Voglia di centro. Il dopo Berlusconi, nell’area iblea

Ci fu il tempo del 61 a 0, quando il Centro-destra di Silvio Berlusconi stracciò letteralmente Il Centro-sinistra in Sicilia, conquistando l’intera deputazione parlamentare nazionale ed occupando tutte le cariche istituzionali. Era l’anno del Signore 2001, ma gli elettori impazzivano per il Cavaliere sin dal 1994 , e da allora anche la provincia di Ragusa fu berlusconizzata senza lasciare neppure le briciole alle striminzite ed umiliate opposizioni. Quasi un ventennio di monopolio politico, una Golden Age per Forza Italia e i suoi alleati. Giovanni Mauro e Franco Antoci alla guida dell’Amministrazione provinciale dal 1994 al 2012 hanno fatto il bello e cattivo tempo. Ciascuno con una diversa storia politica e con un differente stile personale, ma entrambi uniti nella gestione del potere e nel rafforzare la penetrazione capillare dell’alleanza di Centro-destra nel tessuto sociale ibleo. Anche i comuni dell’area ipparina e costiera dovettero ammainare le antiche e rosse bandiere per subire il dominio azzurro. Comiso, Vittoria S.Croce Camerina, Acate, Scicli, che erano state culle del movimento socialista agli inizi del XX secolo e del PCI nel secondo Dopoguerra, si inginocchiarono ai nuovi vincitori. Si formo’ presto una classe dirigente che ha caratterizzato la Seconda Repubblica in terra iblea, continuando a raccogliere consenso e voti. Peppe Drago, Innocenzo Leontini, Saverio La Grua, i Minardo zio e nipote, e con loro una coorte di amministratori locali giovani e rampanti ( Di Pasquale e Torchi, per esempio) , hanno rappresentato per anni lo schieramento politico egemone sul territorio, e aldilà dei risultati conseguiti hanno monopolizzato le politiche pubbliche, assegnato cariche di sottogoverno, distribuito favori, gestito grandi risorse. Oggi un silenzio spettrale regna nelle disperse fila del Centro-destra siciliano ed ibleo. Della potente corazzata Potemkin allestita da Micciche’ e Dell’Utri, governata da Firrarello e Castiglione (suocero e genero) , rappresentata sul piano nazionale da Alfano e Schifani, restano ben pochi relitti dopo il naufragio del 2012-13. A Ragusa un’ intera classe dirigente si e’ liquefatta , sono usciti di scena quasi tutti i parlamentari nazionali e regionali, anche se qualcuno si è salvato in extremis approdando nel Continente (Mauro in Campania). Ne’ sono pochi gli ex-amministratori locali che sono passati armi e bagagli al campo avversario pur di continuare la carriera politica , come dimostrano i casi dell’ex-sindaco di Ragusa Di Pasquale ( nel Megafono di Crocetta ) , dei suoi ex-assessori Cosentini e Ciccio Barone , della modicana Ivana Castello ( da Alleanza Nazionale al PD ) e di tanti altri esponenti più o meno noti pronti ad alzare le vele verso lidi meno tempestosi. La catastrofe politica di Alleanza Nazionale e’ ancora calda di fumanti rovine. Non diversa sorte e’ toccata al Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo, trascinato nel baratro dai guai giudiziari del suo leader e dalla rissosita’ interna dei suoi notabili : anche in questo caso la trasmigrazione delle anime verso il Centro-sinistra appare significativa ( molti i passaggi al Megafono, come Concetta Fiore di Vittoria, attuale coordinatrice provinciale ), come pure verso l’UDC. Al giovane on. Nino Minardo , superstite unico di tanto esercito, tocca ora il compito difficile e pericoloso di ricostituire un Centro-destra depurato dal “caimano” . Lo farà sulle orme di Angelino Alfano, abbandonando Berlusconi e la resuscitata Forza Italia al loro destino, a cui invece resterebbero ancorati Giovanni Mauro e una pattuglia di “fedelissimi”. Ma è sul versante del “Nuovo Centro-destra” che si gioca la partita del futuro. E’ probabile che sulla strada della formazione di un inedito soggetto politico , disposto a continuare il governo delle larghe intese con il PD, tornino ad incrociarsi i percorsi con l’ UDC di Casini. Reduce da una pesante sconfitta elettorale, umiliato dall’errore di avere puntato sull’alleanza con Scelta Civica di Monti, questo partito sembrava alla vigilia dell’estinzione. Ma in politica i conti si fanno dopo, mai prima. Nel mutato scenario del dopo-Berlusconi l’UDC rialza così la testa, rientra in scena da protagonista. Nella provincia iblea Casini può contare su prospettive interessanti : il partito tiene , ha un parlamentare esperto come Orazio Ragusa , un segretario prudente e di lungo corso come Pinuccio Lavima, ex-amministratori preparati come Sonia Migliore a Ragusa, e può disporre soprattutto della forza elettorale conquistata di recente dal sindaco di Modica Ignazio Abbate. L’obiettivo del’ UDC è quello di far nascere un robusto Partito popolare , europeista e riformista, quanto basta per accogliere gli elettori in fuga dallo scomparso PDL, ma pure da un PD sempre più inconcludente e diviso da faide interne. In tale direzione Nuovo Centro-Destra , UDC, i resti di SC sembrano destinati a mettere in ordine le tessere di un puzzle che non sarà la riedizione del Centro-destra ma un “Nuovo Centro”, senza la “destra”. Una novità di non poco conto.

Scenari futuri ancora incerti, ma possibili. Una volta esaurita l’esperienza del PDL, consumata l’inevitabile scissione, la Sicilia torna ad essere un importante laboratorio politico per la riaggregazione di uomini e partiti nello schieramento moderato. Quì le “colombe” scissioniste controllano attualmente la maggioranza dell’ ex-PDL e contano di attrarre più numerosi consensi al partito da costituire. Dal cilindro politico siciliano alla fine potrebbe nascere una neo-DC tirata a lucido , meno ideologica e pragmatica, aperta ad alleanze “fuori campo”. Anche in provincia di Ragusa vecchi e nuovi gattopardi scaldano i motori per il dopo-Berlusconi.

A meno che il Cavaliere non ci metta ancora lo zampino……..

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