dati estrapolati dal Dossier della Fondazione Cesar per conto della Confederazione Italiana Agricoltori).
Faremo un viaggio fra presunte irregolarità, infiltrazioni, nomi e meccanismi. Ovviamente va detto, per evitare semplici luoghi comuni o strumentalizzazioni, che partiamo dal presupposto che non tutti siano coinvolti e che, anzi, ci siano molti che seriamente svolgono la propria attività.
Ma riprendiamo dalla testimonianza.
“Per quanto riguarda il riciclaggio? Le spiego: se io sono in difficoltà economica e sono un operatore, magari un Commissionario del Mercato di Vittoria, posso tranquillamente chiedere un prestito a certi signori che bazzicano all’interno del Mercato stesso. Loro hanno bisogno di investire il denaro (quindi riciclare), io di coprire buchi. Così se mi danno 100 mila euro, anche se ne perdono 50mila, la restante parte è sempre un guadagno per chi deve ripulire il denaro”.
E spesso entrano ma non escono più.
“Non solo, spesso questi signori, non potendo riprendersi quanto prestato, entrano con fette di proprietà nella società (magari lasciandole ai precedenti proprietari, come prestanome). Così, poco per volta, diventano loro i padroni. Al Mercato di Fanello c’è davvero di tutto, è una zona franca, dove non c’è chi comanda davvero. Anzi, chi comanda c’è, ma non sono certamente le Istituzioni”.
Effettivamente l’ingente impatto economico e le dinamiche sottese al mercato, non possono non interessare la criminalità organizzata che, a più riprese, si è infiltrata tra gli operatori del mercato. E come conferma in diverse relazioni annuali la Direzione Nazionale Antimafia, vi sono potenti collegamenti operativi per il controllo delle attività di autotrasporto su gomma e di confezionamento dei prodotti ortofrutticoli fra soggetti malavitosi legati alle organizzazioni criminali della camorra, ‘ndrangheta e di Cosa Nostra operanti nei mercati ortofrutticoli di Fondi e di Vittoria.
I casalesi e diversi personaggi contigui a ndrangheta, cosa nostra e camorra frequentano Vittoria e il suo Mercato e all’interno della filiera agroalimentare trovano un terreno appetibile dove esercitare i loro poteri criminali drenando risorse o riciclando denaro sporco.
Oltre alle infiltrazioni, tante sono le irregolarità che vedremo: l’imposizione dei prezzi per i prodotti ortofrutticoli, le pesature dei prodotti inferiori a quelle reali, le forme di estorsione indiretta, le intromissioni nell’acquisto dei prodotti (intermediari), la doppia attività, la compravendita dei box, sono una regola assai diffusa e quasi sempre impunita, alla quale l’agricoltore deve sottostare per poter continuare a lavorare e vivere.
In tutto ciò uno dei dati più allarmanti e più critici è il peso assolutamente marginale che hanno i produttori, tutto ciò a svantaggio ovviamente dell’abbattimento dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli per i consumatori finali.
I COMMISSIONARI
Il Mercato di Vittoria è un mercato alla produzione dove operano, caso unico, 74 commissionari, previsti dal regolamento comunale del che risale al 1971.
Il Commissionario è la figura centrale del mercato ed è un intermediario, un collocatore della merce che guadagna a percentuale, di solito il 10%, ed opera all’intermo della struttura mercatale.
I produttori consegnano al Mercato di Vittoria i propri prodotti non confezionati presso i box dei commissionari, dei commercianti grossisti o delle Cooperative.
Il Commissionario dovrebbe essere interessato in prima persona al raggiungimento del miglior prezzo possibile per il produttore. In realtà, il tradizionale ruolo di intermediazione si è con il tempo confuso, in maniera assolutamente irregolare, con l’attività di acquirente e quindi tesa a comprimere il prezzo di vendita del produttore.
Ciò ha favorito, in parole povere, la cosiddetta “doppia attività”, vietata (ovviamente) dal Regolamento Comunale.
Secondo la relazione della Guardia di Finanza realizzata nel 2012, “i commissionari che diventano commercianti in doppia attività sono la reale forza del mercato, capaci di esercitare un predominio economico rilevante e tale da imporre le proprie regole avvalendosi della “connivenza” di pubblici ufficiali della Direzione Mercati”.
Insomma, per semplificare, le compiacenze e le connivenze sarebbero state tali e tante da consentire, nel tempo, di penetrare nei meccanismi di controllo e gestione di tutti i settori produttivi (produzione, mediazione, commercio, imballaggio, trasporto) che ruotano intorno al mercato.
LA DEFINIZIONE DEL PREZZO
Il produttore, in pratica, è stato privato della possibilità di operare e si è scontrato, nel tempo, con i commissionari, finendo per soccombere. I Commissionari così sono diventati illegalmente gli unici a determinare la formazione del prezzo.
DOPPIA ATTIVITA’
Nel 2012, 15 box vennero chiusi per “doppia attività”. In questi casi il produttore normale sarà in una posizione di ulteriore svantaggio in quanto si vedranno applicare un prezziario nei confronti dei prodotti da loro conferiti senza dubbio inferiore a quella che sarebbe la giusta quotazione, in quanto l’intermediario, essendo allo stesso tempo produttore, favorisce in primis la commercializzazione dei propri prodotti che quindi hanno sicura vendita, mentre quelli dei meri produttori sono commercializzati soltanto se i primi non riescono a soddisfare la domanda di mercato del giorno.
In tale maniera i produttori sono costretti a cedere i loro prodotti sottocosto pur di poterli vendere.
In questo modo il commissionario riesce anche a conquistare ulteriori quote di mercato.
Uno dei metodi usati, ad esempio, è l’intestazione fittizia a persone che materialmente non hanno alcun compito gestionale, determinati soggetti sono pian piano riusciti ad ottenere il controllo della struttura, che in tal modo non si articola più nella gestione in mercato di libera concorrenza di settantaquattro distinti operatori commerciali, ma si riduce a pochi soggetti, che non raggiungerebbero neanche oggi la decina.
Paolo Borrometi
LEGGI L’ARTICOLO SUCCESSIVO ——–> I TRASPORTI SU GOMMA FRA I MERCATI DI VITTORIA E FONDI – LE AZIENDE “INFILTRATE”
…”per un giro d’affari di 200 miliardi di euro l’anno (Dati estrapolati dal Dossier della Fondazione Cesar per conto della Confederazione Italiana Agricoltori)”
FORSE NEANCHE L’EUROPA INTERA HA UN GIRO D’AFFARI DI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI DI 200 MILIARDI DI EURO, SI CONSIGLIA DI SOSTITUIRE MILIARDI CON MILIONI, SEMPRE DOPO AVER FATTO LE OPPORTUNE VERIFICHE!
Carissimo Massimo,
grazie per la segnalazione ma non possiamo cambiare i dati di una fonte ufficiale (che infatti citiamo..).
Devo dirLe, però, che sono d’accordo con Lei sul punto, mi pare uno sproposito…