Chi sa parli! Ricordatevi che l’omertà è la forma mafiosa più grave.
Vittoria ha vissuto momenti drammaticamente tragici in passato, ma quello che riguarda la vita strappata di Ivano Inglese non è da meno. Dimostrate di essere uomini e donne libere, parlate. Non fatevi risucchiare nel vortice mafioso!
Ivano Inglese, giovane ragazzo appena 32enne, era un ragazzo incensurato che nel 2010 era riuscito ad avere l’impiego alle Poste, lavoro che suo padre aveva svolto per tanti anni. Ivano lavorava agli sportelli, facendo anche un secondo lavoro, in un distributore di benzina, aveva 32 anni ed era fidanzato da otto anni con una ragazza di nome Valentina.
Venne ucciso il 22 settembre del 2012 in Contrada Pozzo Ribaudo a Vittoria.
Poco prima di chiudere il distributore, alle 19:30 di quel maledetto 22 settembre, Ivano telefonò a Valentina, alla sua ragazza, preannunciandole il suo arrivo a casa.
Ma in quella casa Ivano non arrivò mai.
L’auto di Ivano era una Volkswagen Golf, parcheggiata sul dosso di una strada inter-poderale di Contrada Pozzo Ribaudo a Vittoria in provincia di Ragusa. Entrambi gli sportelli anteriori erano aperti. 100 metri più avanti giaceva il corpo, senza vita, di Ivano, crivellato da 6 colpi di arma da fuoco.
Sembra che il suo assassino abbia inseguito il giovane per diversi metri, sparandogli più volte contro, fino a raggiungerlo ed esplodere il colpo mortale.
Come mai Ivano era lì? A fare che cosa? Ivano non era un pregiudicato, anzi era adorato da tutti.
Ma come è possibile che nessuno parli?
Come afferma la madre, Ornella Inglese, basterebbe “Un cenno, una lettera, una telefonata anche anonima, che possa darci una speranza in più per risolvere il nostro dolore. Viviamo nella speranza anche dopo tanti mesi di chi ha visto, sentito qualcosa che si faccia avanti e ripetiamo anonimamente anche un particolare che ritiene rilevante si faccia avanti senza timore. E’ impossibile e inaccettabile che nessuno abbia visto nulla quella sera del 20 settembre del 2012. Una normalissima sera ancora non all’imbrunire”.
Fatevi avanti, la Polizia sta indagando e l’attività dei media sarà costante. Avrete il fiato addosso e verrete trovati ed assicurati alla giustizia. Confessate e chi ha visto parli, altrimenti sarete complici.
Quando attorno ad una famiglia si crea un “cordone umano”, come quello creatosi accanto ai genitori di Ivano, non avrete scampo. Dovrete ucciderci tutti!
[…] In quell’articolo, intitolato in modo non equivoco “Vittoriesi, dimostrate di essere uomini e donne libere: parlate! L’omertà è mafia..”, Borrometi, oltre a porre inquietanti interrogativi sulla fine di un giovane mai finito nei guai con la giustizia, ricordava ai vittoriesi l’equazione tra omertà e mafia, lanciando un appello perché chi avesse visto o sapesse qualcosa di quello strano omicidio si presentasse alle forze dell’ordine. […]
[…] In quell’articolo, intitolato in modo non equivoco “Vittoriesi, dimostrate di essere uomini e donne libere: parlate! L’omertà è mafia..”, Borrometi, oltre a porre inquietanti interrogativi sulla fine di un giovane mai finito nei guai con la giustizia, ricordava ai vittoriesi l’equazione tra omertà e mafia, lanciando un appello perché chi avesse visto o sapesse qualcosa di quello strano omicidio si presentasse alle forze dell’ordine. […]