La “fluida” situazione nel vittoriese. “Fluida” in quanto instabile, assolutamente in evoluzione, sotto più di un punto di vista.
L’ultimo incendio, avvenuto pochi giorni fa in una azienda agricola di Vittoria, ha fatto rialzare il livello di guardia (mai, per la verità, sopito per quanto concerne l’impegno delle forze dell’Ordine).
La recente visita della Commissione Bicamerale Antimafia aveva posto, fra gli altri argomenti, l’attenzione proprio sulla città di Vittoria e sull’importante struttura del Mercato ortofrutticolo. Ma anche ovviamente la questione dell’omicidio dell’esponente della ‘Ndrangheta, Michele Brandimarte e dei tanti episodi “strani” in città.
Proprio per quanto riguarda l’omicidio Brandimarte, continuano le indagini di Polizia di Stato (Squadra Mobile) e dei Carabinieri di Ragusa, con delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.
E’ stato nei giorni scorsi sentito a “sommarie informazioni” (cioè come persona informata dei fatti) il fratello di Domenico Italiano, il killer che avrebbe sparato ed ucciso Michele Brandimarte.
Appare sempre più chiara la pista della droga che avrebbe portato i calabresi in Sicilia e nel vittoriese, piazza fiorente per il Mercato e per questo genere di affari.
Appare meno chiara, invece, la relazione che vi potrebbe essere fra esponenti della criminalità organizzata di Vittoria e gli ‘ndranghetisti, anche se i fratelli Italiano, per sfuggire dal reticolato di vie e viuzze della città, non potranno che avere avuto un basista o qualcuno che abbia loro permesso di uscire velocemente.
E poi ancora, appare poco credibile che, un “esponente della ‘Ndrangheta” del calibro di Michele Brandimarte, sia “morto ammazzato” a Vittoria senza l’avvallo delle famiglie mafiose locali. Non sarebbe mai successo e, se così fosse stato, si sarebbe rischiato seriamente una ritorsione dei “locali”.
Quindi una “collaborazione” fra mafia ed ‘ndrangheta? La pista è al vaglio degli inquirenti ma appare comunque come possibile (e citata più volte in interventi di esponenti come il Senatore Mario Michele Giarrusso ed il Presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri).
Per quanto concerne il tema del Mercato, era stato il Senatore Beppe Lumia che, con una propria interrogazione, aveva fatto “tutti i nomi” delle ingombranti presenze in città, nel Mercato e nell’indotto (LEGGI l’ARTICOLO). Poi ci aveva pensato la Direzione Nazionale Antimafia a porre l’accento su alcune situazioni delicate.
Ricapitolando, la situazione del mercato sta vivendo una evoluzione (certamente positiva) data dal Regolamento proposto dall’Amministrazione Comunale e da approvare dalla Civica Assise.
Permangono, però (come affermava Lumia), situazioni “particolari”.

Filippo Ventura, indicato come Capomafia di Vittoria, è nelle Patrie galere. Nell’indotto, però, “si segnalano ancora Gionbattista Ventura (già segnalato per 416-bis) – ha scritto Lumia nella propria interrogazione -, Marco Papa e Francesco Giliberto, operanti nel settore degli imballaggi. Ventura, in particolare, ha 2 nipoti che operano sempre nel settore degli imballaggi, Jerry e Angelo, inteso “Elvis”, che sono i figli del fratello Filippo, quest’ultimo detenuto per associazione mafiosa”.
Gli ex collaboratori di giustizia, i fratelli Carbonaro, sarebbero tornati nel vittoriese, facendosi tranquillamente vedere.
Altro settore importante è quello della raccolta e del riciclaggio della plastica che ha “stuzzicato” gli appetiti di soggetti contigui e affiliati ai clan.
Sarebbero state addirittura pianificate riunioni, tra diverse fazioni criminali, per accaparrarsi il business della raccolta della plastica dismessa, prelevata con metodi intimidatori dai serricoltori della fascia trasformata di Vittoria e Gela.
A Vittoria sarebbero rimaste “sulla piazza” due imprese, che si contendono il mercato, e che sono rifornite da soggetti, anche gelesi, che spesso utilizzano metodi mafiosi nella raccolta e nei trasporti.
“Una di queste imprese è di proprietà di tale Raffaele Donzelli (soggetto con pregiudizi penali) – scriveva Lumia -, il cui padre Giovanni condannato per il reato di cui all’art. 416-bis del codice penale (nell’ambito dell’operazione “Piazza pulita”) è da sempre persona di riferimento per il clan Dominante.
L’altra è di Pino Gueli, imprenditore che si avvarrebbe dei servigi mafiosi del parente omonimo Pino Gueli, già incriminato del 416-bis e scarcerato da poco.
Donzelli e Pino Gueli sono entrati in conflitto, dopo essere stati uniti per ragioni commerciali facendo cartello e stabilendo di comune accordo il prezzo di acquisto della plastica da imporre sul mercato e senza possibilità alcuna di eventuali concorrenze esterne”.