Viaggio nelle agromafie da Vittoria: l’affare della plastica, Donzelli, Carbonaro ed i gelesi…

Agromafie, un business enorme, troppo sottovalutato perché considerato come una mafia di “serie b”.

In Sicilia il fenomeno riguarda i Nebrodi, Trapani, ma soprattutto la provincia di Ragusa e, in particolare, Vittoria ed il vittoriese (LEGGI ARTICOLO CON I NOMI).

Da qui, da questo splendido lembo di Terra, vengono immesse nella filiera nazionale frutta e verdura che poi arrivano sulle nostre tavole, tramite il “triangolo dell’ortofrutta”, Milano, Fondi e Vittoria. Da questo triangolo arriva un pomodoro ciliegino, una melanzana o un frutto, sulla tavola di un milanese, di un veneto, di un romano. Indistintamente.

Cercheremo di approfondire nuovamente alcuni aspetti della filiera, cominciando oggi con il cosiddetto “business della plastica”.

A cosa ci riferiamo? Per chi non lo sapesse, dietro la plastica (delle serre, in particolare, ma non solo) c’è un business a tanti zeri.

Contributi, smaltimento fatto in modo non regolare, veri e propri oligopoli.

Gli imprenditori presi di mira dai malviventi operano nel settore del recupero dei teloni di plastica che, periodicamente, vengono sostituiti per la copertura delle serre nelle campagne tra Gela e Vittoria (Ragusa). Non a caso, da un lato abbiamo nel gelese gli esponenti delle famiglie Rinzivillo ed Emmanuello che avevano stretto alleanza con gli affiliati della “Stidda” vittoriese e si sentivano così forti e sicuri da imporre ai serricoltori il servizio di “guardiania” a pagamento.

La plastica impiegata in agricoltura, essendo impregnata di fertilizzanti, fitofarmaci e pesticidi, è considerata rifiuto speciale altamente tossico e, pertanto, il suo smaltimento deve essere eseguito in impianti specifici, che trattano il materiale con diversi cicli di lavaggio, in modo da bonificarlo per il successivo reimpiego.

Tale circuito economico attrae la criminalità sotto vari aspetti potenzialmente utili sia per il riciclaggio di proventi illeciti attraverso l’offerta competitiva in fase di acquisto, sia per il lucroso guadagno nella fase di vendita senza sopportare i previsti costi di smaltimento e recupero.

DUE SU TUTTI…

Da oltre un anno ci occupiamo dello scempio ambientale e, recenti indagini della Procura di Ragusa, hanno portato al sequestro di una delle più grandi aziende della zona: la Sidi Srl (Sequestrata due volte e adesso chiusa perché con tutte le licenze revocate) – (LEGGI ARTICOLO DI APPROFONDIMENTO).

L’altra presenza inquietante è quella di Claudio Carbonaro (LEGGI ARTICOLO).

Il mafioso Claudio Carbonaro, dopo svariati omicidi e diversi arresti grazie alle sue parole, ritorna sulla scena del delitto: a Vittoria.

Si, avete capito bene. Come se Brusca o Siino tornassero a Palermo, Vincenzo Sinacori a Mazzara del Vallo o Maurizio Di Gati ad Agrigento.

LA SIDI SRL

Giovanni Donzelli (già condannato per mafia), Raffaele Donzelli (figlio), Giovanna Marceca (moglie di Giovanni e madre di Raffaele), Salvatore Macchiavello e Giovanni Longo.

Sono questi gli attori che, con diversi ruoli, hanno partecipato (ovviamente secondo quanto si legge nel decreto del Gip, richiesto dalla Procura di Ragusa, dopo le indagini della Finanza) al disastro ambientale che la Sidi, società di lavorazione della plastica dismessa proveniente dagli impianti serricoli, ha commesso nel territorio vittoriese e acatese.

Da prestare particolare attenzione alla frase con cui si chiude il decreto di sequestro: “Quanto al pericolo, giova osservare che la libera disponibilità dell’opificio e del terreno circostante dove la SIDI srls esercita la sua attività in difformità dalle prescrizioni dell’A.U.A. può aggravare e protrarre le conseguenze del reato, con danno per la salute umana e l’ambiente“.

E come è possibile che la Società (o parte importante di essa) sia intestata proprio a Giovanni Donzelli, già condannato per mafia?

LE AUTORIZZAZIONI

Il capitolo autorizzazioni rimane il più spinoso, in quanto rilasciate in maniera anomala e sono oggetto di verifica (ed indagine) da parte della Guardia di Finanza di Ragusa.

I TECNICI DELLA SIDI SRL AMMETTONO LE FALSE ATTESTAZIONI

Il geologo Gaetano Gagliano e l’architetto Giovanni Provvidenza, tecnici di parte della Sidi Srl – sentiti dagli inquirenti della Guardia di Finanza di Ragusa, su delega del Pm Valentina Botti – sono stati i primi a mettere in luce aspetti particolarmente preoccupanti.

Gagliano smentisce la propria relazione, affermando che “le acque di prima pioggia attraverso delle caditoie vengono convogliate nell’impianto di trattamento posto a valle in prossimità delle cabine elettriche e poi rilanciato nell’impianto con una pompa temporizzata. Oggi devo nuovamente smentire lo stato di fatto in quanto, la pompa di rilancio risulta assente verosimilmente mai installata, infatti manca persino l’impianto elettrico al servizio della stessa ed inoltre quando l’impianto di trattamento delle acque è troppo pieno sversa il suo contenuto nel terreno”.

L’architetto Provvidenza, sottolinea quanto afferma Gagliano e denuncia che il “08/03/2016 ho anche io osservato l’indiscriminato abbandono di rifiuti e di sostanze inquinanti quali oli ed altre sostanze. Per ciò che attiene l’impianto di trattamento delle acque presente vicino alle cabine elettriche, ho avuto modo di verificare che lo stesso non funziona perchè ad esso non è collegata alcuna pompa di rilancio benché prevista in progetto”.

Ma anche lo Spresal, insieme alla Finanza, farà dei sopralluoghi, verificando le condizioni disumane dei posti di lavoro.

LO SMALTIMENTO

Poi c’è lo smaltimento, capitolo vergognoso quanto inimmaginabile.

“Nel corso delle indagini si accertava altresì – scrivono i militari – che la SIDI srl provvedeva a smaltire i fanghi trasportandoli in una cava sita ad Acate. In relazione alla cava, in occasione del sopralluogo del 7/3/16, il responsabile del Dipartimento ARPA di Ragusa riferiva che già nel mese di novembre del 2015 aveva svolto analoga attività nei confronti di altri soggetti direttamente riconducibili a Donzelli Giovanni.

In particolare risulta relativo al sopralluogo e prelevamento campioni effettuato nei confronti di Giovanni Longo, titolare dell’omonima ditta di trasporti, nonché titolare di una cava dismessa sita in Marina di Acate, che lo stesso veniva sorpreso da personale del commissariato P.S. di Vittoria, mentre trasportava del materiale allo stato melmoso prelevato dalla SIDI srl.

Nella circostanza Longo Giovanni rappresentava che i rifiuti presenti sull’autocarro provenivano dallo stabilimento SIDI srl e che per il trasporto la SIDI srl aveva rilasciato solo un mero documento di trasporto e non il necessario formulario identificazione rifiuti. Inoltre, questi rifiuti, allo stato melmoso e, di colore scuro, venivano trasbordati in c/da Macconi vicino alla foce del fiume Dirillo.

Il sito esteso quasi 15.000 mq appariva ingombro di ogni sorta di rifiuto, quali pneumatici usati, rifiuti derivanti dalla demolizione di edifici, paletti in cemento armato utilizzati in agricoltura, fusti di plastica contenenti pesticidi e fitofarmaci sparsi in ogni dove ma, soprattutto, teli di polietilene di colore nero, usati per la pacciamatura delle serre misti alla sabbia e parzialmente interrati”.

SOLDI REINVESTITI

I proventi, ingentissimi, della plastica che, spesso, vengono reinvestiti a cavallo fra economia legale ed illegale.

Nel caso di Donzelli, alcuni investimenti sono molto visibili, fra abitazioni private (clamorose sono quelle di Scoglitti – Costa Fenicia -, chiuse con una catena e considerata come strada privata), macchine di lusso ed altre attività imprenditoriali.

A Costa Fenicia, ad esempio, la famiglia Donzelli si è “appropriata” di una strada (nei fatti) pubblica – infatti godono di illuminazione pubblica -, chiudendola con una catena ricoperta da una corda rossa, come si vede nelle foto.

Nella via, va sottolineato, sia a destra che a sinistra ci sono le ville di loro proprietà. Noi non vogliamo assolutamente pensare che le ville possano essere abusive (o magari sanate solo successivamente).

CLAUDIO CARBONARO ED I GELESI

Claudio Carbonaro
Claudio Carbonaro

Claudio Carbonaro, con l’aiuto dei gelesi (guarda caso!) Nino e Crocifisso Minardi, si sarebbe inserito nel (fruttuoso) settore della plastica.

Molti imprenditori avrebbero ricevuto la visita di Carbonaro che, con i Minardi, “offre” i suoi servizi, “raccomandandosi” di accettarli.

Di quale servizi? Semplice: offrono – con il loro “garbo”- di ottenere la possibilità di rimuovere, sostituire e riciclare la plastica delle serre. Per inciso, si tratta di un affare veramente enorme, basti pensare a quanto ammonti il numero delle serre presenti e la plastica da dismettere e riciclare.

Un imprenditore – del quale tuteleremo l’identità – ci ha confessato come le visite di Claudio Carbonaro siano sempre più frequenti e, insieme a queste, sempre più frequenti siano le pressioni per affidarsi ai loro “servigi”.

LE RESPONSABILITA’

Le responsabilità, se confermato quanto emerge dall’indagine della Guardia di Finanza di Ragusa, per delega della Procura, sono enormi.
Chi ha dato le autorizzazioni?
Chi ha coperto questo scempio?
Quali politici hanno goduto di questi voti?
C’è stata corruzione (nuova arma delle mafie) nel rilascio delle autorizzazioni?
E poi ancora: perché Claudio Carbonaro opera indisturbato?
Sono tutte domande che prima o poi troveranno risposte…

E’ arrivato il momento di capire come il territorio sia di tutti e da anni è stuprato e violentato, inquinato senza rispetto. Questa terra non è di chi la stupra, ma di chi si alza la mattina per svolgere onestamente il proprio lavoro…

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